Mosca infatti si appresta a diventare il granaio che sfamerà il miliardo e passo di cinese nei prossimi anni. Stando a quanto riportato dalla stampa russa infatti tra pochi mesi imponenti forniture dovrebbero avere inizio.
Pechino chiuso il mercato del grano negli anni ’90 in quanto il governo locale riteneva inaccettabile la qualità del prodotto fornito; in numerose partite furono infatti rilevate delle malattie che lo rendevano inadatto non solo all’uso ma anche economicamente.
Quello cinese è un mercato che fa gola a molti, il recente sviluppo dell’economia locale ha di fatto portato alla crescita del consumo di derrate nel paese con il grano che gioca un ruolo centrale, con Usa e Canada che fanno la parte del leone nel rifornire il gigante asiatico.
La Russia fornisce grano prevalentemente verso i paesi nordafricani e mediorientali, ora però Mosca vorrebbe diventare se non proprio il granaio della Cina quanto meno un fornitore di prim’ordine, anche se la mancanza di infrastrutture cinesi rendono il tutto più complicato, tanto che è stato predisposto un piano di “invasione commerciale” a lungo termine.
La valorizzazione del mercato dell’Estremo Oriente richiede grandi investimenti e Arkadij Zločevskij, presidente dell’Associazione russa dei produttoru del grano, è convinto che il paese disponga di una infrastruttura sufficiente per le forniture commercialmente efficaci verso la Cina. Anche se è vero che in questa stagione agricola il tema delle forniture non è di attualità visto che a causa del cattivo raccolto i prezzi del mercato russo sono più alti dei prezzi del mercato mondiale.
L’importante sarà riuscire a convincere i cinesi della necessità di importare il grano russo in grande quantità anche perché già adesso la Cina non è solo il maggiore consumatore di grano ma anche il maggiore suo produttore, tanto che se organizzati in modo adeguato Pechino potrebbe perfino iniziare ad esportare grano da qui a 10 anni, non a caso le autorità locali si prefiggono di avviare entro il 2015 la produzione di frumento geneticamente modificato che permetta di evitare i rischi climatici che riducono sensibilmente il raccolto del grano in Cina.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia
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