(ASI) Il 22 settembre 2017, 30 anni dopo l’alluvione in Valtellina, il Consiglio Nazionale dei Geologi, in collaborazione con l’Ordine dei Geologi della Regione Lombardia e con la Fondazione Centro Studi del CNG, organizzano a Morbegno un Convegno per discutere di dissesto idrogeologico
Dopo la frana del monte Pizzo Cengalo dello scorso 23 agosto, in Svizzera, vicino al confine con la Lombardia, un altro ammasso di detriti si è staccato nella notte di ieri a seguito dei forti temporali in Val Bondasca, nel territorio di Bregaglia, in Svizzera, a pochi chilometri dal confine con Villa di Chiavenna in provincia di Sondrio.
“L’area alpina e la Valchiavenna sono aree a rischio idrogeologico in grado di attivarsi a seguito delle violente precipitazioni che stanno interessando l’area alpina” denunciano i geologi. Proprio sul dissesto idrogeologico in Valtellina, per ripercorrere l’evoluzione tecnica e normativa che si è raggiunta 30 anni dopo il disastro idrogeologico nonché per trarre spunti di riflessione utili per il futuro, il Consiglio Nazionale dei Geologi, in collaborazione con l’Ordine dei Geologi della Regione Lombardia e con la Fondazione Centro Studi del CNG, organizzano a Morbegno il 22 settembre 2017, presso l’Auditorium S. Antonio, il Convegno “Valtellina 30 anni dopo: cultura, normativa e politica del territorio quali cambiamenti?”. Trent’anni dopo l’alluvione del 1987, che segnò l’intera valle alpina provocando 53 morti e ingenti danni, l’appuntamento del 22 settembre vuole ribadire come la prevenzione deve essere al centro dell’agenda di governo, e non soltanto a seguito di eventi calamitosi.
“Negli ultimi anni qualcosa si è iniziato a fare per quanto riguarda il rischio idrogeologico con Italiasicura” spiega Vincenzo Giovine, vicepresidente del Consiglio Nazionale dei Geologi che aggiunge: “per il territorio lombardo dopo 30 anni e i passi avanti fatti con la Legge Valtellina e con lo stanziamento di fondi per il riassetto idrogeologico per la tutela del territorio, per la ricostruzione e lo sviluppo dei comuni della provincia di Sondrio e delle adiacenti zone delle province di Bergamo, Como e Brescia occorre proseguire nell’azione di tutela e salvaguardia del territorio”. Le grosse frane che hanno colpito la Svizzera, a ridosso del confine italiano nelle ultime settimane, riportano l’attenzione sul rischio idrogeologico e sulle eventuali azioni dell’uomo in questo tipo di eventi.