(ASI) Non lasciatevi ingannare dal titolo irriverente, il Santo Padre non ha abbandonato il rigore che lo contraddistingue né tanto meno si è tuffato in una smoderata mondanità. Piuttosto il contrario.
In questi ultimi giorni Papa Francesco è divenuto destinatario di attenzioni da parte dell’industria di alta classe e del gotha dell’ambiente culturale mondiale. Parliamo, in particolare, della Lamborghini, auto sportiva ed elegante per eccellenza, regalata al Pontefice dalla nota casa automobilistica. La vettura, bianca con decorazioni gialle in onore dei colori dello Stato Città del Vaticano, è stata autografata da Francesco, che ha apposto la sua firma sul cofano anteriore del veicolo. In ossequio alle scelte del Santo Padre ed in linea con il suo profondo desiderio di vivere nel modo più semplice possibile, il regalo è stato messo all’asta nel Principato di Monaco dove è stato prontamente battuto a più del doppio del suo valore di mercato per € 715.000. Il ricavato sarà destinato alle opere di carità, come avvenne per la moto Harley Davidson. Tra i progetti dichiarati dalla Santa Sede ci dovrebbero essere, secondo Sotheby’s, gli interventi nella città di Mossul, distrutta dallo stato islamico e gli aiuti in Centro Africa. Ricordiamo ai lettori che il Pontefice viaggia a bordo di una Ford Focus di età imprecisata e non disdegna di spostarsi con una Renault R4 del 1984, in dotazione al parco macchine del Vaticano.
Ma anche l’industria del cinema s’interessa di Francesco. Il pluripremiato regista Wim Wenders, che da piccolo voleva fare il prete, presenta al Festival di Cannes 2018, il suo film sul Papa. Con la delicatezza e la profondità che lo contraddistingue, il direttore tedesco dichiara di aver girato un film con Francesco e non su Francesco. Tanti gli aspetti toccati dal cineasta germanico, come la vicinanza agli ultimi, la lotta contro la pedofilia, i bambini malati, la semplicità nel comunicare temi di rilevanza mondiale. Wenders ha lavorato al progetto dalla fine del 2013 ed ha cercato di permeare la pellicola della presenza del Santo Padre, come a cercarne le tracce, le orme, quasi a desiderare di essere una presenza nascosta al suo fianco. Dalla trama emerge prepotentemente il profondo legame che Francesco ha con il cammino millenario della Chiesa, con i precedenti pontefici e con i nuovi temi da affrontare.
La camera a volte indugia, ricordando Nel cielo sopra Berlino, come a volerci chiedere maggiore attenzione, maggiore profondità. Emerge chiaramente dallo sviluppo degli avvenimenti e dal tessuto narrativo, l’ammirazione per un uomo che riesce a dire cose vecchie per illuminare tempi nuovi. Il “buonasera” del Papa il giorno della sua elezione diviene paradigma della Chiesa che parla ad ognuno di noi, non ad una massa indistinta di essere indefiniti. Guardando il film sembra di essere collaboratori del Papa, persone al suo fianco che lavorano con lui, impegnati quotidianamente nella fatica della Chiesa, animati da una gioia che diviene cartina di Tornasole della fede. Un cristiano non può essere triste, come dice spesso Francesco.
Francesco Maiorca – Agenzia Stampa Italia