(ASI )Da 140 a 280. Raddoppiare i caratteri nella speranza di raddoppiare gli utili e gli utenti, quelli che sono bloccati da mesi sulle stesse cifre. Jack Dorsey cerca il colpaccio e con migliaia di utenti ha iniziato a provare tweet lunghi il doppio. Ma davvero 140 caratteri in più cambieranno lo scenario?
Ci rimetteranno i maestri della sintesi e i twittaroli veri, quelli che tengono in vita il social network, anche se per i vertici dell'azienda la svolta sarà decisiva.
#Twitter280 è l'hashtag che si è reso protagonista di migliaia di tweet di protesta da parte degli utenti, scritti rigorosamente sotto i 140 caratteri. Dorsey motiva la sua scelta perché è convinto che non poter postare tweet da 141 generi stress, frustrazione e quindi disaffezione per il social dei cinguettii. Gli utenti che amano scrivere si lamenterebbero anche con l'impossibilità di pubblicarne 281. Ma senza limite, un social network che già sta perdendo la sfida di popolarità con Facebook, Snapchat e Instagram, riuscirà a recuperare denaturando il suo stile?
Non è certo che un raddoppiamento in caratteri garantisca doppia qualità. I problemi di Twitter (scarsa popolarità, contenuti sovrapponibili a Facebook, poco appeal verso i giovani amanti delle immagini di Instagram, il perdurare dei tweet rispetto alle stories...) forse rimarranno.
"Se avessi voluto leggere un romanzo, mi sarei comprato un libro", queste le parole che esprimono il malumore generale nella battuta di un tweet (di 63 battute).
Cancellare il limite di 140 è solo il primo passo per denaturarsi, per perdere quel dna a cui tutti gli utenti raccolti finora (circa 330 milioni), sono visceralmente legati, oppure la fuoriuscita definitiva verso le sabbie mobili nelle quali l'uccellino 2.0 è imprigionato da un paio di anni?
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia