(ASI) Roma. Per le grandi interviste esclusiva di Agenzia Stampa Italia abbiamo avuto il piacere di incontrare S.E. Tomàs Ferrari, Ambasciatore della Repubblica Argentina in Italia. Nel corso di questo colloquio il rappresentante di Buenos Aires ha ribadito i forti legami economici, politici e culturali che uniscono i due Paesi e che fanno dell’Argentina la nazione più italiana al mondo dopo…l’Italia.
Nella conversazione abbiamo anche analizzato i possibili investimenti che gli imprenditori italiani potrebbero effettuare nello Stato indiolatino con vantaggi per ambo le parti.
Lo scorso anno, Buenos Aires ha ospitato il G20 dando lustro e prestigio internazionale all'Argentina. Qual è l'eredità di questo evento? Quali effetti, diretti e indiretti, ha generato sull'economia della capitale e nel resto del Paese?
Il G20 è stato sicuramente l’evento internazionale più importante tra quelli ospitati dall’Argentina perché queste riunioni non sono solo quelle del G20 finale ma ce ne sono tante altre che si svolgono nel corso dell’anno legate al lavoro, all’educazione, alla cultura, all’economia che si sono svolte in varie città argentine. E questo ha sì comportato un’organizzazione grandissima per permetterci di ospitare presidenti, primi ministri, ministri ed un numero elevato di personalità ma al tempo stesso è stata un’opportunità per mostrare che l’Argentina è un grande paese all’altezza di questo compito, con un sistema infrastrutturale adeguato per ospitare un evento di questo tipo. È stata una grande opportunità per presentare il nostro paese come meta turistica e per ospitare altri eventi a questo livello. E questo vale non solo per Buenos Aires che ha ospitato la riunione finale; siamo riusciti a valorizzare tutto il paese, la Patagonia, le regioni del Sud, le montagne del Nord, tutte quelle zone che spesso vengono dimenticate da chi tende ad identificare l’Argentina unicamente con la sua capitale.
L’Argentina è, insieme al Brasile ed al Venezuela, uno dei principali paesi della regione indiolatina. Considerando che in questo momento Caracs sta vivendo una forte crisi politica e Bolsonaro si è insediato da poco, Buenos Aires può ambire a recitare il ruolo di locomotiva del Sud America?
Sarebbe molto bello se accadesse. Come ha già detto lei, per il Venezuela dobbiamo attendere una soluzione al conflitto interno; il Brasile ha iniziato il suo cammino ma è ancora molto lento. Noi abbiamo da poco avviato una ristrutturazione economica importante per riprenderci dall’eredità del governo precedente. Il presidente Macri ha deciso di compiere una ristrutturazione lenta, dopo che lo scorso anno ha mosso i primi passi in questo senso. Siamo nel pieno di un nuovo Piano economico per la ristrutturazione del debito, per contenere l’inflazione ma abbiamo un grande potenziale. Un vecchio economista diceva l’Argentina non deve essere vista su base annua ma analizzata nel lungo periodo. Cedo che con il nostro potenziale e un altro anno di attuazione del nuovo Piano economico possiamo ricominciare la nostra crescita diventare una locomotiva per l’America del Sud. Siamo fiduciosi.
Le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale parlano di una crisi ancora perdurante che avrà fine a partire dal 2020, quando l'economia argentina dovrebbe tornare a crescere. Quali sono le riforme messe in campo per venire incontro a questa situazione?
Ci sono le riforme varate negli ultimi due anni dal presidente Macri. A breve termine abbiamo un problema di deficit ed abbiamo la necessità di azzerarlo ed abbassare l’inflazione. Ripartire da una crescita di almeno il 2% e ristrutturare il debito. Queste sono le condizioni necessarie per bilanciare l’economia e far ripartire la crescita. Abbiamo bisogno di nuovi investimenti. Abbiamo bisogno di nuove infrastrutture: porti, aeroporti, autostrade. Possiamo offrire molte opportunità di investimento internazionale.
In Argentina vive una vasta comunità di cittadini di origine italiana. Quanto questo ha influito sullo stile di vita del vostro paese? E che influenza ha avuto nei rapporti tra i due paesi?
Si dice spesso che l’Argentina è il paese più italiano al mondo dopo l’Italia. Più o meno la metà della popolazione è di origine italiana, io sono originario della Liguria; il presidente Macri ha chiare origini italiane. L’influenza della cultura italiana è grandissima. C’è stato un vasto fenomeno migratorio iniziato nel 1870 e durato fino al secondo dopoguerra e questo ha fatto sì che la cultura italiana sia diventata parte di quella argentina: si mangia italiano, si parla spagnolo ma con accento italiano. Ci sono forti vincoli di sangue, e noi qui ci sentiamo a casa. Possiamo dire che i nostri sono due paesi in uno.
L'agroindustria è tradizionalmente uno dei settori più importanti in Argentina. Quali spazi di investimento esistono per le imprese italiane in questo ambito, specie in termini di innovazione e sostenibilità della filiera? Che ruolo può svolgere in questo senso la folta comunità imprenditoriale oriunda in Argentina?
Ci sono grandi opportunità perché tutta l’esperienza delle PMI italiane nel settore agricolo e ortofrutticolo, penso ad esempio all’Emilia Romagna, al Veneto ed alla Lombardia, è maggiore della nostra. Quindi ci sono ottime opportunità anche per trasferire conoscenze e sviluppare nuovi macchinari. Avete una grande esperienza nel settore alimentare, si pensi alla pasta o agli insaccati o a tutti i vostri prodotti alimentari trasportati in Argentina dagli immigrati che però l’hanno adatta al nostro paese. Il concetto di qualità italiana può essere trasferito in Argentina. Ci sono tutte le potenzialità per rendere ancora più stretto il legame economico tra i nostri due paesi.
Cosa rappresenta l’Italia per gli argentini? Soprattutto a livello culturale e turistico?
Quando un argentino organizza un viaggio in Europa pensa a Roma, o comunque all’Italia in generale. Gli viene naturale ricercare le sue radici. Ogni argentino vuole conoscere il paese dei suoi avi. Io stesso sono andato a ricercare le mie origini in provincia di Genova. L’Italia rappresenta il punto di riferimento per la cultura, la storia e per scoprire qualcosa in più sulla propria famiglia.
Quali sono i rapporti e le opportunità di commercio e investimento tra i sistemi produttivi argentini e le PMI italiane, in virtù del recente programma "Italia en 24" e in occasione del recente incontro tra il Presidente argentino Macri e il Presidente del Consiglio Conte?
Come abbiamo già detto per le PMI c’è la possibilità di investire nel settore alimentare o ortofrutticolo. C’è poi questo programma sviluppato dall’ambasciata italiana in Argentina, molto interessante, molto utile che permette di visitare tutte le provincie argentine per mostrare il mercato e illustrare le opportunità di investimento presso imprese argentine. È un buon programma di promozione commerciale e crediamo possa portare buoni risultati. In Europa ed in Italia non abbiamo un programma simile ma ovviamente siamo in contatto con la Camera di commercio e gli imprenditori per illustrare le potenzialità della nostra economica.
Sei anni fa è stato eletto Papa Jorge Bergoglio. Il primo pontefice sudamericano ed argentino della storia. Cosa ha rappresentato per il vostro paese come ha influito sull’argentina in questi anni?
L’elezione di Papa Francesco è stata una grande sorpresa e un grande onore: il primo pontefice sudamericano, argentino ed italiano della storia. È per noi un motivo di orgoglio, per tutta la società argentina. Il turismo dall’Argentina verso l’Italia è aumentato; sempre più argentini vengono a Roma per vedere il Papa. È un grande onore perché mai avevamo pensato di avere un Papa argentino. Abbiamo un referente spirituale unico nel mondo. Oggi l’argentino più famoso al mondo è a San Pietro. È davvero un grande onore.
Ettore Bertolini - Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia
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Si ringrazia Andrea Fais per il contributo dato alla formulazione delle domande.