Nel primo caso sussisterebbero le ipotesi di "vendita agli zoo privati di animali posti sotto tutela giudiziaria e di messa in riproduzione di esemplari di specie rare al fine di venderne i cuccioli", nonche' il dubbio che "il decesso di animali morti nel centro in questi anni sia stato tenuto celato per continuare a incassare le sovvenzioni dal Ministero";
nel secondo caso nientedimeno che l'utilizzo da parte dell'ente animalista di soldi, tanti soldi, attraverso "altre associazioni animaliste e Fondazioni, sui cui conti Enpa non aveva piu' motivo di esercitare controlli", "per pagare le rate di una casa esclusiva sul Mar Rosso, per saldare il conto in alberghi di Malta o in cliniche lombarde di alta chirurgia odontoiatrica, specializzate nel reimpianto dell'intera dentatura - umana, non animale, nonche' per scooter, ristrutturazioni di interni, prelievi in contanti effettuati con regolare frequenza, a partire, almeno, dal 2007".
Era il 2010 quando FederFauna auspico' l'apertura di una maxi inchiesta sulle attivita' (ed i soldi!) degli animalisti, gia' battezzata "animalistopoli", a seguito di ben tre esposti, preparati dall'Avv. Massimiliano Bacillieri: uno sulla gestione degli animali sequestrati da parte delle associazioni animaliste affidatarie, depositato direttamente dalla Confederazione, uno depositato dall'europarlamentare Sergio Berlato, per denunciare il coinvolgimento di animalisti nella tratta clandestina di cani randagi dall'Italia verso l'estero, ed uno depositato assieme all'Associazione Cacciatori Lombardi, in merito ai benefici economici delle associazioni animaliste Onlus a fronte di loro posizioni e iniziative che ben poco avrebbero di utilita' sociale.
Fu quell'anno, si legge su "Il Giornale", che Paolo Manzi, predecessore di Carla Rocchi alla presidenza nazionale dell'ENPA, fu "condannato per appropriazione indebita per essersi intascato 115mila euro dell'associazione".
Ad oggi pare che non ci sia alcun collegamento tra le inchieste di Grosseto e di Genova, almeno stando alle poche informazioni trapelate (alcune notizie non trovano grande spazio sui media, forse perche' quando ci sono di mezzo animali, troppo spesso l'unica campana ascoltata e suonata e' quella di chi si e' appioppato il nome di "animalista" e che riesce dietro a questo nome a far passare qualsiasi sua azione come in favore degli animali. Chissa', ad esempio, come mai il solerte "fratello degli animali" di Striscialanotizia si sara' lasciato sfuggire questi scoop?!...), quello che conta pero' e' il messaggio che, finalmente, comincia a passare: "non tutti i soldi che arrivano agli animalisti servono al benessere degli animali!"
FederFauna auspica pertanto che queste inchieste rappresentino solo l'inizio, e si augura altresi' una presa di coscienza collettiva sul fatto che anche usare gli animali per attirare donazioni o contributi (compreso l'uso di foto e video di essi, piu' o meno veritieri che siano) sia una forma di sfruttamento, e molto peggiore che sacrificarli per trarne cibo, indumenti o svago, se attuato raccontando che i fondi raccolti vadano a loro esclusivo beneficio: molto spesso chi accusa altri di sfruttare gli animali, e' il loro primo sfruttatore!...