Israele è caduto, l’Europa è di Allah. Appunti a futura memoria. 

 La Grande Festa dei Dhimmi

(ASI) Dhimmi - Membro dello ahl al-dhimma (ar. «la gente protetta»). Nella storia islamica classica, tale definizione indicava gli appartenenti alle religioni monoteistiche rivelate che hanno preceduto l’islam (ar. ahl al-kitab), abitanti nel territorio islamico. Ai d. era accordato un patto speciale di protezione (dhimma) che permetteva loro una relativa libertà personale e di culto, in cambio di una imposta di capitazione detta jizya e dell’accettazione di una serie di restrizioni e obbligazioni che li ponevano in uno stato d’inferiorità rispetto ai musulmani. (Fonte: Treccani – Dizionario di storia – 2010)

 

Giorni e giorni di festa. La Grande Festa. Subito decidono di chiamarla così, la Grande Festa. D’altra parte, l’Evento è assai più che epocale, merita l’eterna gratitudine al nuovo reggente del mondo europeo e occidentale, Allah. Tutti gridano, estasiati, pur senza aver avvicinato un solo calice di vino, zero alcool, naturalmente: Allah akbar! Allah è il più grande! Gli altri, a cominciare dal Dio di Israele, per finire al Dio di Gesù Cristo, sono tutte seconde file. Israele è caduto e l’Europa è di Allah.

Calma, nessuna violenza, nessuna opposizione, tutto si svolge dolcemente, delicatamente. Ora finalmente il mondo è libero dall’Oppressore sionista e l’Europa può finalmente dedicarsi alla sua autodissoluzione senza più ostacoli.

Le bandiere palestinesi garriscono sui pennoni dei palazzi pubblici, il Potere è in festa, dopo lo svuotamento nichilistico-finanziario coi fiocchi perpetrato in meno di trent’anni di onorata carriera, con l’inserimento nella mentalità di grandi e piccini del gender, della cancel culture e della woke ideology, ora il capolavoro è compiuto, il Dhimmi è vivo e lotta in mezzo a noi.

Birmingham, Leeds, Sheffield, Oxford, notizia dell’ultim’ora, anche Harvard e centri universitari americani di tutto rispetto, insieme a un terzo del Belgio, mezza Francia, gran parte della Germania, con i turchi che, con Erdogan, sono passati dalla massoneria all’islamismo radicale (due facce della stessa medaglia), tutti insomma, in attesa che il Vaticano dia l’ok per l’appeasament, sono al settimo cielo. La Pace universale regna sovrana, siamo tra nichilismo e Islam, e hanno vinto tutt’è due. Israele vada a farsi fottere, cattolici vecchio stampo inclusi, con quei Papi imbarazzanti come Pio XI, che osò affermare che “siamo spiritualmente semiti”.

Dedicato agli antisemtiti, sedicenti “cattolici tradizionalisti”:

Pio XI (Ratti, Achille) 1922 -1939
Città del Vaticano

Il 6 Settembre 1938, Papa Pio XI offrì spontaneamente la seguente riflessione a un gruppo di pellegrini belgi. A quanto pare a quel tempo non era pratica del Vaticano pubblicare dichiarazioni papali che non erano state preparate in anticipo.  Di conseguenza, le parole di Pio XI  non vennero stampate nelle pubblicazioni vaticane contemporanee, ma furono ricordate e pubblicate in Belgio e altrove. Date le restrizioni legali imposte sugli ebrei dal governo nazista, alcuni commentatori ritengono che la condanna di autodifesa rifletta un anti-giudaismo teologico (che vedeva gli ebrei come una minaccia alla fede cristiana), togliendo perciò valore al potere della famosa affermazione conclusiva. Altri vedono queste osservazioni come un primo barlume di solidarietà teologica con gli ebrei.

Fonte: La Documentation Catholique (1938), pp. 1459-1460; cited in Johannes G. M. Willebrands, Church and Jewish People: New Considerations (Paulist, 1992), p. 60.

«Nel momento più solenne della Messa, noi recitiamo questa preghiera, che contiene l’espressione “sacrificio di Abele, sacrificio di Abramo, sacrificio di Melchisedek”.  Dopo la consacrazione, allorché la divina vittima è effettivamente offerta: Sacrificio di Abele, sacrificio di Abramo, sacrificio di Melchìsedek,  in tre tratti, in tre righe, in tre passi, tutta la storia religiosa dell’umanità -  un testo grandioso. Ogni volta che noi lo leggiamo, noi siamo colpiti da una emozione irresistibile.

Il sacrificio del nostro patriarca Abramo. Notate che Abramo è chiamato nostro patriarca, nostro antenato. L’antisemitismo non è compatibile con il pensiero e la realtà sublimi che sono espresse in questo testo. È un movimento estraneo a noi, un movimento con cui noi cristiani non possiamo avere alcuna parte. La promessa fu fatta ad Abramo ed ai suoi discendenti. Essa è realizzata in Cristo e, per mezzo di Cristo, in noi che siamo membri del suo corpo mistico. Per mezzo di Cristo e in Cristo noi siamo i discendenti spirituali di Abramo, No, non è possibile che i Cristiani condividano l'antisemitismo.. Riconosciamo per tutti il diritto di difendersi, di adottare misure di protezione contro ciò che minaccia i loro legittimi interessi. Ma l’antisemitismo è inammissibile. Noi siamo spiritualmente Semiti».

Quindi, il modello di riferimento non è Muḥammad Amīn al-Ḥusaynī , il gran mufti, che incontra Hitler a Berlino, nel 1941, e lo incoraggia a darci dentro sul genocidio degli ebrei, che non ne rimanga vivo, se possibile, neppure uno. Così, giusto per dire quel “sì, sì, no, no” a cui Gesù teneva particolarmente (https://it.quora.com/I-musulmani-nel-periodo-di-Hitler-affrontarono-qualche-forma-di-persecuzione-da-parte-dei-nazisti: riportato articolo di “Limes” – “Israele e il Libro” – n. 10/2015).

 

 

Il numero è potenza: avviso ai “vincitori” in estasi

 

“Il numero è la forza dei popoli” – firmato: Benito Mussolini

 

L’aveva già detto Mussolini, il vate ideologico più venduto di tutti i tempi. Esce un saggio su Mussolini ogni sei mesi. La destra sociale lo adora da sempre. Ma questo è il fascismo, che ha imposto vergognosamente le leggi razziali, nel 1938. Ma c’è anche di peggio. Un ritorno imbarazzante di memoria mi rimanda ad una voce dal sen fuggita di don Gianni Baget Bozzo: “Le destra italiana non è fascista, è nazista”. No! Davvero? Vediamo di capirci qualcosa. Tra parentesi: è vero, questi sono nazisti post-moderni, ma sempre di nazisti si tratta.

Il cancro si chiama antisemitismo e si dice in molti modi, alcuni molto raffinati. Uno di questi è l’antisionismo. Un modo come un altro per dire, vecchia storia: ma come, non siamo in una società libera e democratica? E allora per il solo fatto che i nazisti abbiano sterminato sei milioni di ebrei, non possiamo dire più niente contro Israele? Gli eredi degli sterminati non sono forse gli occupanti della nobile terra di Palestina? E cosa vogliamo dire della Cisgiordania? Ergo, di costoro ne parliamo male, eccome, ne diciamo peste e corna, anzi si tratta di una lobby ebraico-sionista che condiziona tutto il mondo e oggi tiranneggia i poveri palestinesi. Ergo, secondo passaggio, Hamas rappresenta il “liberatore” della Palestina, pura resistenza al “nazisionismo”, senza trattino, perché si tratta di un’unica entità. Piccolo dettaglio: Dio acceca chi vuol perdere, perché nel brodo primordiale nazista ci sguazzano costoro. Alleati oggettivamente, come utili idioti, con tutti coloro che oggi vanno in piazza, indignati, per sostenere la causa palestinese e Hamas, definito il volto della “resistenza palestinese”. L’odio di sé non potrebbe giungere a vette più elevate. Ma torniamo alla Grande Festa. Basta con questi ridicoli piagnistei, ora l’Occidente è libero, perché la servitù, quando è volontaria (leggi alla voce “dhimmi”), Etienne de la Boétie docet, rimbalza nella storia come pura libertà. Anche Zerocalcare, insigne monumento della cultura pop, ora può stare tranquillo e tornare a frequentare Lucca Comics con la certezza di veder celebrata la bandiera palestinese.

La demografia, però, parla e decide. Non posso dirlo ai nuovi dhimmi in festa, ma promettetemi di fare un umile passaparola: l’Italia e l’Europa non fanno figli, l’Islam ha le culle piene. Sono poveri, incazzati, provengono da famiglie integrate nelle società europee dei dhimmi e vogliono prendere tutto, radicalizzandosi. Perché la volontà di espansione è il Dna dell’Islam, che “si distingue tra il dar-al-islam, la terra dell’islam, e il dar-al- harb, che è la terra della conquista, tutto ciò che non è islamico, ma lo dovrà diventare” (Giulio Meotti). Un progettino, mi pare, senza molte sfumature, che, a occhio e croce, prevede un bel banchetto, eventualmente condito da bagno di sangue, in terra europea e occidentale. Il numero c’è, la dhimmitudine preliminare da parte europea, anche, i politici si sono venduti per i voti degli immigrati, alcuni rimangono in piedi, ad esempio, i socialisti belgi, perché esiste il voto degli immigrati, quindi, il pranzo è servito.

Se non riesci a individuare il nemico principale, sei fregato, parola di Schmitt, livre de chevet della destra intellettuale e della sinistra teologico-politica, da Tronti e Cacciari fino ai nuovi rampolli di Agamben.

 

Distopia per chi non è perso, “eutopia” per i nuovi dhimmi di destra e di sinistra

 

 

Già, dimenticavo, l’antisemitismo parla anche la lingua della sinistra ideologica. Destra e sinistra, dal neonazismo al neostalinismo, tutti insieme appassionatamente. Magari, però, potrebbe accadere qualcosa di grave. Forse qualche magnate islamico meno sensibile alla Umma universale non è d’accordo con questa dhimmitudine che svuota le casse e innalza i fondamentalisti che vogliono soldi solo per comprare armi e droga. Chissà, forse lo stesso Qatar e gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita, che non hanno la foto dell’Ayatollah Khamenei sul comodino, avrebbero qualcosa da ridire, troppo Islam tossico fa male alla pelle ed alla finanza. D’altra parte, il fondamentalismo è una costola ideologica della globalizzazione anti-occidentale e occorre distinguere sempre il grano dal loglio, chiedo ancora venia per la citazione dai Vangeli.

 

E ora? Tutto finito?

 

(Scena dall’interno della dhimmitudine)

 

Una generazione dopo.

I dhimmi sono servi volontari e insoddisfatti, frustrati, sempre in attesa degli ordini dei capi islamici, che non scherzano, e sembra che vogliano espandersi in ogni ambito della vita quotidiana, famiglie dei dhimmi incluse. Il velo per le donne è d’obbligo, il metodo dell’imam di turno, luminoso vate della società rivoluzionaria al servizio della Umma, è molto influente e risulta alquanto efficace.

Spunta, dietro l’angolo, nascosto chissà dove, un uomo, che sussurra qualcosa in una lingua strana, sembra un marziano. Chi è costui? “Shemà Israel…”. “Ascolta, Israele…”.

Shema Yisrael, Adonai Eloheinu, shema Yisrael, Adonai echad.
Ve’ahavta et Adonai, bekhol, kevod echad, bekhol nafshekha, me’odekha, Adonai echad.
Adonai echad, shema, shema Yisrael, shema Yisrael, Adonai, Adonai echad.
Shema Adonai, echad Adonai, echad.
Shema Yisrael, Adonai Eloheinu, shema Yisrael, Adonai echad.

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.

Deuteronomio 6,4-9

Qualcuno ascolta e si spaventa, che diranno i capi della moschea? Non importa - dice un ragazzo passato lì per caso, un dhimmi non ancora “formato” - fallo parlare, il suo popolo è sconfitto, ma la sua voce è ancora viva. “Questi precetti li ripeterai ai tuoi figli…”. Figli…di chi? Qual è la radice che porta tutto questo?

Oggi non torno a casa, afferma il ragazzo, con decisione. Questa è casa mia. La sua parola è casa mia.

 

Raffaele Iannuzzi - Agrnzia Stampa Italia

 

 

 

 

 

 

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