L'artista lascia al nostro Paese e al mondo intero il segno indelebile del suo genio creativo dopo aver ritirato, in data 16 ottobre, la medaglia d'oro all'Architettura come premio alla carriera, presso la Triennale di Milano.
Nota come l' “architetto del Museo d'Orsey” di Parigi, Gae Aulenti aveva lavorato a vari progetti fra cui la ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia e delle ex scuderie del Quirinale a Roma; aveva provveduto all'allestimento del Museo Nazionale d'arte moderna del Centre Georges Pomidou di Parigi, al progetto di piazzale Cadorna a Milano, all'Asian Art Museum di San Francisco, al Museo d'Arte Catalana di Barcellona.
Forte anche il legame dell'Aulenti con la regione Umbria, ove l'artista possedeva una casa nella quale era solita soggiornare per lunghi periodi: alla nostra terra lascia in 'eredità' il progetto dell'Aeroporto San Francesco d'Assisi, la cui inaugurazione si terrà il prossimo 10 novembre e sarà occasione per renderle omaggio e gratitudine.
“Questa - aveva spiegato Gae Aulenti presentando il progetto dell'aeroporto - dovrà essere la sua peculiarità - dovrà restare nella memoria dei visitatori dell'Umbria, così come le principali città della regione: Assisi, Gubbio, o Perugia». «Quale aeroporto ricordiamo viaggiando per il mondo? Quasi nessuno. Sono quasi tutti uguali, puntano sulla tecnologia, sulle strutture avveniristiche. L'ingegneria viene espressa molto, ma poco l'architettura. La mia idea è che invece quello di Perugia sia riconoscibile, ricordabile». Sempre in Umbria, Gae Aulenti aveva accolto con entusiasmo la proposta di lavorare al progetto per la sistemazione dell'ex zuccherificio di Foligno: “un polo commerciale e abitativo che comprende anche un Parco delle scienze e delle arti e parcheggi con 1.400 posti auto. Con queste parole Nando Mismetti, Sindaco di Foligno, ricorda l'artista: “L'Italia perde un punto di riferimento importante; ho avuto il piacere di incontrarla e ne ho rilevato la grande cultura unita alla particolare creatività.”
La generazione di architetti a cui apparteneva Gae Aulenti costituisce l'ultimo movimento di avanguardia nel campo progettuale, che ha dato un importante contributo al successo delle aziende e del design italiano nel mondo, di cui l'artista italiana si rese esportatrice, nelle vesti di unica donna capace di affermarsi negli anni Sessanta in un mondo costellato da personalità maschili. “Bisogna progettare per un senso collettivo, non per blasfemia individuale”, era questa la concezione di Gae Aulenti che, con il suo impegno di intellettuale, si rese artefice di un perfetto connubio fra tradizione e modernità, mescolando il nuovo con l'antico e contestualizzando le sue opere nel più rigoroso rispetto dell'ambiente.
“ Non si può fare la stessa cosa a San Francisco o a Parigi. Quel che conta è il contesto fisico e concettuale, per questo mi serve un lavoro analitico molto attento, prima di progettare: studiare la storia, la letteratura, la geografia, persino la poesia e la filosofia … Bisogna inventarsi le soluzioni volta per volta e i libri aiutano. Poi viene la sintesi, infine la parte profetica: la capacità di costruire cose che durino nel futuro. Se l'architettura si butta via, diventa un cumulo di macerie.” Dalle parole dell'Aulenti pronunciate durante l'intervista rilasciata al Corriere della Sera, traspare l'immagine nitida dell' 'architetto', (partorita da una maestra di genio), come di colui che è in grado di acquisire un mix di saperi indagando i vari campi del vivere quotidiano.
La grande 'umiltà' artistica, l'inconfondibile leggerezza dell'anima e la capacità di estraniarsi dall'opera che progettava, non rendendosi mai protagonista, hanno reso Gae Aulenti unica nel suo genere, regalandole così l'Eternità!
Maria Vera Valastro – Agenzia Stampa Italia