Oggi di davvero positivo c'è la capacità della squadra, cioè dei nove undicesimi che sono rimasti in campo, sostituzioni comprese, di non disunirsi, di non smarrirsi nella rabbia e nella delusione per la piega che le cose avevano preso in campo. Gli uomini di Camplone hanno resistito, stretto i denti, tirato fuori la testa sopra il pelo dell'acqua appena il Prato, passato in vantaggio a inizio ripresa, si è sentito appagato e ha tirato i remi in barca. Piano piano, il 4/3/1 ridisegnato dal tecnico, ha preso coraggio, ha provato a spingersi dalle parti dell'area pratese. Questo è bastato ai pratesi per farsi venire il braccino del tennista e cominciare a sentire l'affanno dell'ultima curva. Fabinho a quattro minuti dalla fine ha stampato il francobollo celebrativo della sagacia tattica e del cuore con cui il Grifo ha affrontato l'emergenza. Un tiro da fuori di rara forza e precisione ha rimandato in paradiso i tifosi perugini venuti in riva al Bisenzio nonostante il caro prezzo-biglietti. Forse può cominciare da questa assurda partita un nuovo campionato del Perugia nel quale due condizioni dovranno avverarsi perché le potenzialità della squadra emergano senza impicci. Prima condizione: la squadra deve gestire meglio, mentalmente prima ancora che tatticamente, le situazioni di vantaggio. Seconda: i fattori che abbiamo definito esogeni, dovrebbero consentire che il campionato possa giocarsi effettivamente alla pari tra tutte le protagoniste. La prima condizione è compito di Camplone e dei giocatori crearla. La seconda, è dovere di chi, per compito istituzionale, deve promuovere e tutelare la professionalità e la preparazione in tutte le componenti che scendono in campo la domenica. (P.s.: l'ordine in cui abbiamo catalogato le due condizioni non rappresenta una classificazione di importanza).
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia
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