Si è aperta in questi giorni nel quartier generale del PCC a Pechino la Conferenza annuale del partito comunista.Gli elementi principali esaminati in questo plenum saranno le riforme
economiche previste dal prossimo piano quinquennale (2011-15) volto a rendere la Cina più dipendente dalla domanda interna e meno export oriented (il governo infatti vuole coprirsi il più possibile dagli effetti di lungo periodo della crisi economica mondiale), ma molti analisti credono che i temi economici scivoleranno in secondo piano scalzati dalla questione delle riforme politiche, tema caldo che nell’ultima settimana ha catalizzato l’attenzione del mondo intero. Il plenum dei circa 300 membri del Comitato Centrale, che andrà avanti fino a lunedì prossimo, si svolge tradizionalmente a porte chiuse e i dettagli tradizionalmente vengono resi solo una volta conclusi i lavori. L’agenzia stampa Xinhua ha riferito che la riunione, che prevede la partecipazione del presidente Hu Jintao, del premier Wen Wiabao e dei massimi vertici del regime, avrà come obiettivo la discussione ufficiale delle proposte contenute nel progetto consegnato ai membri del Comitato sullo sviluppo economico e sociale per il quinquennio dal 2011 al 2015. Ma la sessione plenaria si svolge in un atmosfera particolare per gli appelli alla riforma interna del PCC per una maggiore apertura. Le speculazioni degli analisti parlano di lotte politiche più intense rispetto agli altri anni tra i sostenitori della linea più dura, rappresentata dal presidente Hu Jintao, e quella considerata più di stampo liberale, vicina al premier, Wen Jiabao. E il dibattito si è ancor più intensificato dopo la concessione del Premio Nobel della Pace al dissidente in carcere, Liu Xiaobao, che il governo di Pechino considera un attacco politico al regime. Il Dragone Rosso, come in passato, è posto quindi nuovamente di fronte a importanti scelte per il proprio futuro.
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