(ASI) Da che mondo è mondo i calciatori la cui principale caratteristica è la corsa, sono destinati ad avere un progressivo calo del rendimento prima degli altri, è fisiologico! Ma c’è sempre l’ eccezione che conferma la regola, e in questo caso l’eccezione è stato un argentino che nei 25 anni di carriera ha mantenuto la stessa pettinatura, la stessa grinta, e soprattutto la stessa maglia.
Lui si chiama Javier Zanetti, e la maglia in questione è stata quella dell’ Inter. Era dal 2003 che si sentiva dire “Ha 30 anni, mica può continuare a giocare su questi ritmi!”, aspettando che il numero e il livello delle prestazioni si abbassasse, ma quell’ anno tutto ciò non accadde, e nemmeno quello successivo, quello dopo e quello dopo ancora. C’ è chi sostiene che abbia trovato l’ elisir della giovinezza e l'abbia custodito gelosamente in casa fino al ritiro, coloro che lo conoscono di persona invece, ne parlano come di un fulgido esempio di impegno, sacrificio e abnegazione, solo così d’ altronde puoi entrare a far parte dell’ èlite dei 12 giocatori con più di 1000 presenze in carriera.
Zanetti è questo, ha giocato fino 40 e rotti anni e non ha mai avuto un comportamento sopra le righe, né dentro né fuori dal campo, mai un litigio con un compagno, un allenatore o un avversario, e soprattutto si è conquistato il rispetto di tutti, persino degli avversari, ammaliati dal sua carisma e dalla sua correttezza.
GLI ESORDI
Nato a Buenos Aires il 13 aprile 1973, figlio di un muratore e fratello minore di Sergio, ex calciatore che attualmente allena nelle giovanili dell’ Inter, Javier milita 7 anni nelle giovanili dell’ Independiente, squadra della quale era tifoso, poi nel 91 trova l’ accordo col Talleres, club di seconda divisione nel quale la stagione precedente giocava il fratello. Dopo due stagioni lo acquista per 160,000 dollari il Banfield, quì conosce la primera division, dove esordisce il 12 settembre 1993 contro il River Plate. A banfied colleziona 66 presenze e 4 reti, entrando stabilmente a far parte del giro della nazionale, e nell’ estate del 95, lo nota Angelillo, allora dirigente dell’ Inter, che sottopone alcune videocassette di Zanetti con la nazionale olimpica a Moratti. Il presidente nerazzurro, ammaliato dalle sue doti fisiche, dal suo dribbling e dalla sua facilità di corsa, ne fa il primo acquisto della sua presidenza, segnando l’ inizio di una storia infinita.
Le prime 2 stagioni dell’ Inter di Massimo Moratti sono deludenti, arriva rispettivamente settima e terza, perdendo una finale di coppa Uefa ai rigori con lo Schalke 04, ma Zanetti mette subito in mostra le sue doti, conquistandosi un posto da titolare e l’affetto della tifoseria. La stagione 1997-98, caratterizzata dall’arrivo di Ronaldo in nerazzurro, è dolce-amara, segnata dalla delusione per il secondo posto in campionato (vinto dalla Juve al fotofinish), ma anche dalla vittoria della coppa Uefa, vinta contro la Lazio a Parigi con un rotondo 3-0, con Zanetti che porta i suoi sul momentaneo 2-0, realizzando quella che definirà la rete più importante e bella della sua carriera.. Dal 98 al 2001 l’ Inter delude le aspettative in un susseguirsi di allenatori (Simoni, Lucescu, Hodgson, Lippi) che non porta alcun trofeo in bacheca, mentre nel 2001-02 sotto la guida di Hector Cuper, Zanetti e soci perdono lo scudetto all’ ultima giornata con la sconfitta in casa della Lazio (5 maggio) dopo mesi in vetta, e vengono elminati in semifinale di Champions dal Milan. Fine prima parte, segue.
Alessandro Antoniacci - Agenzia Stampa Italia
Fonte foto: Stefano Stabile [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], from Wikimedia Commons