(ASI) L’ispirazione benedettina può costituire ancora oggi un modo per rispondere alle crisi del nichilismo contemporaneo che distrugge la società e le relazioni nell’Europa e in Italia.
Sergio Bini, ingegnere e studioso, ha elaborato una interessante analisi sulla Regola Benedettina paragonandola al sistema qualità di cui è esperto scrivendo fra l’altro il testo «Organizza, apprendi, lavora» che costituisce una rivisitazione del testo sapientissimo che ha dato origine alla storia dell’ordine benedettino inserendo qualche elemento di pratica manageriale moderne.
Ma perché questo documento, così antico, può ancora costituire fonte d’ispirazione e rimanere attuale?
San Benedetto (480 circa-549) visse in un periodo di profonda crisi. La romanità ea scossa dalle continue invasioni e dalla violenza interna ed esterna che distruggevano le strutture di vita civile costruite dalla romanità che, ormai da secoli, si era affermata in tutta l’Europa con la sua civiltà e il suo diritto.
Il santo a questa crisi rispose fuggendo da Roma e rifugiandosi prima a Subiaco poi a Montecassino, dove visse prima da solitario penitente poi da capo di una comunità di discepoli che iniziarono a seguirlo.
Da quell’esperienza nacque la Regola che divenne la base per la vita comune di migliaia di monaci che trasformarono tutta l’Europa con la loro preghiera e il loro lavoro. Il documento è caratterizzato dalla centralità di Dio nella vita dei monaci “nihil amori Christi praeponere” non anteporre nulla all’amore di Cristo” (RB, 4,21). E’ una raccomandazione che il Santo patriarca ripropone più volte nella Regola e che costituisce il principio generale di lettura. Quello che vediamo nella storia è come da quella Regola nacquero comunità e abbazie che trasformarono l’economia e la società tutta l’Europa con la rivoluzione agricola, l’introduzione di nuove tecniche, la creazione di mercati con il surplus realizzato nelle abbazie, l’innovazione dei prodotti (dalla birra al parmigiano), unendo a tutta quest’attività pratica la trasmissione della cultura classica attraverso i codici copiati negli Scriptoria dei monasteri.
Tutto questo non fu un programma studiato dall’alto ma un processo che si sviluppò (e si sviluppa) lungo i secoli cominciando dall’esempio di vita di un gruppo di uomini che seguirono San Benedetto. Immaginiamo ora i documenti dell’UE che descrivono in centinaia di pagine le raccomandazioni per le varie transizioni che i tecnocrati di Bruxelles predispongono per imporre le loro visioni e confrontiamole con la “Regola” composta di 73 punti e raccolta in poche pagine. Alla luce della storia possiamo dire che la Regola ha costruito l’Europa assai più delle burocratiche, lunghissime e talvolta perverse e totalitarie, raccomandazioni della Commissione europea. Per rimanere agganciati alla realtà quindi dobbiamo anche noi oggi seguire l’esempio della Regola. Come?
Benedetto non formò né un esercito, né un partito ma cominciò semplicemente a vivere coerentemente, organizzando una comunità di persone che condividevano il suo ideale. Non si oppose a qualcosa o a qualcuno, ma costruì per Qualcuno. Alasdair MacInttyre nel suo libro «Dopo la virtù» esamina l’esempio benedettino. « Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium. Il compito che si prefissero fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita potesse essere sostenuta, in modo che sia civiltà che la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e di oscurità »E’ quello che oggi dobbiamo fare per creare una nuova civiltà nel mondo contemporaneo che sta, in occidente, suicidandosi. Ognuno, in questa ricostruzione, ha la sua strada. E’ importante però che essa avvenga in una comunità come suggerisce la Regola. Non c’è una strada solitaria alla salvezza e, tanto meno, nella ricostruzione sociale di cui oggi abbiamo bisogno.
Uno dei modi che è stato trovato da un gruppo di associazioni è stato quello di valorizzare la tradizione benedettina e camaldolese attraverso la creazione di un cammino, riconosciuto dal Ministero del turismo, denominato “Viae Sanctae Romualdi”, dedicato a San Romualdo, un santo eremita, seguace di San Benedetto ma anche della tradizione monastica orientale, il cui millenario della morte si celebrerà nel 2027. Anche attraverso il camminare si vuole agevolare la scoperta di luoghi che sono alla base della nostra storia.
Vincenzo Silvestrelli
Fonte foto: Andrea Mantegna, Public domain, via Wikimedia Commons