(ASI) Roma. Come l’Araba Fenice. Quella che risorge dalle proprie ceneri.
La Juventus assomiglia molto all’uccello mitologico di cui sopra.
Non fai in tempo a darla per “morta”, sportivamente parlando, che non solo ha la capacità di rinascere ma di sembrare anche più bella, più cinica, più determinata di quella ammirata durante la stagione.
Dopo il passo falso contro la Roma, ecco che soltanto tre giorni più tardi la squadra di Allegri si trasforma, appena (e forse scientemente) in tempo per battere la Lazio, per fare sua la terza Coppa Italia consecutiva (record della competizione) e per guardare al prossimo futuro con la consapevolezza che ogni obiettivo può essere raggiunto. A cominciare dal primo in ordine cronologico, l’appuntamento con la vittoria del sesto scudetto consecutivo che profumerebbe di storia. In attesa di quel che succederà a Cardiff...
La cronaca Pronti via e Keita, l’irresistibile Keita di queste ultime settimane, spaventa subito la Juve colpendo il palo dopo un’azione personale.
Il legno colpito dal laziale ha come contro effetto quello di scuotere la Juve che spaventa Strakosha con un destro di Higuain per poi colpire e mordere con la fame e la cattiveria tipica di una grande squadra.
A sbloccare la partita è Dani Alves (ancora una volta il migliore in campo) con un destro al volo su uno splendido invito di Alex Sandro.
Dodici più tardi e dopo una grande occasione capitata sui piedi del Pipita Higuain (provvidenziale Strakosha), è Bonucci ad indirizzare la finale spingendo in rete una sponda dell’ispirato Alex Sandro su angolo calciato da Dybala.
Forte del 2-0, Mandzukic e soci vanno in amministrazione controllata.
Nella ripresa, però, quando Inzaghi rinuncia a Bastos per Felipe Anderson passando dal 3-5-2 ad un più spregiudicato 4-2-3.1, lo spartito della partita cambia. L’ingresso del brasiliano crea qualche grattacapo alla Juve che ringrazia Neto per un paio di provvidenziali interventi proprio su Anderson prima e su Immobile poi.
Il forcing di una Lazio mai doma non produce i frutti sperati, con la Juve che amministra, soffre e, allo stesso tempo, spreca un paio di occasioni con Higuain che non rovinano comunque la festa di una squadra che scrive la storia della Coppa Italia.
Tre giorni dopo la sconfitta contro la Roma, l’Olimpico è teatro della festa bianconera. A tre giorni dal meritato k.o contro i giallorossi, la Juve centra il primo obiettivo stagionale. Risorgendo dalle proprie ceneri o quasi. Proprio come un’Araba Fenice.
JUVENTUS (4-2-3-1): Neto; Barzagli, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Rincon, Marchisio; Dani Alves, Dybala (78’ Lemina), Mandzukic; Higuain. (A disposizione: Buffon, Audero, Benatia, Lichtsteiner, Asamoah, Mattiello, Sturaro, Cuadrado, Ken, Leris). All. Allegri.
LAZIO (3-5-2): Strakosha; Bastos (52’ Felipe Anderson), De Vrij (69’ Luis Alberto), Wallace; Basta, Parolo (21’ Radu), Biglia, Milinkovic Savic, Lulic; Immobile, Keita. (A disposizione: Vargic, Adamonis, Hoedt, Patric, Crecco, Murgia, Lombardi, Djordjevic, Tounkara). All. Inzaghi.
ARBITRO: Tagliavento di Terni. Guardalinee: Costanzo-Cariolato. Quarto Uomo:Massa. Addizionali: Rocchi-Damato.
MARCATORI: 12’ Dani Alves, 24’ Bonucci
NOTE: Ammoniti Dani Alves
Carlo Forciniti - Agenzia Stampa Italia