(ASI) Roma - Insospettabili. Raccoglievano e condividevano immagini e video pedopornografici attraverso profili criptati sul web, operando dall’Italia per una rete transnazionale di pedofili che dall’Australia arrivava fino agli Stati Uniti.
La polizia postale di Roma ha arrestato 7 persone alla fine di un’indagine durata oltre 3 anni. L’identificazione dei responsabili, tutti incensurati e abili navigatori della rete, è stata permessa dalla stretta collaborazione con l’Fbi, dalla polizia australiana nel Queensland e dal supporto dello European Cybercrime center dell’Europol.
Sono decine i minori adescati sul web solo in Italia, dai quali provenivano video e immagini, per un totale di oltre 21mila file, condivisi in breve tempo con le altre organizzazioni pedofile. Nei casi peggiori le vittime sono state oggetto di veri e propri abusi, oltre la diffusione del materiale via web.
Anche i minori sono stati riconosciuti, per la precisione dell’indagine garantita dalla sempre più alta esposizione delle vittime su Internet.
Per lo stesso crimine lo scorso luglio c’erano stati 5 arresti in Basilicata, ma la rete si estendeva fino al nord e al centro, coinvolgendo anche Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana e Lazio.
In questo caso la polizia italiana ha fornito all’Europol prove di identificazione determinanti per il riconoscimento e l’arresto, facendo emergere un diretto contatto con la rete di Shannon McCoole, pedofilo australiano arrestato lo scorso febbraio.
L’associazione criminale di McCoole, su cui indagava anche l’Fbi, ora faceva capo ai suoi vice, un olandese e un danese con cui il gruppo italiano aveva rapporti per la diffusione dei materiali pedopornografici.
Un’associazione a delinquere transnazionale, come definita dagli stessi investigatori che l’hanno smantellata. Il fenomeno malavitoso sulla rete coinvolge un ampio uso del deep web, l’internet sommerso, e del dark web, la navigazione in anonimato, non indicizzata dai comuni motori di ricerca. La portata del fenomeno pedopornografico è anche certificata dal 99% del materiale presente su internet, classificato appunto come deep web, che risulta tutt’ora invisibile alla navigazione standard degli utenti.
Oltre 272mila sono i siti pedopornografici finora denunciati dalle organizzazioni non governative in Europa e hanno registrato anche una crescita esponenziale del fenomeno. Le indagini di Roma sono però solo fra le prime in Italia a collaborare per lo smantellamento di una comunità pedofila internazionale.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia