(ASI) Come la fenice risorge dalle proprie ceneri, così Vincenzo Nibali dopo momenti di crisi ha dimostrato ancora una volta di essere un campione vero, sovvertendo gli equilibri e riuscendo a risvegliare l’entusiasmo e la passione di tutti gli amanti di questo sport. “Vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta” affermava Giampiero Boniperti.
Nibali attacca anche quando non dovrebbe farlo, preferisce perdere piuttosto che non provare a vincere, per questo il pubblico lo ama.
Più forte delle aspettative, dei cali fisici, delle cadute ma soprattutto degli avversari.
Nibali in questa 99a edizione del Giro d’Italia sembrava un uomo sconfitto, fermo nelle retrovie della classifica, ma gli sono bastate solo due tappe per la resurrezione, pedalata dopo pedalata per dire:
“ragazzi sto arrivano, ci sono anch’io”. Lo squalo di Messina è l’unico corridore italiano insieme a Felice Gimondi ad aver vinto tutti e tre i grandi giri: Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta a Espana.
Il siciliano, dato ormai per finito ha zittito la critica affermando:
“Il mio unico pensiero durante una gara è non aver paura di fare mosse decisive. Se si pensa troppo, se inizia a giocare con il tempo, allora è finita. Bisogna non aver paura e seguire il proprio istinto. Ecco come ho costruito tutte le mie vittorie più belle.”
Con una forza d’animo fuori dal comune, sommata alla sua classe cristallina Nibali punta ora a conquistare la medaglia olimpica in occasione dei Giochi di Rio 2016.
Nel ciclismo come in ogni sport ci sono belle e grandi vittorie, poi ci sono le vittorie destinate a entrare nella leggenda. Anche i grandi campioni possono avere giornate nere che possono compromettere i tanti sacrifici e gli sforzi per arrivare al top ai grandi appuntamenti, ma il suo segreto è quello di non mollare mai, anche quando tutto sembra perduto lui vede sempre uno spiraglio di luce. Questo fa la differenza tra chi è un campione e chi vuole entrare nella leggenda, chapeau Nibali.
Francesco Rosati - Agenzia Stampa Italia