(ASI) Nell’Italia delle strutture a rischio per mancanza di cemento, è proprio il cemento, per legge, a minacciare il cuore verde della nazione. A Perugia infatti una clamorosa sentenza del TAR regionale ha dato il via libera alla costruzione dello studentato universitario della discordia da realizzarsi di fronte ad uno dei monumenti più rappresentativi della città.
Una chiesa che, oltre ad essere espressione dell’arte e della cultura antiche dell’Umbria, è anche una delle testimonianze più rappresentative di quello che fu uno degli ordini cavallereschi più mistici e leggendari. Stiamo parlando della chiesa templare di San Bevignate a Perugia.
Malgrado la bellezza del complesso, e la sua posizione limitrofa al centro storico del capoluogo, in tempi non sospetti Regione Umbria, ADISU (Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario dell’Umbria), e la Soprintendenza ai Beni Culturali, avevano dato il via libera alla costruzione di uno studentato universitario adiacente al complesso religioso duecentesco.
Malgrado la zona sia notoriamente afflitta da problemi di collegamenti dei mezzi pubblici, e caratterizzata dalla presenza di uno skyline che certamente poco si sarebbe prestato alla costruzione di una struttura in stile moderno di grandi dimensioni, il progetto era andato avanti nei mesi e negli anni. Ma il nodo gordiano per eccellenza è da sempre ovviamente la questione architettonica. Affiancare strutture fin troppo moderne ad una chiesa del duecento, fin dall’inizio della vicenda, sembrò alla maggior parte dei perugini, una scelta discutibile. Le difficoltà sopracitate, unite ad una certa opposizione della popolazione perugina, avevano fatto desistere infine perfino gli stessi proponendi e ideatori della struttura.
Malgrado la rinuncia di questi ultimi, il processo presso il TAR dell’Umbria era andato avanti. Tale processo era stato il risultato proprio delle perplessità di carattere ambientale, strutturale, architettonico, organizzativo e paesaggistico, che ha infine portato gli stessi sostenitori dello studentato a desistere dalle proprie convinzioni.
Ma la sentenza del TAR, giunta nel frattempo da pochi giorni, è estremamente chiara: lo studentato si può fare di fronte a San Bevignate. Tale sentenza non poteva evitare di riaccendere le polemiche.
Una delle voci più forti, che si sono levate dopo la pubblicazione della sentenza, è stata quella di Italia Nostra, per tramite del proprio presidente, l’architetto Luigi Fressoia, di cui riportiamo integralmente il comunicato stampa, pubblicato anche a mezzo social media dal diretto interessato.
“Con vivo sconcerto Italia Nostra prende atto del nuovo pronunciamento del tribunale amministrativo che riapre le porte all’inutile studentato di S. Bevignate di cui l’assessore regionale Bartolini, il rettore Moriconi e il sindaco Romizi hanno dichiarato pubblicamente la non necessità, atteso anche il nuovo analogo studentato di Monteluce. Italia Nostra auspica che il Ministero dei Beni culturali agisca prontamente il Consiglio di Stato e che il Comune lo affianchi; chiede altresì al Comune di rimediare l’incredibile Variante “ad personam” del 2007, riportando l’area alla destinazione d’uso agricola che sempre ebbe perfino durante il boom economico-edilizio del dopoguerra, con ciò ripristinando la propria potestà e autonomia in materia urbanistica che certo non può venir meno a semplice richiesta di un qualsiasi ente sub-regionale. Alla Regione l’invito a non pascersi di sola legittimità dei propri atti bensì di considerare quanto il suo parere paesaggistico favorevole allo studentato mina la legittimazione della sua propria esistenza. Quasi si presente sotto le sostanziale irrazionalità di questa lunga vicenda l’inconfessabile scopo di salvarne un qualche protagonista. E' così importante tale personaggio per Perugia? Bisogna constatare che nonostante il sangue versato l'Italia maledetta delle opere inutili -e parallelamente delle opere necessarie ma trascurate- non intende mollare le sue prede. Italia Nostra farà di tutto per impedire questo ennesimo scempio del patrimonio storico e paesaggistico della Nazione, fino alla disobbedienza civile”.
(Ricordiamo altresì che i comunicati stampa riportati dal nostro gruppo editoriale non rappresentano necessariamente le opinioni e gli orientamenti del Gruppo Agenzia Stampa Italia. Pertanto le opinioni e le posizioni espresse sono da ritenersi interamente espressione dei soggetti direttamente coinvolti. Il gruppo editoriale Agenzia Stampa Italia rimane a disposizione per qualsiasi eventuale richiesta di contraddittorio)
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia