(ASI) Continuammo sulla scia delle interviste dei discendenti di personaggi famosi che hanno avuta una rilevanza nella storia della cultura italiana.
Parliamo oggi di Maffeo PANTALEONI, (Frascati, 2 luglio 1857 – Milano, 29 ottobre 1924) è stato un economista e politologo italiano.
Ha insegnato nelle Università di Camerino, Macerata, Venezia, Napoli, Pavia, Ginevra e Roma. E' stato anche direttore della Scuola di Commercio di Bari, nonché Direttore Generale della Cirio Esportazioni e fu un esponente dell'economia neoclassica. Fu anche direttore del Giornale degli economisti dal 1890 al 1924. Occasionalmente fu chiamato il Marshall italiano per la sua accanita difesa della politica economica del . laissez-faire
Figlio di Diomede Pantaleoni e di Lady Jane Isabel MASSY DAWSON. Il padre, (Macerata, 21 marzo 1810 – Roma, 3 maggio 1885) fu un un medico e politico italiano. Durante il pontificato di Pio IX (1846 - 1878) fece parte dei gruppi politici moderati che sostenevano programmi riformatori, dissociandosi dalla repubblica del 1849. Collaborò poi con Cavour intavolando trattative segrete (poi fallite) con la Santa Sede per risolvere la questione romana. (quelle con Napoleone III erano parallele e segrete e forse fecero fallire quelle di Diomede e Carlo Passaglia)
Il Sen Prof Maffeo Pantaleoni inizia la sua carriera politica come deputato radicale, eletto alla Camera col sostegno del Partito Socialista, pur avversandone sempre i principi. All'avvicinarsi della Grande Guerra è subito nazionalista e presto interventista, fino a collaborare strettamente col primo governo fascista e col ministro dell'Economia De Stefani.
Eletto deputato del Regno d'Italia venne espulso da Roma; fu nominato senatore il 6 novembre 1873 e scrisse varie opere di natura politica. Nel 1870 fu scelto come commissario degli Ospedali Riuniti di Roma e in tale veste restaurò l'Ospedale di San Rocco per le partorienti e le celate.
Il Sen.Prof. Maffeo PANTALEONI inizia la sua carriera come deputato radicale, in seguito nella sua vita, prima della prima guerra mondiale diventò un nazionalista e fu un politico anti-socialista, mantenendo stretti legami con il movimento fascista
Dal settembre al dicembre 1920 fu ministro delle Finanze della Reggenza Italiana del Carnaro, presieduta da Gabriele D'Annunzio.
A poco più di un anno dalla sua morte, il 1° marzo 1923 fu eletto e nominato al Senato del Regno da Re Vittorio Emanuele III.
Pantaleoni tentò di concilare la tradizione ricardiana con il marginalismowalrasiano, spaziando dalla teoria dei prezzi a quella della tassazione, dalla teoria dei cicli economici a quella dei sindacati industriali, dalla stima della ricchezza nazionale alla storia delle dottrine economiche, con il suo libro maggiore del 1889 Principi di economia pura.
Incontriamo a Milano, Riccardo Pantaleoni, diretto pronipote di Maffeo, in quanto settimo ed ultimo figlio di GIULIO nato da Adelchi ed Elisabetta Bandini Erizzo dei Marchesi di Rustano, da Camerino : dei sette discendenti diretti, cinque sono viventi: Isabella, Elisabetta, Francesco Saverio e Maffeo, fratelli e sorelle di Riccardo. Questi è autore di una biografia in tre volumi sul bisnonno economista dal titolo: Cronobiografia di Maffeo Pantaleoni ( edizioni youcanprint, 2015) . Quello che preme molto ai nostri lettori è conoscere il personaggio storico dal punto di vista “umano”.
Che cosa rappresenta per Lei, il sen. Maffeo Pantaleoni?
Maffeo Pantaleoni, è stato definito 'Il Principe degli Economisti italiani.
Aveva ricevuto geneticamente dal nonno Pantaleone, un carattere forte e impetuoso; dall'unione tra il padre Diomede e la madre irlandese Jane Isabelle, la predisposizione per l'apprendimento delle lingue straniere: Maffeo conosce Italiano, Francese, Tedesco, Inglese, Latino e Greco; dal padre l'eclettismo, inteso come apertura mentale verso ogni questione e materia. Appartengono invece solamente a lui l'amore per la libertà e l'indipendenza. Tre forze irresistibili, frutto del momento storico in cui vive, dell'educazione ricevuta e dell'esempio paterno, lo spingeranno sempre all'azione senza mai tirarsi indietro: il rigore morale, l'amore per la verità e l'amore per l'Italia.
Come poteva mancare l'amore per l'Italia, per il figlio di chi quell'Italia aveva contribuito a costruire?
Infatti, la sua adolescenza si forma a Potsdam, la città culla dell'esercito prussiano, dove l'ambiente militaresco lascia il segno nel giovane studente: sarà sempre istintivamente predisposto a risolvere in modo rapido, netto e deciso ogni questione pratica. Non è un carattere diplomatico e accondiscendente, rifiuta il compromesso che non sia un accordo libero tra le parti. L'amico De Viti lo definisce uomo “semplice e d’un pezzo, guidato sempre da pochi e dagli stessi motivi in tutte le manifestazioni della sua vita pubblica e privata... combattivo fino alla personalità....Il temperamento di polemista e lo spirito realistico lo portavano a personificare un’idea di battaglia in un uomo di lotta. E passava con rapidità fulminea dal principio astratto alla diagnosi del fatto concreto, e da questa al giudizio degli uomini”.
Questo suo carattere impulsivo naturalmente confliggeva con il vivere quotidiano in particolare per un politico.
L'impulsività del suo carattere lo spinge in alcuni casi ad errori di giudizio sulle persone, pronto sempre a ricredersi e a farne ammenda. Lottatore convinto ed entusiasta, grande e sincero, dà completa fiducia ad alcuni che forse non la meritano, ma che lo convincono con le loro battaglia economiche e politiche pubbliche; per contro si avvale della ferrea amicizia di uomini come Vilfredo Pareto, del quale accetta consigli e rimbrotti e col quale condivide idee e concetti economici, e di Napoleone Colajanni, esempio di specchiata moralità
Quella sua “eloquenza a revolverate, irruente nella parola e nel gesto, incapace di girare intorno a un preambolo”, i suoi paragoni ad effetto, sono colpi geniali che attirano l'attenzione, scolpiscono la memoria degli studenti, facendone un eccezionale maestro. In lui convivono sentimenti contrastanti: “irrequieto e tenace... profondo e superficiale, impulsivo e prudente”. Specifico: profondo nell'analisi scientifica e superficiale nei rapporti umani; impulsivo sempre, prudente se costretto.
La sua profonda umanità e l'intransigenza del suo credo morale, lo rendono debole nei rapporti umani e inviso in quelli politici. Sui valori morali non ammette deroghe, perché il suo sistema scientifico li postula come condizione essenziale. La selezione dei migliori, i soli atti a comandare in ogni realtà, che è concezione fondamentale nel suo pensiero, non riguarda solo le loro capacità, ma anche le loro doti morali, sono due condizioni necessarie, ma insufficienti se non entrambe operanti. Per Francesco Coletti: “La sincerità, nel Pantaleoni, è un fatto nativo, organico... una sincerità voluta, per riflessione, non è vera sincerità. Una sincerità di questa specie potrà portare, in certi casi, a dire il vero, ma moralmente sarà cosa ben diversa da quella spontanea e infrenabile che costituiva una delle maggiori ragioni della suggestione che il Pantaleoni esercitava sui lettori e su chi lo avvicinava”.
Si ricorda un particolare tramandato oralmente da suo padre su MAFFEO?
Era generoso, caritatevole ed umanitario . . amico dei poveri e dei bambini, con questi ultimi sapeva trovare accenti di tenerezza che non si sarebbe creduto potessero esistere in uno spirito critico e caustico come il suo, che pareva talora duro e spesso violento nella polemica scientifica e politica”. Ed effettivamente esistono alcune prove sulla sua generosità, sensibilità e bontà. Una è nel ricordo della figlia Marcella che vede l'amato padre rientrare senza cappotto una sera d'inverno e alla domanda di che cosa ne avesse fatto, lo sente rispondere: “L'ho dato ad un poveraccio che ne aveva più bisogno di me!”.
Vero che la sua forza intellettuale la si riscontrava dal suo giudizio severo non solo verso se’ stesso ma anche verso coloro che si rendevano oppure li considerava immeritevoli
Maffeo ha sempre disprezzato quelli che, al suo severo giudizio, erano immeritevoli, ma ciò può facilmente essere considerato un pregio del suo carattere, anziché un difetto, se si considera che, anche verso se stesso, la sua severità di giudizio è stata sempre un fattore determinante, capace di spingerlo sempre alla ricerca di verità scientifiche, incurante di facili e falsi consensi, come quando pretende dall'amico Loria critiche “più severe” su un suo libro.
L'amico dovrebbe dimenticare l'amicizia e scrivere esclusivamente “per la verità e per la scienza”. L'economista egoista e marginalista conosce a fondo l'amicizia. A Colajanni, che teme di perdere l'amico perché le proprie tesi economiche non concordano con le sue, risponde stupito: “Non so come vi venga in mente che io possa volervene per quello che scrivete in materia economica. Io non gli sono mica amico di uno perché è liberista o nemico di un altro perché è protezionista!..che c'entrano queste cose con l'amicizia?..”
Gli ultimi anni sono stati particolari e frutto di grandi delusioni personali e sciagure familiari che hanno cambiato il carattere del Pantaleoni.
Indubbiamente dal 1902 in poi tra le sciagure familiari e politiche si acuisce l’intransigenza morale e politica da un lato, mentre si affievolisce la sua disponibilità verso soluzioni di compromesso di qualsiasi tipo, e di comprensione per gli oppositori politici e per i nemici personali.
Il 1902 è un anno terribile per l'economista, quello dello scandalo bancario di Torino, la vicenda che più di ogni altra lascerà segni indelebili nella sua vita. Egli si vedrà coinvolto assieme a Giovanni Poli nel fallimento della Società Franco-Italiana, da loro ideata e da lui in particolare avallata con la sua carica di deputato. Sebbene innocente, nel processo non sarà neppure chiamato come testimone, e dopo due volumi scritti sulla vicenda per dichiarare la sua estraneità alla truffa, ne uscirà con le ossa rotte, in privato come in pubblico. La moglie Emma smarrirà la ragione, lui accusato da 'amici' e nemici, da tutta la stampa, difeso solo dai soliti Pareto, Ferrero, Colajanni, Emanuele Sella, si dimetterà da deputato solo dopo aver chiarito e denunciato le calunnie, ma nel frattempo si rompe il suo equilibrio familiare: la moglie in clinica, la madre morta in quegli anni, come il fratello Raoul, tutto è cambiato. Da questo anno in poi, Maffeo rigetta ogni sentimento umanitario e di solidarietà che in passato lo aveva avvicinato addirittura a socialisti e sindacalisti: la recrudescenza della sua ostilità verso ogni forma di socialismo, di umanitarismo, di solidarietà sociale, già flebile per la sua preparazione culturale di tipo elitario, selezionista, meritocratico scompare! Non solo, dunque, nelle sue idee economiche e nella sua formazione culturale, vanno ricercati i motivi dell'individualismo esasperato, del liberismo marginalista, del rifiuto della democrazia, della rabbia verso ogni forma di parassitismo, di consociativismo e di consorteria, degli ultimi vent'anni della sua vita.
Francesco Rosati - Agenzia Stampa Italia