(ASI) “Non ci lasciate soli”. E’ questo il grido disperato, l’implorazione che dal 24 agosto i terremotati di Lazio, Marche e Umbria ripetono ininterrottamente ormai da quasi tre mesi a tutti i politici che senza un minimo di rispetto e senza un accenno di rossore approfittano anche di questa immane tragedia per fare inutile, insopportabile passerella.
Questi luoghi fatti di macerie e di dolore sono visitati, come fossero studi televisivi, dalla classe politica più scarsa e incapace che l’Italia abbia mai dovuto sopportare. Queste mezzecalzette (così li ho chiamati in un articolo) arrivano in elicottero, con le immancabili telecamere al seguito per fare promesse e dichiarazioni al limite della provocazione e dell’insulto. Laura Boldrini, la presidente della Camera, ha invitato i terremotati, sì quelli che hanno perso tutto, disperati, che ora soffrono il freddo, a Roma per il concerto di Natale. Ma come possono governare l’Italia queste persone che sono distanti anni luce dai bisogni della gente? Che non si rendono conto, nemmeno davanti a queste tragedie, che adesso servono subito (subito!) le casette per ripararsi dal freddo e i capannoni per il ricovero del bestiame, non gli inviti per il concerto che da quelle parti è l’ultima cosa cui possano pensare e non interessa a nessuno. Come facciano a non capire? A non rendersene conto? Mentre le televisioni trasmettono le immagini delle pecorelle che senza un ricovero, stremate dal freddo e in mezzo alla neve, stanno stese per terra invocando, come i loro padroni, un ricovero che non arriva. E quando arriverà sarà troppo tardi. Non moriranno solo le pecore e tutto il bestiame, morirà l’economia, la linfa vitale per quei territori. Dicono che agli allevatori verrà corrisposto il mancato reddito. Significa non avere idea degli elementi base dell’economia. E in questo scenario c’è l’esperto di turno che nello show televisivo dà la colpa dei ritardi alla burocrazia. Una delle più grosse idiozie che i politici (anzi le mezzecalzette) hanno messo in giro e ripetono sempre per giustificare le loro macroscopiche incapacità. La burocrazia, sarebbe il caso che almeno qualche giornalista acculturato lo spiegasse nei talk show, è fatta dalle norme che hanno voluto i politici, che hanno votato i politici, che hanno imposto i politici. Se veramente avessero voluto modificare le norme, e la normativa, avevano, ed hanno, tutti gli strumenti per farlo. Prendiamo il caso delle stalle da costruire in Umbria. I soldi dello sviluppo rurale ci sono e le avrebbero già potute fare, ma il trio delle meraviglie: Matteo Renzi, presidente del Consiglio, Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria e Fernanda Cecchini assessore regionale all’agricoltura, hanno invece deciso, e voluto che tutta l’operazione dovesse passare dalla protezione civile e dalla regione Lazio. E così il bestiame muore. Che c’entra la burocrazia?
Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia