(ASI) Mosul- Nell'Iraq settentrionale si è aperta una faglia e quella che sembrava una lotta infinita sta intravedendo il proprio punto di svolta.
Dabiq, la città siriana della propaganda, è stata conquistata dai ribelli e sottratta al Califfato solo qualche giorno fa, ma i diversi attori in gioco sono già pronti a spartirsi la torta. Il problema, forse, è che queste forze militari, almeno Americani, Russi, Curdi, Iraniani e Turchi, non condividono minimamente le loro prospettive future nella regione.
Se quindi Mosul, la città dove Al Baghdadi proclamò lo Stato Islamico, rappresenterà forse l'ultima trincea dell'Isis, certamente diverrà presto oggetto del contenzioso in ambito di geopolitica internazionale.
Anche l'Italia fa la sua parte, pur galleggiando fra le rispettive alleanze, da quelle filoamericane a quelle filorusse.
"Praesidium" è il nome della missione speciale che il nostro Paese condurrà in territorio iracheno, più precisamente lungo la diga di Mosul appunto, ormai sempre più capitale dell'Isis e centro strategico della lotta al terrorismo.
La ditta italiana Trevi metterà in sicurezza la diga con quasi 500 uomini, con regole di ingaggio che prevedono un'azione bellica solo in casi di attacco da parte del nemico.
La diga ha una natura tattica fondamentale in questo periodo, in quanto riesce a garantire, in un momento di estrema emergenza, l'approvigionamento di acqua a decine di migliaia di persone che vivono nella regione circostante, da Mosul al confine settentrionale iracheno.
Ad ogni modo, il rischio di reazioni e rappresaglie da parte dei militanti del Califfato è ancora alto. Diversi raggi sono stati lanciati in chiave intimidatoria dal centro della città verso la diga, mentre i Peshmerga condurrebbero gran parte dell'azione offensiva verso Mosul.
Il supporto del contingente italiano sarà soprattutto logistico, mentre una possibile vittoria curda rappresenta ancora gran parte dei nodi da risolvere ai vertici della coalizione internazionale. Da sempre fervidi nemici dei Turchi, i Curdi in cerca di legittimazione e territori attraverso la loro guerra all'Isis, sono ottimi alleati degli USA sul campo.
Il 20 ottobre ci sarà una tregua umanitaria almeno in Siria, proposta dalla stessa Russia. Forse non basterà a impedire che i civili nelle prossime ore continuino ad essere usati come scudi umani e nemmeno a contenere gli esodi di massa che partono dalle regioni siriane e irachene inglobate dal conflitto.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia