(ASI) Per le interessanti esclusive di Agenzia Stampa Italia, oggi proponiamno ai lettori l'intervista fatta a S.E. Bogdan Benko, rappresentante di Lubiana a Roma. Molti i temi affrontati con Lui e tutti di attualità.
Il primo maggio la Repubblica di Slovenia ha compiuto 15 anni all’interno dell’Unione Europea, quanto la UE ha contribuito alla crescita del Paese e quanto la Slovenia è stato un valore aggiunto per la UE?
Il I maggio 2014 la Slovenia ha aderito all’Unione europea. Per noi è stata una giornata storica, tutto il paese era in festa; aspettavamo quel momento da anni. Come Slovenia avevamo fatto di tutto per entrare nella Ue, quel giorno è venuto anche Romano Prodi, all’epoca presidente della Commissione europea, per celebrare l’evento con le nostre autorità e gli abitanti di Nova Gorica, una scelta precisa visto che è vicina all’italiana Gorizia e rappresenta un perfetto esempio di integrazione e collaborazione europea.
Prima dell’adesione l’Europa aveva dato un contributo alla nostra transizione da un sistema socialista ed uno democratico, moderno, europeo. Già il Consiglio europeo di Copenaghen del 1993 aveva fissato i criteri fondamentali per i paesi che volevano aderire all’Ue, ed erano di carattere politico, ovvero la presenza di istituzioni democratiche che garantissero lo Stato di diritto, uno di carattere economico, relativo alla presenza del libero mercato, il terzo criterio riguardava i principi e gli obiettivo dell’unione politica economica e monetaria. Noi abbiamo soddisfatto questi criteri e ciò ha agevolato il nostro percorso.
Dopo l’adesione alla Ue c’è stato un impatto positivo sull’economia, sulla crescita del Pil e sulla produttività grazie anche ai bandi europei.
Per noi l’adesione alla Ue è stata la realizzazione di un sogno, entrare a far parte di un gruppo di paesi dove c’era garanzia di pace, sviluppo, democrazia e sicurezza.
La Slovenia è un paese relativamente giovane, a differenza di altri paesi balcanici ha avuto un passaggio dalla Jugoslavia all’indipendenza tranquillo. Da dove è partito il vostro paese e dove è arrivato oggi?
La Slovenia faceva parte della ex Jugoslavia, era una delle sei repubbliche che componevano la federazione; tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 c’è stato il crollo del muro di Berlino ed è finita la guerra fredda. Spirava un vento di cambiamento ma i governanti della Jugoslavia non lo capirono e non erano disposti a cambiare; a quel tempo la Jugoslavia era un paese fallito, con un’inflazione galoppante, un’economia che non funzionava e le frizioni tra gli stati erano tante. Praticamente la Jugoslavia era sull’orlo della guerra civile.
La Slovenia il 25 giugno 1991 ha dichiarato la propria indipendenza e già il 27 entrò nel paese l’esercito per riportarci sotto la federazione. Fortunatamente il conflitto durò poco tempo a differenza di quanto avvenuto nelle altre repubbliche, dove la guerra finì solo anni dopo, con delle conseguenze che si avvertono ancora oggi.
Si sente sempre più parlare della Via della Seta con il porto di Trieste che potrebbe recitare un ruolo di primo piano. La Slovenia che ruolo punta a svolgere in questa tratta commerciale?
La Cina è diventata una potenza globale, ha lanciato delle iniziative con l’obiettivo di rafforzare il proprio ruolo nel mondo, ma queste iniziative danno una spinta alla globalizzazione mai vista prima. Abbiamo seguito con molta attenzione la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia. La Slovenia partecipa all’iniziativa cinese 16+1 che include appunto 16 paesi dell’Europa centrale ed orientale e la Cina.
A metà aprile il primo ministro sloveno ha partecipato all’VIII vertice dell’iniziativa 16+1 che si è svolto in Croazia. Nell’occasione i partecipanti hanno adottato le linee guida per le attività da svolgere fino al prossimo vertice.
La Slovenia ha assunto il coordinamento nel settore forestale perché grazie al nostro territorio noi abbiamo una vasta esperienza in questo campo e crediamo che ciò possa essere una buona piattaforma per il commercio, per la cooperazione in campo tecnologico principalmente per uno sviluppo sostenibile dei boschi e per il nostro pianeta.
Per quanto riguarda Trieste è sicuramente un porto vicino, noi abbiamo quello di Koper/Capodistria che è lì vicino; personalmente credo che l’interesse della Cina non si fermerà a Trieste quindi credo sia giunto il momento di rafforzare la cooperazione tra i porti del nord adriatico e riflettere sulle possibilità di mettere in piedi una piattaforma europea che possa ricevere i traffici provenienti dalla Cina e dall’Asia.
Che rapporti ci sono attualmente a livello politico ed economico tra Roma e Lubiana? Ed eventualmente in quali settori gli imprenditori italiani potrebbero investire nel vostro paese per portare sviluppo ed occupazione?
I rapporti tra i nostri due paesi sono molto buoni, abbiamo una cooperazione diversificata in molti settori. L’Italia è il nostro secondo partner economico ed il terzo nel settore dei servizi, il quinto investitore straniero ed il commercio bilaterale lo scorso anno è cresciuto del 12% raggiungendo un valore di 8,4 miliardi di euro. L’Italia rappresenta un paese vicino, siamo entrambi paesi Ue, e Nato e speriamo di continuare questo trend di crescita costante. Sicuramente il commercio e la cooperazione economica sono concentrati soprattutto con le regioni del nord, sarebbe auspicabile rafforzare il commercio anche con quelle più a sud. A febbraio, grazie all’agenzia ICE, abbiamo organizzato un evento a Roma con molti partecipanti dal titolo “Italia - Slovenia innovazione e partnership” per esplorare le possibilità di investimenti e di innovazioni. Recentemente, a marzo, abbiamo pubblicato il “Global start-up program” che prevede la cooperazione tra le start-up italiane con gli incubatori di diversi paesi tra cui la Slovenia, che potrebbe aprire anche nuove possibilità per i giovani.
Cosa rappresenta l’Italia per gli sloveni e che immagine ne hanno? Nella sua esperienza a Roma trova che questa immagine corrisponda a verità?
L’Italia è un paese vicino e di conseguenza credo che non ci sia uno sloveno che non abbia visitato una volta la Penisola. Il vostro è un paese patrimonio mondiale della cultura, apprezziamo il vostro stile, la moda, il design, la cucina, la musica, le automobili. Sono a Roma da più di 3 anni e posso dire che l’idea che abbiamo è confermata.
Il vostro paese ospita numerose comunità “straniere”, basti pensare a quella italiana ad ovest e quella ungherese ad est. Inoltre, negli ultimi anni è in aumento quella serba e bosniaca. Qual è l’atteggiamento del paese sul tema dell’immigrazione?
In Slovenia ci sono due minoranze che noi chiamiamo storiche, autoctone, quella italiana ad ovest e quella ungherese ad est; queste sono tutelate dalla Costituzione ed hanno diritto ad eleggere i loro rappresentanti in Parlamento, hanno uno status speciale, ad esempio i documenti nella loro lingua. Con queste due minoranze non abbiamo problemi. Poi ci sono “nuove minoranze” ad esempio quella serba e bosniaca ed altre comunità frutto di una immigrazione recente che non hanno questo status.
Ci sono serbi e bosniaci che si sono trasferiti ai tempi della Federazione e che quindi erano jugoslavi, molti poi sono restati. Durante l’ultima guerra balcanica c’erano molti profughi, tra i 30mila ed i 70mila hanno trovato rifugio nel nostro paese. Noi li abbiamo accolti a braccia aperte perché li “conoscevamo”. Nel 2015 c’è stato un nuovo flusso di migranti che venivano attraverso la rotta balcanica, in un anno circa mezzo milione di persone ha attraversato il territorio sloveno dove abitano 2 milioni di persone. Questo ci ha fatto un po’ di paura perché erano persone che non conoscevamo, non sapevamo chi fossero e quindi è stato necessario fare qualcosa. All’epoca abbiamo sostenuto la posizione italiana sul tema dell’immigrazione, ovvero che fosse un problema che riguardava tutta l’Europa; abbiamo aiutato l’Italia con la nostra nave nel Mediterraneo, abbiamo messo a disposizione anche alcuni centri di accoglienza, abbiamo mostrato la nostra solidarietà.
A breve si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Qual è il vostro rapporto con la Ue? Qual è il rapporto degli sloveni con la Ue e cosa deve fare Bruxelles per migliorare?
Nel 2003, ovvero un anno prima della nostra adesione noi abbiamo organizzato un referendum in materia ed all’epoca votarono a favore dell’Unione europea quasi il 90% degli sloveni. Se oggi si facesse questo referendum credo che non raggiungerebbe questo livello record, anche se la maggioranza della popolazione è favorevole alla Ue, per le tante ragioni che abbiamo già detto.
Ci sono critiche certo, principalmente per come la Ue ha gestito la crisi migratoria, critiche sulla distanza tra istituzioni e cittadini, con i bisogni e gli interessi delle popolazioni che sembrano essere messi da parte. La commissione è diventata troppo politica; c’è troppa burocrazia.
A breve però avremo le elezioni europee che ritengono siano le più importanti dal 1979 ad oggi, quindi è importante andare a votare per esprimere il nostro parere sul futuro dell’Unione e sull’integrazione europea.
Ettore Bertolini - Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia
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