(ASI) Sarri ha corso, ha lottato fin quando ha potuto, salvo poi arrendersi, proprio come il celebre soldato di “Samarcanda”, allo strapotere mentale della “bianconera” signora. La Juventus non ha mai guardato Sarri con malignità, meno che mai il Napoli.
Volendo citare la celebre canzone di Vecchioni, ha guardato gli avversari con stupore, per via dell’ottimo lavoro svolto e per averle tenuto testa con così tanto ardore. Il buon “somarello” ha viaggiato come un lampo per tutto il girone d’andata, decidendo di concentrare ed incanalare tutte le energie a disposizione sul campionato, almeno fino a quando Di Francesco e i suoi, non hanno rotto le uova nel paniere. Il campionato si vince mantenendo i nervi saldi, e la Juventus, in questo, è abile stratega. Nulla è compromesso per gli azzurri, intendiamoci, ma non sarà facile riprendersi dalla recente batosta casalinga. E la Juventus? Aspettava il Napoli, consapevole che marzo è decisivo per la vittoria finale, e, a differenza dei partenopei, non ha snobbato gli impegni europei, continuando in ogni competizione a dare il massimo, a lottare sempre e comunque per vincere. Questione di mentalità. Le squadre vincenti segnano un periodo, e per le vittorie, saranno ricordate. Curioso il paragone di Sarri, che ha accostato il suo Napoli all’Olanda degli anni ’70, seconda ai campionati del mondo del 1974. Anteporre lo spettacolo al risultato può portare complimenti, ma per i titoli, servono le vittorie, meglio se ottenute attraverso belle prestazioni. Il sogno di Sarri “di metterci qualcosa in più e di non essere ricordati solo per la qualità”, probabilmente resterà tale, difficilmente si avvererà. Tra vent’anni il suo Napoli sarà ricordato? Forse sì. Ma in assenza di vittorie, lo si ricorderà così come si ricordano il Pescara di Galeone, il Foggia di Zeman, il Chievo di Del Neri. Sono le vittorie o le grandi imprese a non far sbiadire i ricordi nella mente di tifosi e addetti ai lavori. Tra cinquant’anni tutti si ricorderanno dell’Inter di Mourinho, seppur non brillantissima, ma capace di vincere tutto. Nessuno dimenticherà mai il Milan di Sacchi, capace di conciliare gioco e vittorie, o quello di Capello, concreto, cinico ed imbattibile. Imbattibile, come il Perugia 1978/79, abile nel realizzare un’impresa. Imprese o vittorie, dunque, necessarie per non finire nel dimenticatoio, e Sarri, al momento non ha realizzato imprese né ha conquistato titoli. Al momento, perché il tempo non manca ed il campionato è ancora lungo.
Raffaele Garinella-Agenzia Stampa Italia