“Treni storici per la crescita e la riscoperta d’Italia”. Intervista esclusiva al Direttore Generale di Fondazione FS Ing. Luigi Cantamessa

cantamesssa 2(ASI) Sarà il treno a far rinascere le province d’Italia? Secondo l’ingegner Luigi Francesco Cantamessa Armati, la risposta è si. Direttore Generale di Fondazione FS, divisione che gestisce il patrimonio storico del Gruppo FS Italiane, Cantamessa ha 41 anni, ma la passione per il treno lo accompagna da sempre.

 Originario di Trescore Balnearo, nella provincia Bergamasca, ingegnere meccanico e macchinista, si definisce “innamorato del treno”. L’obbiettivo di Cantamessa è chiaro: trasformare questo amore per i treni in un fenomeno di costume, ed economico, capace non solo di coinvolgere anche persone che nei treni non hanno mai avuto interesse, ma soprattutto di utilizzare il treno storico per rilanciare le economie di provincia del bel paese. 

A margine della conferenza stampa di presentazione della miniserie documentario “L’Italia del Treno”, tenutasi ieri a Roma presso la sede del Gruppo FS Italiane, l’ingegner Cantamessa ci ha cortesemente rilasciato una intervista esclusiva spiegando i punti cardine della propria visione e di quella di Fondazione FS.

- Ingegner Cantamessa, come è stato possibile trasformare il treno storico da mezzo riservato agli appassionati e ai cultori, in fenomeno di costume adatto a tutti?

Sicuramente è stato possibile grazie al supporto del Gruppo FS Italiane, e di Trenitalia in particolare. Tutto il gruppo ci ha creduto e si impegnato per giungere a questo risultato. In effetti si tratta di puntare sui nostri patrimoni artistici, storici e naturalistici. Il treno d’epoca costituisce il vettore  ideale per andarli a riscoprire all’insegna di un turismo “slow” che consente di apprezzare al meglio le bellezze e le attrattive di molti suggestivi angoli dell’Italia. Chiaramente era necessario offrire  il treno d’epoca come attrattiva turistica, ma per farlo con continuità si doveva disporre di mezzi sempre efficienti e pronti all’uso, al fine di garantire un servizio capillare e costante. Questo è stato possibile, come ho già detto, grazie al supporto di tutto il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, ma anche soprattutto tenendo conto della vocazione turistica del paese. Tale comparto è in continua crescita e destinato ad ampliarsi esponenzialmente nei prossimi anni. Bisogna quindi sfruttare questa opportunità al meglio.

- Parlando di prospettive per il futuro; si punta ad una crescita che passa attraverso la riconquista di spazi commerciali lasciati liberi a causa del mutamento della domanda? Oppure si punta ad una crescita esponenziale affiancando e incentivando anche la normale domanda commerciale?

Ci sono in Italia 3500 km di ferrovie bellissimi che salgono dal mare alla montagna, in territori poco antropizzati. Li il treno ovviamente non trasporta più ne persone, ne cose. Questo è l’eterno problema dei rami secchi ferroviari. Pensiamo, guardando i numeri degli ultimi 3 anni di attività di fondazione FS, di averlo potenzialmente risolto caricando queste meravigliose ferrovie di turisti. La maggior parte sono esteri. Si tratta di un turismo del Nord Europa che cerca  queste ferrovie che fanno “zig – zag” da un versante all’altro di una valle, che accostano laghi, zone meravigliose di vigneti. Facendo percorrere  queste zone da treni d’epoca un turista si trova immerso in un esperienza unica di silenzi, di rumori e di profumi. Tutti conosciamo il celebre Trenino Rosso del Bernina, che va da Tirano a Saint Moritz, patrimonio dell’Unesco. Alcune linee ferroviarie italiane dell’interno, non hanno nulla da invidiare alle meravigliose ferrovie alpine d’oltralpe. Pochi sanno ad esempio che la Valle dei Templi di Agrigento è attraversata da un binario ottocentesco che ferma a poche decine di metri dai templi della Magna Grecia e che si può percorrere con una Littorina d’epoca della Fondazione FS. La Val D’Orcia, la Valle dei Silenzi, leTerme di Bagno Vignoni; si possono raggiungere in treno “slow”. Slow è tutto. Dal viaggio al modo di viaggiare, al modo di ascoltare, i silenzi e i rumori di questa provincia meravigliosa. Noi crediamo che chi vada a Venezia, come a Firenze, come negli altri grandi centri turistici del nostro meraviglioso paese, debba rimanere uno o due giorni in più per provare l’esperienza dei nostri borghi e della nostra provincia. Questi chilometri di ferrovie riaperte, e di binari senza tempo sono il modo per riscoprirli.

- Perciò si tratta anche di un volano per le economie locali?

Uno studio dell’università britannica di Londra, ha visto che per ogni euro che il turista spende nell’acquisto del biglietto del treno storico, almeno due, quindi spesso anche più di due, rimangono sul territorio. Ma è molto facile. Quando qualcuno sale sui nostri treni turistici mangia in una trattoria tipica, compra un ricordo del territorio, magari del vino per esempio, e poi magari paga un ingresso al museo, in un borgo piccolo; tutto questo significa incrementare la microeconomia locale. Ecco perché il turismo ferroviario consente di ottenere questi tre grandi risultati: il recupero dell’esistente, la bonifica di vecchie infrastrutture abbandonate e, terzo, alimentare l’economia vera e sostenibile dei nostri borghi e della bella, bellissima, provincia italiana.

(Per ulteriori approfondimenti sulla mini serie documentario “L’Italia del Treno”, vi invitiamo a consultare il nostro articolo in merito)

 

Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia    

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