La riforma costituzionale italiana, diktat americano e sovranità nazionale

ambaausa copy(ASI) Roma - Sembra, dalle dichiarazioni dell'ambasciatore americano a Roma, che la riforma costituzionale proposta dal Partito Democratico, che sventrerà la nostra Carta (forse) a dicembre, sia più che altro voluta dagli Stati Uniti. Difatti, John Philips, avrebbe asserito che se "vincesse il no", per l'Italia sarebbe "un grosso passo indietro".

Ora, bisognerebbe capire perché certi settori dell'estabilshment americano guardano con fervore alla vittoria del sì per la riforma costituzionale. Oltretutto, quando un ambasciatore si spinge a tanto, c'è sempre un grosso dietro le quinte, (il più delle volte malcelato). Ricordiamo come quanto spesso intervenisse l'ambasciatore americano sul Corriere della Sera nel 2011, quando Silvio Berlusconi intratteneva prolifici rapporti con Russia e Libia, e poco dopo siano saltati sia il Governo italiano, che la Repubblica socialista araba della Jamāhīriyya.

Le reazioni a tali dichiarazioni, sono state diverse, e stranamente, persino scomposte. Sembra veramente strano che i politici italiani abbiano scoperto di essere una sorta di "colonia" americana solamente nel 2016. E' comunque apprezzabile una sorta di risveglio, nell'auspicio che possa comunque portare ad un cambiamento vero, e non solo alla caccia alle streghe, vista la direzione della politica italiana degli ultimi 70 anni.

Torniamo tuttavia al punto focale: Renzi è molto ben visto a Washington, perfetta prosecuzione di tutti i governi tecnici succedutisi a quello legittimo (e abbattuto) berlusconiano. La scusa fondamentale è la tenuta della "governance" italiana: stabilità, riforme, semplificazione, investimenti. La realtà, è che personaggi come il Matteo nazionale non si ribellerebbero mai a trattati come il TTIP, anzi, sarebbero disposti a tutto pur di assecondare gli interessi d'oltreoceano, muniti di una spiccata propaganda. Purtroppo per i politici italiani che han reagito in maniera scomposta, la sovranità si recupera eliminando i vari giocolieri di Washington, non offrendo loro terreno fertile. Un Governo serio, avrebbe richiamato l'ambasciatore immediatamente, invece, si è preferita la solita bagarre parlamentare, che finirà nel giro di un giorno.

Ed eccoci alla riforma costituzionale: l'Italia, assassinata dal jobs act, in preda a mille problemi, si scanna per una riforma inutile, che non si situa affatto come primo problema nostrano. Tutt'altro. Eppure, questi sono gli interessi d'oltreoceano. E che per il momento, non cambi nulla. La riforma costituzionale e il suo fallimento sarebbero un rallentamento per l'Italia? Forse l'ambasciatore americano (lo sa bene invece) non rammenta che l'Italia è a crescita zero da un bel po'..

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

 

 

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