(ASI) Dopo tre anni è risuccesso. Da 2 a 0 a 2 a 4. Al tempo 20 ottobre 2013 la Fiorentina al Franchi, oggi il Milan a San Siro. Una Juve che in sei minuti (allora cinque) dilapida un doppio vantaggio e poi prende pure una clamorosa quaterna.
Da Conte a Sarri, dalle reti di Pogba e Tevez a quelli di Rabiot e Ronaldo, il risultato non cambia. Poi questa sconfitta come quella del 2013 potrebbe essere solo un momento da ricordare che alla fine della corsa scudetto risulterà ininfluente, ma sicuramente una batosta con una storica rivale. C’è da dire che a Firenze si era all’inizio del campionato, qui siamo alla fine, e allora come oggi la Juve non ha rivali, se non sé stessa. Se la Juventus fosse rimasta concentrata e calma, probabilmente avrebbe vinto e si parlerebbe di scudetto archiviato, ma gli harakiri di Inter e Lazio hanno permesso ciò.
Al blackout ci sono diversi attenuanti. In primis l’emergenza in difesa. Il muro De Ligt squalificato, Chiellini non ancora pronto per il campo e Demiral ai box e quindi spazio al più inutilizzato Rugani reduce del Covid-19. Bonucci senza sostegno, mostra i suoi limiti difensivi e la mancanza di terzini di certo non ha aiutato. Da segnalare che l’uomo simbolo di questa Juve, Dybala, era squalificato e forse con lui in campo le cose sarebbero andate diversamente. Tuttavia, se arriviamo al ’60 la partita era stata controllata. Non era stata una prestazione mostruosa, come dice Sarri, ma aveva gestito e tenuto il campo, il Milan si era affacciato tre volte in area non pungendo e sempre per errori di singoli bianconeri e poi aveva sbrigato la pratica con il primo grandissimo goal dell’oggetto misterioso Rabiot, in crescita, e poi con il solito CR7. Una partita scontata, con un +10 dall’odore di scudetto, poi il vecchio nemico Ibra sale in cattedra, prima trasforma il rigore, assegnato dal Var, per mani di Bonucci, poi serve l’assist a Kessie che si infila tra Bonucci e Rugani e poi esce per Leao che infila il 3 a 2 con la complicità sempre di Rugani. L’ex Empoli si avvicina al goal del 3 a 3, ma Donarumma si supera. La Juve sbanda, Sarri prova a mischiare le carte buttando dentro Douglas Costa per l’impalpabile Higuain, Ramsey per Pjianic e Alex Sandro per Cuadrado. Proprio il rientrante brasiliano fa una cosa incomprensibile e con una sventagliata serve Bonaventura in area che serve con tutta calma Rebic per il pokerissimo. Onore al Milan e a Pioli per averci creduto e per non essersi fatta influenzare dalle vicende societarie, dopo Roma, Lazio anche la Juve è rimasta stregata dal diavolo.
La verità però è che la Juve sul 2 a 0 pensava già all’Atalanta e a chiudere la pratica scudetto, risparmiando energie, quello che non si sarebbe aspettata è che il Milan riprendesse vigore. Poi come con il Torino si è smarrita per una decina di minuti, ma se il Toro era riuscito a fare un goal irregolare, i rossoneri ne hanno fatti addirittura tre. Rugani, un po’ per scarsa condizione, un po’ per limiti tecnici e caratteriali è stato la vittima sacrificale con un Bonucci che ha ricordato e reinterpretato la sua versione milanista con i panni della Juve.
Succede. Nulla di irreparabile, considerando che la Lazio è a pezzi e reduce da un’altra bruttissima sconfitta a Lecce. Come ha detto Sarri, bisognerà partire dalle cose positive: CR7 in grande spolvero, Rabiot che si è sbloccato e mostra giorno per giorno le sue qualità, i rientri di De Ligt, Dybala e di capitan Chiellini. Sbagliando, s’impara e un bagno di umiltà fa ogni tanto sempre bene. Come a Firenze nel 2013, che diede il là alla stagione dei 102 punti, chissà se con un altro mea culpa la Juve non farà un’altra cavalcata trionfale in ottica Champion? Solo il tempo (breve) ce lo potrà dire.
Il test con la migliore Atalanta di sempre, sarà importante per capire se la squadra al momento giusto, saprà farsi valere. Sarri alla prova perché le due finali perse non possono dare vita a una disfatta in stile 2000 con il diluvio del Curi a dilapidare un vantaggio di 9 punti proprio sulla Lazio di Cragnotti. Qua i punti sono 7, ma questa Juve, non entusiasmante, vince anche per i limiti di rosa delle avversarie, messe alle prove da questo massacrante tour de force del campionato più anomalo della storia del calcio. Pochi giorni, per dimenticare, concentrarsi e dimostrare alle avversarie e soprattutto a sé stessi che la Juventus è la squadra che merita lo scudetto.