(ASI) Si terrà nella sala Laudato Sii al Campidoglio a Roma il 10 gennaio 2023 un seminario interessantissimo ,tenuto dai proff. Mauro Norton Rosati di Monteprandone e dalla prof.ssa Alessandra Toscani dal titolo. "il Trust nell'Arte - tutela del patrimonio storico privato (dal collezionista all'artista, dal proprietario all'Historical Heritage Manager ).
L'evento è organizzato dal Comm.Anna Maria Croce, Presidente del “Circolo culturale Madame de Stael” di Roma.
Abbiamo avuto modo di intervistare in altre occasioni il prof.Mauro Norton Rosati di Monteprandone, massimo esperto di Trust in Italia la cui biografia è stata di recente pubblicata anche su wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Fieramosca_(famiglia) nota 6 http://www.centrostudidelfico.org/.
Le chiediamo: Ci può illustrare sinteticamente il titolo e l'argomento che sara' trattato?
Prof.Norton Rosati: Il trust nell'arte è uno strumento poco conosciuto dagli addetti ai lavori;infatti cercheremo di analizzare le varie occasioni in cui si sente la necessita dell'intervento di uno strumento flessibile e duttile quale è quello del TRUST.
Gli operatori nel mondo dell'arte sono innumerevoli: si va dall'autore stesso di un'opera, alla necessita' di salvaguardare il proprio patrimonio artistico sia per la societa' che per gli eredi dal “mercante d'arte” allo “speculatore occasionale” dal “collezionista privato” alla “dimora storica”.
Il Trust è un istituto di matrice anglosassone recepito nell'ordinamento italiano nel 1993 con ratifica della Convenzione de L'Aja del 1989
La duttilità, la flessibilita' di tale istituto lo ha reso adattabile ad ogni situazione economico sociale: dallo sport alla tutela dei minori e disabili, nella conflittualita' familiare alla gestione di attivita' commerciali,nella gestione dei servizi pubblici locali alla tutela del patrimonio storico artistico pubblico e privato.
I relatori, docenti di alto spessore, della Albany International School (https://www.albanyintschool.co.uk/) una business school londinese, illustreranno un nuovo approccio per la tutela dei beni storici, utilizzando la dimora storica, il bene storico non solo come strumento di marketing territoriale ma anche di tutela patrimoniale privata e pubblica.
Ma per quale motivo ad un proprietario privato o pubblico di dimora storica dovrebbe scegliere di utilizzare il Trust?
Prof.Norton Rosati: Come ho avuto modo di precisare prima il Trust ben si adatta non solo nei cc.dd “passaggi generazionali”e quindi “pianificare una successione “ tra vari eredi,ma soprattutto uno strumento di tutela del bene storico che possa interagire ed armonizzare l'interesse del singolo privato e la collettivita'.
Il bene storico, la dimora, il palazzo d'epoca deve entrare in simbiosi con il territorio: non deve estranearsi dal tessuto sociale ed ambientale! Deve “collaborare” non “competere” ciascuno nel proprio ambito e secondo le proprie specificita'.
Una dimora storica deve divenire l'attrattiva del borgo: il proprietario deve necessariamente porsi al centro della attenzione cosi' come lo era nei tempi passati, ma in maniera illuminante, manageriale, per dare la possibilita' anche al territorio ed ai suoi governanti di comunicare al pubblico tutto cio' che puo' essere di utile non solo per la storia del paese ma anche per il tessuto economico.
Dobbiamo prendere in esempio quanto fanno in UK le Building Preservations Trust ed il Landmarck Trust che si differenzia praticamente molto dalle associazioni italiane di tutela delle dimore storiche; infatti solo questi UK Trusts intervengono concretamente ed economicamente nella manutenzione , restauro e gestione ed implementando e diversificando le alternative gestionali piu' consone ed adattabili al caso concreto.
Passiamo ora agli aspetti gestionali con la Prof.sa Alessandra Toscani - Event & Art Pjct Mgr
Trust e marketing: in che ottica possono considerarsi un binomio strategico per il management dell’arte?
Prof.sa Alessandra Toscani: Direi che il trust si configura come lo strumento che può determinare il campo di fattibilità ottimale per implementare strategie di management mirate ad interpolare le particolarità gestionali che il settore dell’arte presenta in ottica di valorizzazione. Come già esposto dal Prof. Norton Rosati quando si parla di patrimoni di identità storico-culturale siamo in presenza di un mondo multicomposito e pertanto occorre poter definire al meglio la filiera secondo la quale orientare i singoli soggetti nel processo da attuare per gestire sfide e cogliere opportunità. Intento che il trust può soddisfare al meglio specialmente se messo in rapporto ad altre formule giuridiche presenti nel settore sul territorio nazionale che spesso risultano assai limitanti precludendo azioni di sviluppo.
Chiaramente quando si parla di management si fa riferimento a processi concreti che mettono in gioco variabili e strumenti operativi ma per poterlo fare, come spesso dico metaforicamente in aula, occorre indossare un vestito su misura e non una camicia di forza.
Si evince che il trust è foriero di ampie prospettive gestionali. Può chiarire il criterio per cui un approccio di management può essere applicato a soggetti tanto diversi tra loro?
Prof.sa Alessandra Toscani: Questo è il contenuto del mio intervento a Roma laddove, a fronte di un panorama generale che con l’esperienza professionale ho esplorato in trent’anni ricoprendo diversi ruoli, darò evidenza di format gestionali da me creati in riferimento alle tre principali macroaree artistico-culturali private: dimora storica; produzione /collezione artistica; eventi. Per ognuno dei contesti elencati occorre identificare le variabili – chiave su cui sviluppare una visione manageriale efficace ed in armonia con le condizioni in cui si opera.
In attesa di approfondire l’argomento, un’ultima domanda: può dirci quali sono le variabili – chiave cui ha fatto riferimento?
Prof.sa Alessandra Toscani: In relazione alle discipline di management e marketing ovviamente sono identificabili con i parametri di produttività, efficienza ed efficacia e si riferiscono essenzialmente a ritorni economico-finanziari. Ma in questo settore è dimostrato che se non si approccia anche in senso etico ed estetico il concept di un bene che è essenzialmente “umanistico”, si rischia di sbagliare strada e soffocare i veri punti di forza su cui lavorare per una valorizzazione duratura.
La condizione di “intangibilità” rimane un dato fondamentale da cui partire e coinvolge anche la dimensione personale del proprietario il cui paradigma valoriale deve essere assunto come perno del sistema. Nella metodologia elaborata, considero questo come la variabile-chiave per eccellenza attorno cui costruire il palinsesto strategico ed è il motivo per cui il trust, come dicevo all’inizio, bene si addice per favorire le dinamiche di sviluppo da mettere in campo.
Redazione Agenzia Stampa Italia