(ASI) La situazione in Libia è "molto grave, sull'orlo di una guerra civile" e Tripoli deve ascoltare "la richiesta forte dell'Europa" a fermare le violenze sui civili, una richiesta a cui l'Italia si associa "senza se e senza ma".
Così il Ministro Franco Frattini, dopo la riunione dei ministri degli esteri Ue a Bruxelles dove i 27 hanno condannato la repressione dei manifestanti e chiesto lo stop immediato dell'uso della forza. A ribadire la linea italiana è stato il premier Silvio Berlusconi che, in una nota, si è detto "allarmato per l'aggravarsi degli scontri e per l'uso inaccettabile della violenza sulla popolazione civile".
Il Presidente del Consiglio ha sollecitato l'Ue e l'intera Comunità internazionale a "compiere ogni sforzo per impedire che la crisi libica degeneri in una guerra civile dalle conseguenze difficilmente prevedibili" e a "favorire invece una soluzione pacifica che tuteli la sicurezza dei cittadini così come l'integrità e stabilità del Paese e dell'intera regione".
Il documento europeo è uscito da una "mediazione non facile". Il Ministro Frattini ha sottolineato la necessità che in Libia parta "un processo pacifico di riconciliazione nazionale che porti a una Costituzione". Un processo che l'Ue deve "sostenere”. A preoccupare il governo italiano - che con la Libia ha firmato nel 2008 un Trattato di amicizia che prevede, tra l'altro, la collaborazione nel contrasto all'immigrazione clandestina - è l’eventualità che dalle coste libiche arrivi "un flusso epocale di immigrati". "Chi ha parlato di centinaia di migliaia non ha esagerato. E l'Italia non può immaginare di essere lasciata sola", ha detto Frattini ricordando gli arrivi eccezionali dalla Tunisia per cui l'Ue ha deciso di lanciare la missione Frontex.
Nella dichiarazione comune dei 27, oltre alla condanna della repressione contro i dimostranti e alla richiesta dello stop alle violenze nonché l’invito a “tutte le parti a mostrare moderazione’’, si afferma che “la libertà di espressione e il diritto di riunirsi pacificamente sono diritti umani e libertà fondamentali di ogni essere umano che devono essere rispettati e tutelati. Le legittime aspirazioni e le richieste di riforma della popolazione devono essere esaminate - si afferma - attraverso un dialogo aperto, inclusivo, significativo e guidato dagli stessi libici, che dovrà portare ad un futuro costruttivo per il Paese e per la popolazione”.
Oggi la situazione in Libia è stata al centro di un colloquio al Cairo tra il Ministro Frattini ed il Segretario Generale della Lega Araba Amr Mussa. La Lega Araba - ha riferito Frattini - condivide la posizione dell'Italia e l'appello fatto dall'Unione Europea per un dialogo aperto guidato dalla Libia che riporti la calma nel Paese, così come ha condiviso la condanna per la violenza nelle strade.
Per quanto riguarda gli italiani residenti in Libia, il Ministro ha spiegato che "noi non obblighiamo nessuno a rientrare, parliamo di rimpatri e di evacuazione solo se necessario, offriamo navi ed aerei". C’è poi la questione delle forniture di gas. "Effettivamente abbiamo avuto notizie di riduzioni dell'erogazione del petrolio dalla Libia, ma la situazione non dovrebbe darci preoccupazioni perché abbiamo altre fonti di approvvigionamento", ha precisato Frattini, spiegando che la questione sarà tra i temi al centro del vertice di questa sera a Palazzo Chigi con in premier Silvio Berlusconi cui parteciperà anche il responsabile dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Domani pomeriggio, Frattini riferirà in Aula al Senato.
Frattini ha fatto poi riferimento agli avvenimenti egiziani sui quali lo stesso Mussa condivide l'ipotesi di mantenere la 'road map' per la gestione degli avvenimenti e le scelte del popolo egiziano, senza che ci sia alcuna interferenza sul tipo di democrazia desiderato dalla gente.
Frattini ha quindi sottolineato la necessità di "non creare disillusioni" in coloro che hanno manifestato e ha fatto riferimento alle tappe previste dal governo egiziano tra cui l'approvazione degli emendamenti costituzionali entro questa settimana e la successiva preparazione del referendum popolare. "L'Egitto si sta avvicinando sempre di più all'Europa - ha detto ancora il Ministro - e la mia proposta è che il Cairo possa avere uno 'stato avanzato' di rapporto con l'Unione analogo a quello di cui gode il Marocco. Si tratta di un gesto di fiducia verso questo processo di transizione in corso".
La transizione egiziana è stata al centro dei colloqui tra Frattini ed il Capo del Consiglio supremo delle Forze armate e Ministro della Difesa egiziano, Mohammed Hussein Tantawi, il Primo Ministro Ahmed Shafiq ed il Ministro degli Esteri Ahmed Abul Gheit.