(ASI) Nell'indignazione generale degli oltre 100 teatini accorsi davanti all'Emiciclo a L'Aquila per difendere il diritto sancito dalla storia e dalla legge di rimanere provincia, il Consiglio Regionale abruzzese ha deciso di non votare per nessuna provincia e di lavarsene così le mani.
Infatti, il Consiglio Regionale, ha deciso di scegliere l'annullamento di tutte le province, proponendo al governo una riforma costituzionale in tal senso e di dare mandato alla Giunta di impugnare qualsiasi eventuale accorpamento previsto dal Governo per il vizio di costituzionalità.
L'indignazione è sopratutto verso quei politici teatini presenti nelle alte sfere della politica parlamentare e regionale, che sugli organi d'informazione si sono erti a paladini della Provincia di Chieti e della teatinità, poi non solo non sono venuti al nostro corteo di lunedì, ma, hanno tradito nel momento topico del voto regionale la fiducia dei propri elettori, non difendendo l'autonomia della nostra provincia per logiche di partito, di coalizione politica, e di interessi diversi da quelli della collettività.
Ora, solo un "miracolo" a livello romano potrà salvare la Provincia di Chieti, con perdita di tempo del governo fino al termine della legislatura a causa dei numerosi ricorsi delle regioni e delle province presentati in tutta Italia contro il riordino previsto dalla Spending Review di Monti.
Quanto accaduto è l'indice del bassissimo peso specifico della dirigenza politica teatina a livello regionale e nazionale, incapace addirittura di salvaguardare il diritto della nostra provincia di continuare ad esistere, nonostante il notevole vantaggio di avere tutti i requisiti previsti dalla legge.
La partita per salvaguardare gli uffici pubblici della città è ancora aperta, ma, purtroppo, c'è poca speranza di vittoria (anche se in Italia venissero abolite costituzionalmente tutte le province), se continueremo ad essere governati da illusionisti, saltimbanchi e voltagabbana della politica, che da destra a sinistra, mettono avanti il loro interesse di parte rispetto a quello della collettività che rappresentano.
Ma,Chieti non è morta, ha bisogno di voltare pagina, c'è bisogno di una nuova aria, bisogna ripartire dalle migliaia di giovani che lunedì mattina hanno sfilato in corteo fra ali di folla osannanti per riconsegnare la città in mano ai Teatini.
Eugenio di Francesco detto TETE'
Marino Valentini
Teatini che cercano di entrare nel consiglio regionale per bloccare i lavori