(ASI) Padova - Il 25 aprile 2021 ricorre il 76° anniversario della liberazione del territorio nazionale dal nazifascismo. Una data simbolica, in quanto alcune città italiane erano ancora occupate, ed altre lo sarebbero state a breve, lasciando strascichi, lutti e tragedie ben oltre l'aprile di 76 anni orsono.
Ebbene, quando pensiamo all'anniversario del 25 aprile, lo colleghiamo alla parola libertà. Per anni, ci è stato raccontato quanto sia tremenda una forma di governo che tratti i propri cittadini come sudditi, che disponga a piacimento delle sue vite, che imponga determinate scelte di vita, che decida ove la persona si debba recare, o a quale evento debba partecipare. In nome di un ideale universale inalienabile, si è scelto di combattere, armi in mano questa forma di governo, di diventare da sudditi cittadini, titolari di diritti e doveri, di partecipare attivamente alla vita della nazione, e soprattutto, di essere finalmente liberi, nel pensiero, nelle parole, nelle opere, nel rispetto delle leggi vigenti.
Da quando è in corso la pandemia da Covid19, il diritto alla libertà (declinato nelle sue forme più svariate, come quella di movimento, di circolazione, di riunione), così come alcuni altri, come quello allo studio o al lavoro, sono stati completamente stravolti, in nome di uno unico e depositario di ogni verità: quello alla salute.
Ebbene, i legislatori, ossia i padri costituenti, riunitisi dopo la vittoria sul nazifascismo, chiamando a raccolta tutte le forze politiche vincitrici dalla guerra di liberazione, avevano scelto di scrivere la Carta Costituzionale con un giusto contemperamento dei poteri e dei diritti. Per nessuna ragione, uno avrebbe dovuto soppiantare l'altro, e soprattutto, per nessun motivo, (se non motivato da provvedimento giudiziale) si sarebbe dovuto alienare le libertà personali. Questo era lo spirito dei padri costituenti, riunitisi dopo l'abbattimento di un regime durato dal 1925 al 1945.
Dopo più di un anno di pandemia e di disastrosi effetti, assistiamo impassibili alle stesse scene: in nome del diritto alla salute, si sacrificano le libertà personali. Questo non è accettabile. I ricorsi presentati sinora avversi ai provvedimenti limitanti le libertà personali, hanno smontato giuridicamente i provvedimenti emessi dal Governo: non hanno senso le limitazioni dei confini, imponendo sanzioni qualora il cittadino si allontani dal comune o dalla regione (a seconda del "colore" imposto in quel momento al territorio oggetto di provvedimento), così come non ha ragione il coprifuoco, se non l'unica di colpire le attività produttive nel periodo serale, momento di maggiore guadagno degli esercenti commerciali. I giudici, interpellati dal cittadino ricorrente, hanno annullato il provvedimento del legislatore, cancellandone alla radice la ratio: risultato è che la libertà personale, è intoccabile.
Ci han raccontato per anni che i confini non esistono, abbiamo stretto accordi a livello internazionale per la libertà di movimento di merci, persone e capitali. Per quale ragione dovremmo rinunciarvi?
L'anniversario del 25 aprile dovrebbe proprio insegnarci questo: il diritto di resistenza, verso norme ingiuste, assurde, punitive solo per la loro ragion d'essere. Con questo, Agenzia Stampa Italia non sta affermando di disobbedire alle regole imposte dal legislatore, ma vuol lasciare piena coscienza e libertà di scelta: una norma assurda, si esaurisce da sé se il cittadino comprende che il governatore sta eccedendo nei suoi poteri, ed egli scientemente, sceglie un'altra via, non violenta, ma percorribile. Tutto può riaprire, in sicurezza, ed è lì che il legislatore deve agire: pullman per gli studenti, sanificatori dell'aria per teatri e cinema o centri commerciali, riapertura delle scuole totale e significativa. Proprio i giovani, devono riscoprire lo spirito dei loro nonni e bisnonni di 76 anni orsono, proprio loro devono riappropriarsi dei loro diritti negati, come quella di frequentare le aule di un istituto scolastico in presenza, giocare una partita a pallone con gli amici, avere un rapporto sociale di persona, con i propri coetanei. Chi ha sacrificato l'esistenza, 76 anni orsono, lo ha fatto in nome di questi principi, di poter pensare autonomamente e diversamente dall'autorità costituita.
I giovani, dovrebbero essere i primi ad opporsi a passaporti elettronici per varcare i confini di un territorio, o ad un trattamento sanitario obbligatorio per accedere ad un bar o ad un ristorante! Ed è a Voi, che Agenzia Stampa Italia lancia questo accorato appello, per un passaggio del testimone generazionale. Custodire la Costituzione, salvaguardarne i principi è l'eredità del 25 aprile 1945, di quelle calde giornate di aprile, durante le quali i nostri nonni e bisnonni accorrevano di città in città con i mitragliatori in mano, per cacciare lo straniero, organizzati nei Comitati di Liberazione Nazionale. Ricordare che negare la vita, per paura della morte, è il trionfo di quest'ultima. E se i nostri governanti attuali sono attratti da modelli diversi da quello democratico e costituzionale sorto dalle ceneri del fascismo, allora il pericolo non è più solo sanitario, ma libertario. Per questo serve uno sforzo, a nome di tutti.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia