Storie di Calcio: Mario Jardel (seconda parte)

LA DEPRESSIONE E LA COCAINA
jardel2(ASI) Mario sta male, è triste e comincia a sniffare con pericolosa frequenza, la sua dipendenza aumenta sempre di più ed il suo rendimento cala proporzionalmente, sempre di più. Nella stagione 2002-03 arrivano 11 reti, nessuna delle quali è accompagnata da un'esultanza, Jardel ha gli occhi spenti, freddi, gioca per inerzia ma tutti intorno a lui cominciano a percepirne il distacco ed il malessere.Lo Sporting in estate lo scarica e lui prova ad accasarsi in Premier, più precisamente a Bolton, ma il risultato è disastroso (zero gol in 7 presenze).
Nella stagione successiva prova a rilanciarsi con la maglia dell'Ancona, che, ultimo in classifica e con poche chance di salvezza, nel mercato di gennaio tenta la carta della disperazione ingaggiando il brasiliano. Ma il Mario Jardel che si presenta in serie A è la brutta copia di se stesso, fuori forma, fisicamente impresentabile e vuoto nello sguardo. Tanto che l'unico aneddoto che rimase della sua breve e fallimentare esperienza marchigiana è la goffa presentazione di Mario, il quale andò a palleggiare e a salutare i tifosi sotto la curva, peccato che tifosi e curva erano del Perugia e non dell'Ancona, e ricambiarono Mario con una bordata di fischi.
Passa il tempo e la sua dipendenza diventa sempre più evidente e palese anche nel fisico, nessuno lo vuole più ingaggiare e nelle stagioni successiva collezionerà una serie infinita di brevissime ed indelebili parentesi in giro per il mondo (Argentina, Spagna, Portogallo, Cipro, Australia e Brasile).
Nel 2008 crolla psicologicamente e decide finalmente di condividere i suoi demoni.

L'AMMISSIONE DEL MALE
In una lunga e dettagliata intervista televisiva ammette tutti i suoi problemi, dichiara di aver sniffato per la prima volta nell'estate del '98, salvo poi fare uso di cocaina soltanto nelle vacanze, il tutto fino a quel maledetto 2002, che lo fece precipitare nel vortice dell'autodistruzione, personale e professionale. Negli anni successivi Jardel tenta di combattere depressione e tossicodipendenza affidandosi ad uno psichiatra che lo segue settimanalmente ed intraprendendo un percorso di disintossicazione. Per un breve periodo Mario ricomincia addirittura a far intravedere qualche bagliore di sé, del vero Jardel, tanto da ritrovare una condizione dignitosa e ricominciando a segnare un discreto numero di gol, dal 2010 al 2012 realizza ben reti con le maglie di Flamengo, Rio Negro e Al Tawoon (Arabia Saudita). La rinascita di un campione? Purtroppo no, tutt'altro. Perché droga e depressione non ti lasciano così facilmente, possono starsene in disparte per un periodo, dando l'illusione di essere state sconfitte, ma alle prime vere difficoltà ripresentano il conto, un conto estremamente salato. Nel caso di Jardel il ritiro dai campi rappresenta l'ennesima mazzata. Nel 2014 l'ormai ex attaccante brasiliano dichiara “vado dallo psichiatra una volta alla settiamana, frequento la chiesa, sono evangelico e prendo tante medicine, anche se sto cercando di farne sempre meno uso. E' una lotta quotidiana”.

L'ASCESA IN POLITICA E LA RICADUTA
Allora Mario prova a ritrovare stimoli, a reinventarsi e si da alla politica. A dir la verità intraprende anche una discreta carriera, tanto da arrivare ad ottenere la carica di deputato del parlamento Gaucho.
Ma nel 2016 incappa nell'ennesimo guaio, la procura del Rio Grande do Sul, lo accusa di corruzione, truffa, peculato, riciclaggio di denaro e falsificazione di documenti.Le prove a suo carico paiono schiaccianti, dopo la denuncia di un suo collega infatti cominciano ad emergere rimborsi spese gonfiate, mazzette sistematiche per l'assegnazione di incarichi fittizi, addirittura compensi destinati a persone inventate, il tutto per importi mensili di 20mila euro circa che Jardel si sarebbe intascato per un lungo periodo.
Una storia triste quella di Mario Jardel, una storia che ci insegna come il successo, la fama, la pressione che implica una determinata posizione non è per tutti, quel che è certo è che sapeva fare gol, sapeva farli di testa, di destro, di sinistro, al volo e di rapina. E ogni appassionato di calcio ricorda Jardel come uno dei bomber più prolifici di quel periodo, perchè nonostante tutti i suoi errori, deve essere ricordato anche, anzi soprattutto per gli oltre 450 gol messi a segno in carriera. Fine.

Alessandro Antoniacci-Agenzia Stampa Italia

 

 

Calcio, droga e depressione: Mario Jardel (prima parte) http://agenziastampaitalia.it/sport/calcio/44139-calcio-droga-e-depressione-mario-jardel-prima-parte

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