(ASI) Chieti – In questi giorni è montata a Chieti la querelle sulla XXIII edizione del Presepe Vivente e sulle caratteristiche e fattezze della natività. A tal proposito, ecco un breve approfondimento sulla rappersentazione della divinità tramite il Presepe.
In Italia, il culto della devozione cristiana delle statue si affermò definitivamente, fra Tarda Antichità e Alto Medioevo, con l'arrivo dall'Oriente dei monaci basiliani, scacciati dall'iconoclastia dell'Imperatore Leone III “Isaurico” (Germanicea 675 circa – 18 giugno 741).
Proprio nel periodo Medievale ha origine la nascita dei primi Presepi che di fatto sono la rappresentazione o tridimensionale o scenica della Sacra Famiglia e della Natività del Bambin Gesù che affonda nella tradizione di antiche religioni precristiane e nei Vangeli.
La Chiesa Cattolica, ad esempio, interpretando, i Vangeli di Luca e Matteo e alcuni apocrifi, ha sottinteso che Gesù, essendo nato in una mangiatoia, fosse venuto alla luce in una capanna o in una grotta.
La figura della grotta, ha una forte valenza mistica e religiosa per molti popoli antichi e soprattutto per quelli mediorientali: infatti si credeva che anche Mitra, una divinità che ha diverse caratteristiche simili al Cristo, dio persiano venerato anche fra i soldati romani a partire dal III secolo d.C. ( da molti chiamata anche Sol Invictus), fosse nato in una grotta il 25 dicembre. Anche il Greco Dioniso (il Romano Bacco) che secondo certi studiosi veniva appellato anche lui come “Bambin Santo” fu portato al sicuro da Hermes in una grotta sacra.
Altri dettagli, da cui sono state riprese le scene del Presepe, sono invece ispirati o da tradizioni sacre di altre religioni o dai contenuti dei Vangeli apocrifi.
Il luogo della nascita di Gesù Bambino, cioè Betlemme, è indicato negli scritti di San Girolamo (IV - V sec. d.C.)
Ad esempio, il bue che scalda col fiato Gesù Bambino, è da sempre un animale sacro in alcune zone dell'est asiatico e nel mondo greco – romano, per il suo ruolo sacrificale. Animale forte, ma sottomesso, rappresenterebbe i Cristiani fedeli al Cristo fino alla fine della vita.
Anche l'asinello era sacrificato dai pagani classici nel recinto sacro di Delfi e il Libro dei Numeri ne parla come dell'essere vivente che comprende Dio meglio degli uomini.
La figura dei Magi, deriverebbe da alcuni vangeli apocrifi, come quello armeno, che gli identifica come tre sacerdoti persiani che avevano un potere che era sia politico che religioso. Anche questa origine persiana, sembrerebbe molto aver a che fare col culto di Mitra.
La prima vera rappesentazione della Natività e della Epifania si può considerare l'affresco delle catacombe di Santa Priscilla nel II secolo d.C..
Quando il culto cristiano divenne libero o, addirittura, religione ufficiale romana, le scene della Natività e dell'Epifania, andarono ad adornare con affreschi, dipinti, bassorilievi, le pareti delle Chiese paleocristiane.
Alcune di queste opere d'arte sono presenti nel Duomo di Milano, nella Cappella Palatina di Palermo, nel Battitsero di S.Maria a Venezia, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere e in Santa Maria Maggiore a Roma.
A partire dal XIV secolo e per tutto il Rinascimento, nascono i primi presepi artistici. Artisti del calibro di Piero della Francesca, Giotto e del Perugino, si sono cimentati nella realizzazione della Sacra Famiglia.
Il primo presepe vivente , fu, invece, realizzato da San Francesco d'Assisi nel 1222 a Greccio, come narra Tommaso da Celano, evento dipinto da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore d'Assisi, da cui si ispirano le altre centinaia di rappresentazioni della Sacra Natività che avvengono in tutto il mondo cristiano.
A tal proposito, ecco il testo della “Vita Prima” di Tommaso da Celano sul Presepio di Greccio (cap XXX 84 – 86):
“....è degno di perenne memoria e di devota celebrazione quello che il Santo realizzò tre anni prima della sua gloriosa morte, a Greccio, il giorno del Natale del Signore. C’era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: «Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello». Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.
E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. [...] I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima. Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. [...] Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo....Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia”.
Tutte queste rappresentazioni simboliche, rituali, divine sono state mutuate dal Paganesimo e dall'ideologia dello Stato Romano, di cui la Chiesa Cattolica ha ripreso la struttura nel V secolo, ereditandone il Sincretismo, ossia la capacità di fondere e assorbire in sé delle teorie filosofiche o teologiche diverse, oppure immagini dal forte valore sacro e simbolico, per cui anche il Presepe può essere rappresentato in modo eterogeneo, in base alle caratteristiche, alle usanze e alle tradizioni stesse del posto.
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia
*Foto Presepe Vivente di Chieti 2018, Madonna nigeriana con bambina nel ruolo del bambinello Gesù.