(ASI) Il 22 e 23 ottobre si è svolta a Verona la tredicesima edizione del Forum Economico Eurasiatico. Il tema principale del Forum è stato “Nuove realtà dell’economia mondiale dall’Atlantico al Pacifico”.
Nell’ambito del Forum, i partecipanti hanno discusso di questioni sulla sicurezza energetica, ripresa dell’economia, prospettive di sviluppo dell’industria del gas, temi d’attualità relativi ai sistemi sanitari e al settore finanziario, nonché la possibilità della formazione di un mercato unico che dall'Atlantico al Pacifico. Si sono tenute una serie di sessioni sull’agenda globale. In particolare, durante la sessione speciale denominata “Il futuro dell’industria petrolifera: un nuovo sguardo strategico sulla domanda, l’offerta e l’equilibrio del mercato nella ricerca di un nuovo modello di sviluppo socio-economico” i partecipanti hanno condiviso le loro osservazioni in merito alle prospettive dei mercati petroliferi, hanno discusso del potenziale del corso verso l’economia verde nelle nuove condizioni di mercato. Alla sessione hanno partecipato il CEO della compagnia petrolifera russa Rosneft, Igor Sechin, e Alessandro Cassieri, Rai Paris – Bureau Chief Italy nel ruolo di moderatore.
Se i nuovi standard di comportamento sociale come il lavoro a distanza, la virtualizzazione dei bisogni, la digitalizzazione dell'economia, erano impensabili fino a qualche mese fa, oggi vengono gradualmente adottati dalle imprese e dall'umanità in generale. Questo cambiamento nei nostri modelli rende facile prevedere una crescita esponenziale della domanda di energia nei prossimi anni che deve essere analizzata alla luce delle nuove politiche volte al risparmio energetico e alla tutela dell’ambiente adottate dalla comunità internazionale e da molti Stati soprattutto nei Paesi occidentali.
Le fonti di energie rinnovabili da sole non sarà assolutamente in grado di soddisfare la crescente domanda. I costi di una transizione rapida non sarebbero per altro sostenibile per la nostra società. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nei prossimi 10 anni il raggiungimento dell'obiettivo di emissioni zero richiederebbe investimenti pari a 28 trilioni di dollari, mentre per quanto riguarda l’abbandono completo dei combustibili fossili si parla di 50 trilioni di dollari ( tre volte il PIL dell'UE).
Se i combustibili fossili convenzionali cessassero improvvisamente di essere utilizzati, per altro, la potenziale carenza di metalli necessari per la fabbricazione delle apparecchiature, ad esempio, le batterie di accumulo di energia solare ed eolica, ha sottolineato il CEO della Rosneft, Igor Sechin, durante la sua presentazione al Forum di Verona.
Una mancata gestione collettiva comporterebbe uno sviluppo a “macchia di leopardo”. Non tutti i Paesi hanno, infatti, raggiunto il progresso tecnologico o dispongono delle risorse necessarie perlo sviluppo delle energie rinnovabili.
Allo stato attuale dieci paesi producono l'80% di tutta l'energia solare ed eolica mondiale.
La transizione alle energie rinnovabili deve essere quindi controllata e gestita in modo responsabile al fine di evitare uno squilibrio degli investimenti: il sottoinvestimento nella produzione di petrolio e gas si tradurrebbe in una rapida crescita dei prezzi di tutti i tipi di energia, non solo di quella “tradizionale”.
In questo contesto sarà quindi fondamentale lavorare non solo a livello di governi, ma anche con le società leader nel settore energetico che già da tempo hanno abbracciato politiche di crescita che salvaguardino l’ambiente.
Tra queste non si può non citare la russa Rosneft, che rappresenta sicuramente un punto di riferimento destinando oltre 4 miliardi di dollari in investimenti nella “green energy” oltre a garantire produzioni massicce di idrocarburi. Negli ultimi anni, le politiche adottare dalla Rosneft hanno consentito di evitare il rilascio di oltre 3,1 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e la stessa società ha piantato più di 1 milione di alberi in Russia solo nel 2019.
Le prospettive a lungo termine della domanda di energia saranno guidate dallo sviluppo tecnologico e dal ritmo della transizione energetica, nonché dalle crescenti contraddizioni tra la crescita economica e gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra. Queste contraddizioni hanno il potenziale per risolversi, anche attraverso progressi tecnologici che aumenteranno la disponibilità di fonti energetiche rinnovabili e ridurranno significativamente l'impatto ambientale dell'uso di fonti tradizionali come petrolio e gas. Alla fine di quest'anno, si prevede una recessione economica mondiale e le prospettive per il 2021 sono determinate dal successo della lotta contro la pandemia.“Si stima che la ripresa dell’economia globale e della domanda di petrolio potrebbe iniziare già l’anno prossimo. Però l’umanità deve fare uno sforzo coordinato per ottenere risultati. È una sfida, ma è risolvibile,” – ha detto Sechin. Un buon esempio sarebbe la Cina che è stata la prima ad essere sottoposta all’epidemia. Secondo Sechin, sarebbe giusto fare tesoro dell’esperienza cinese nella lotta alla pandemia piuttosto che criticarla. Se, invece di risolvere i problemi, le accuse contro singoli paesi che “diffondono” il virus e la chiusura delle frontiere continueranno, l’umanità, purtroppo, potrebbe non superare la pandemia presto. “Sarebbe molto più razionale e efficente per la comunità mondiale unificare gli sforzi per combattere le sfide che abbiamo di fronte sia nel settore energetico che sanitario,” – ha detto Sechin.
Alessandro Bertoldi
Direttore esecutivo Istituto Milton Friedman