(ASI) Chi meglio di Nevio Scala può spiegare con saggezza e profondità il momento vissuto dalla Juventus, dal suo Parma, e dall’Inter in piena crisi? Una intervista ricca di ricordi, una riflessione sulla sua stagione a Perugia, città che tanto gli ha dato, ma esperienza che, manco a dirlo, non ripeterebbe.
Mister Scala, lei è la migliore espressione del Parma riemerso dalle ceneri anche grazie al suo contributo. Sabato scorso ha recuperato due gol alla Juventus. Ci faccia capire il momento delle due squadre.
La Juventus è una società organizzata, preparata, avanti di dieci anni rispetto a tutte. Pianifica il futuro giorno dopo giorno. La squadra ha vissuto un periodo di flessione, complice anche l’eliminazione in coppa Italia contro l’Atalanta. A Parma mi è parsa un po’ deconcentrata. Ha un vantaggio importante e ci sta di vivere momenti di flessione. Allegri sa come rimettere tutti in careggiata. Il Parma viene da qualche stagione tribolata, ma sta disputando un campionato importante. L’augurio è che possa continuare così.
Sabato il Parma ospiterà l’Inter. I nerazzurri sono in crisi profonda. Spalletti, almeno secondo le ultime dichiarazioni di Marotta, è in una posizione ben salda. Rumors piuttosto costanti parlano invece di Antonio Conte. Cosa ne pensa?
L’Inter è una squadra difficile, la piazza è complicata da sempre. Non è semplice comprendere cosa è accaduto negli ultimi anni. Anch'io pensavo che con Spalletti le cose potessero cambiare, ma forse si è incrinato il suo rapporto con alcuni calciatori. Le difficoltà dell’Inter sembrano psicologiche, non tanto fisiche o tattiche. Le voci sul futuro non aiutano a mantenere la tranquillità. Conte può essere una possibilità, visto il rapporto esistente tra lui e Marotta. Il calciomercato continua, fa parte del calcio, ma in questo momento le chiacchiere non giovano a nessuno.
Cosa pensa della introduzione della tecnologia nel calcio in particolare del Var? Se ci fosse stato ai suoi tempi, quale ingiustizia, probabilmente, non avrebbe subito?
Non ho recriminazioni da fare, ho subito alcuna ingiustizia, abbiamo vinto, così come abbiamo perso. La differenza sta nel fatto che probabilmente affrontavamo il mondo del calcio con maggiore serenità. Oggi vedo eccessiva esasperazione. Il Var è ancora in fase di sperimentazione, ha bisogno del giusto tempo per essere adeguatamente metabolizzato. Anche gli arbitri hanno bisogno di tempo, e quella procedura potrebbe aiutarli ad essere più tranquilli.
Anche Trapattoni si è dato ai social network, twitta che è un piacere. Lei cosa ne pensa? I vari strumenti di comunicazione di massa come hanno modificato il rapporto tra calciatore e allenatore?
Non sono tecnologico e vivo serenamente, ma riconosco l’importanza della tecnologia, anche se, talvolta, la si adopera con cattiveria e qualunquismo. I social dovrebbero essere adoperati nella maniera corretta.
A proposito di Trapattoni, cosa vi siete detti al termine del quarto di finale di Champions League tra il suo Borussia Dortmund ed il Bayern Monaco. I bavaresi, compreso il Trap, recriminarono molto.
Non ricordo le parole esatte. C’erano Beckenbauer e Rummenigge molto arrabbiati. Durante una intervista rilasciata ad una televisione tedesca ricordo che espressi tutta la mia soddisfazione, mentre Giovanni era davvero arrabbiato. Secondo lui, il Bayern non meritava di perdere. Noi raggiungemmo con merito la semifinale di Champions League dove fummo sconfitti dal Real Madrid, che poi conquistò la coppa. Nella fase a gironi eliminammo anche il Parma di Ancelotti. Considero quella una pagina importante della mia carriera.
Qual è stata l’esperienza più bella, la vittoria più importante della sua carriera ed il calciatore più forte che ha allenato?
In testa ci metto i sette anni di Parma, dove abbiamo vissuto soddisfazioni incredibili ed irripetibili. Ho allenato tanti calciatori molto forti, apprezzabili umanamente e dotati di grandi qualità tecniche. Se proprio devo fare un nome, dico Gianfranco Zola.
Qual è stata l’esperienza che non rifarebbe?
Ce ne sono due. La prima è la parentesi Perugia. Non tanto per la città che, anzi, mi ha accolto e voluto bene. Abitavo in un bellissimo appartamento, panorama straordinario, non scopro certo io che la città è stupenda. Piuttosto con Gaucci l’esperienza non è stata certo positiva, e potessi tornare indietro non la rifarei. Un’altra parentesi negativa è quella vissuta in Turchia, al Besiktas. Sono rimasto otto mesi ed eravamo secondi in classifica. Anche li ho trovato tanti amici con cui ho condiviso momenti bellissimi, battute di caccia straordinarie, ma i rapporti con la dirigenza non erano certo idilliaci.
Quale progetto la stimolerebbe a mettersi di nuovo in discussione ?
Ci sono momenti in cui mi viene proprio voglia di tornare in campo. I miei figli e mia moglie però mi riportano con i piedi per terra, ricordandomi che ho avuto tutto quello che un allenatore può desiderare. Dopo cinquant’anni di calcio penso sia inevitabile provare un pizzico di nostalgia, ma ci fosse un’occasione stimolante, saprei come convincere la famiglia a ripartire. Intanto mi tengo aggiornato, sarebbe un errore farsi cogliere impreparato.
Raffaele Garinella – Agenzia Stampa Italia