(ASI) Non più tardi di sette giorni fa avevamo tessuto le lodi a Luciano Spalletti. Soddisfacenti erano sembrati i recuperi di Dalbert e Joao Mario. Non ce ne voglia il tecnico di Certaldo, ma dopo la sconfitta di Bergamo si merita una bonaria tirata d’orecchie.
L’Inter veniva dalle fatiche di coppa, non certo dal torneo dopolavoristico. Alla luce di questo aspetto, alcuni calciatori avrebbero dovuto rifiatare.
Non serve fare nomi, ma si guardi la partita, e verrà naturale individuare chi, forse per la fisiologica stanchezza, forse per differente collocazione tattica rispetto alle recenti gara, non ha pienamente convinto.
Fisiologico calo, naturale, quello che ha portato alla sconfitta di Bergamo, clamorosa nel punteggio, anche se più leggera rispetto alle cadute contro le squadre emiliane,-si legga Sassuolo e Parma-, di inizio stagione.
È un bene per Spalletti che non si siano viste quelle amnesie di inizio stagione, l’unica nota positiva dell’Inter annichilita e sovrastata sotto il profilo fisico e atletico dagli uomini di Gasperini.
Le quattro pappine rendono onore all’Atalanta per quanto prodotto in campo. Quattro è il numero che accumuna Inter ed Hellas Verona. Da Bergamo a Brescia, poca distanza, stesse reti incassate.
Gli scaligeri sono partiti con l’obiettivo di tornare in serie A, di diventare campioni indiscussi della cadetteria. Per vincere si sono affidati ad un campione del mondo come Fabio Grosso.
I risultati, almeno fino a questo momento, non hanno soddisfatto. GROSSO errore? Impossibile dirlo con certezza, ma qualcuno ha pensato al ritorno in panchina di Cesare Prandelli, che ha già guidato l’Hellas Verona dal 1998 al 2000.
Un sogno, solo questo al momento, con l’Udinese attenta a monitorare l’ex commissario tecnico della Nazionale.
A proposito di Nazionale, sempre da Verona giunge la notizia delle dimissioni di Ventura da allenatore del Chievo.
La permanenza dell’altro ex commissario tecnico degli azzurri sulla panchina gialloblù è durata meno dell’estate vissuta da Drupi in una celebre canzone.
Non mangerà il panettone di Campedelli, ma per sua scelta. Al Chievo pensano a Mimmo Di Carlo. La Verona calcistica riflette, e pensa con nostalgia ai bei tempi andati di Osvaldo Bagnoli e Gigi Delneri.
È tempo di scegliere, ci si gioca il futuro sportivo. Le domande attendono risposte.
Grosso, dunque, sarà sostituito da Prandelli? Di Carlo sarà il nuovo allenatore del Chievo?
Volendo rispondere alla prima domanda, bisognerebbe tenere a mente le parole di Giorgio Vasari, secondo cui Verona, per sito, costumi ed altro, è simile a Firenze, città tanto cara a Prandelli.
Per convincere il tecnico di Orzinuovi basterà fargli recapitare una copia de “Le Vite”? Forse no, mentre potrebbe essere più semplice convincere Di Carlo ad accettare la panchina del Chievo. Qualora accettasse Chievo, almeno il panettone dovrebbe essere assicurato. Per la salvezza bisognerebbe fare un’impresa.
Shakespeare immaginò a Verona gli amori leggendari di Romeo e Giulietta, perché non immaginare Prandelli da una parte dell’Adige, e la salvezza, magari con Di Carlo, un altro ritorno, dall’altra?
Le notizie, miei cari lettori, sono di prima mano, molto ufficiose. Restino tra di noi, strettamente confidenziali, quindi... zitti, zitti...
Raffaele Garinella-Agenzia Stampa Italia