(ASI) Fare il punto su una patologia, la calcolosi renale, in grande espansione nei paesi occidentali.
Questo l’obiettivo dell Convegno “Il Laboratorio nella diagnostica delle nefrolitiasi“ organizzato dall’ Associazione Italiana di Patologia Clinica- Sezione Umbria, che si svolgerà giovedì 20 gennaio, alla Villa alla Posta dei Donini, a S. Martino in Campo (Perugia).
All’incontro, organizzato dalla Dott.ssa Simonetta Morlunghi, dirigente medico dell’Asl 1, è prevista la partecipazione di esperti di patologia clinica e medicina molecolare provenienti da diversi centri di rilevanza nazionale ed internazionale. Il convegno è accreditato dal Ministero della Sanità e verrà aperto dal saluto del Presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi.
Il responsabile della S.C. di Nefrologia del S. Maria della Misericordia dottor Emidio Nunzi, terrà relazione sul tema “Inquadramento clinico e percorso assistenziale nelle nefrolitiasi”.
La litiasi renale è una patologia in costante aumento nei paesi industrializzati con una prevalenza in ambito mondiale che varia da 1.5 % nei paesi asiatici al 20.1% in Arabia Saudita in relazione alla dieta, allo stile di vita, alle condizioni socio-economiche e al clima.
La calcolosi renale rappresenta una fra le tre cause più frequenti di ricovero ospedaliero in ambito nefro-urologico insieme alla insufficienza renale e alla ipertrofia prostatica. Dal 1995 ad oggi i ricoveri ospedalieri in Italia per calcolosi urinaria si sono attestati intorno a 100.000 all’anno (rispetto ai 60.000 del 1988 ) con 12.000 interventi chirurgici, 50.000 interventi di litotrissia extracorporea ed una spesa annua ospedaliera stimata in 250 milioni di Euro (dati ISTAT).
Anche se trattata, la calcolosi urinaria è una patologia altamente recidiva (50% a 10 anni e 75% a 20 anni), predispone alle infezioni e determina a lungo tempo una compromissione della funzione renale”.
“La litotrissia extracorporea , precisa Nunzi, è un consistente passo avanti nel bagaglio tecnologico a disposizione dell’urologo, ma va detto che ha indicazioni e limitazioni precise, visto che ancora non sono chiaramente definiti gli effetti sul parenchima renale dei trattamenti ripetuti”
Una analisi dati relativi mostra che gli interventi richiesti al Pronto Soccorso dell’Azienda ospedaliera di Perugia nell’anno 2007 e da questo classificati come probabile colica renale o ureterale sono stati 826. Di questi, circa 500 ( 60%) hanno effettuato una ecografia dell’apparato urinario e poco più di 400 ( 50%) un esame Rx diretto dell’apparato urinario.
Dei casi diagnosticati come colica renale o ureterale circa il 6% sono stati ricoverati, 11 % affidati in osservazione a reparti, 83 % rinviati a domicilio”.
L’Azienda Ospedaliera di Peruigia ha costituito nel 2009 un gruppo di lavoro che ha visto la partecipazione di Urologi, Nefrologi Radiologi, Dirigenti del Pronto Soccorso, della D.M.O. e dell’Ufficio Qualità allo scopo di predisporre un percorso assistenziale che garantisca l’appropriatezza dell’iter diagnostico-terapeutico nonché la continuità e la omogeneità del percorso assistenziale del paziente con colica renale.
Daniele Orlandi-Agenzia Stampa Italia