In un certo senso sembra evocare, soprattutto in chi ha i capelli bianchi (come chi scrive), le contrapposizioni degli anni Cinquanta del secolo passato, fra le culture musicali e teatrali dei democristiani e dei prevalenti comunisti.
Contrapposizioni, esiziali per la città e per l’Abruzzo, “spianate” lodevolmente dall’allora premier Giulio Andreotti “pregato” di intervenire dalla Dc (leggi Lorenzo Natali e Luciano Fabiani) e dal Pci (leggi Nino Carloni e apparato nazionale del partito) perché la città musicale e teatrale fosse lanciata nel mondo, come avvenne. Alla musica ed al teatro, negli anni successivi, si aggiunse il cinema con Gabriele Lucci, fondatore e direttore generale dell’Accademia cinematografica, ora anche esperto e preparato curatore dei Dizionari del Cinema della Electa. Purtroppo l’era d’oro della cultura dell’Aquila è in ombra.
Al contrario la “roccaforte rossa” aquilana invece è sotto assedio da parte della destra abruzzese guidata, con risolutezza, dal governatore Gianni Chiodi, alla ricerca di formule (espresse anche con qualche aggettivo di troppo) ideologiche-partitiche, lanciate come dardi, verso la sinistra di Massimo Cialente, senza avvedersi scientemente del danno procurato ad una città ferita dal terremoto e costretta alla conosciuta dolorosa diaspora. Entro queste “formule” si staglia la chiusura dell’Accademia cinematografica, definita un “carrozzone mangiasoldi” dallo stesso Presidente Chiodi, come se fosse un’eccezione nell’ambito abruzzese.
La decisione di Chiodi – se non dovesse cambiare – non aiuterebbero la tanto sbandierata ricostituzione delle istituzioni culturali dirette ai giovani, molti dei quali – come è provato dalle statistiche – sono ormai oltre i confini regionali in cerca di vie più utili al loro avvenire. Di qui l’imperativo di Gabriele Lucci sull’attuazione della legge n.100 della Regione Abruzzo al fine di salvaguardare ai giovani (ed anche ai dipendenti) la loro Accademia cinematografica. In questo, ovviamente, ha un ruolo chiave Chiodi la cui simpatia è un’opinione, mentre è sottile arte la sua “prossemica” che investe L’Aquila in tutte le sue manifestazioni.
Amedeo Esposito
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