(ASI) Continua la crescita esponenziale dell’economia messicana, da tempo ormai membro del G20 e che insieme ad altre realtà in grande crescita ha ora dato vita al gruppo del Mikta, in cui riveste quasi un ruolo di guida.
Da tempo paese in grande crescita, quello centroamericano da circa due anni si sta giovando dell’ottimo lavoro svolto dal presidente Enrique Peña Nieto, che non ha fatto altro che far siglare a maggioranza ed opposizione il “Patto del Messico”un documento politico e programmatico che tramite 95 obiettivi articolate in cinque diverse aree tematiche stabilisce le priorità del paese e indica la strada per raggiungerli. Grazie a questo ambizioso piano a Città del Messico le istituzioni sono ripartite ed il paese ha ridato impulso alle sue riforme in primis quella energetica.
Lo scorso dicembre su iniziativa del presidente il Parlamento messicano ha deciso di porre fine al monopolio dell’azienda statale Pemex, petrolio medicano, che garantiva sì più di un terzo di tutte le entrate statali ma che entrata in una profonda crisi stava rischiando di mettere a rischio tutta l’economia nazionale, soprattutto a casi di una contrazione nelle esportazioni.
A rallentare il paese in questi anni sono state in particolare lacune tecniche, mancanza di investimenti e know how da parte di Pemex che ne hanno ostacolato la crescita su un mercato sempre più globale e competitivo, il paese non riusciva a sfruttare pienamente nemmeno i giacimenti posti nel Golfo del Messico.
La riforma voluta dal parlamento ha stabilito per i privati di operare con la compagnia pubblica attraverso determinate forme contrattuali al fine di rilanciare la produttività e la competitività dell’azienda; nelle intenzioni del governo ciò dovrebbe garantire una crescita economica annua almeno del 2%.
La nuova legge favorisce la creazione di joint ventures nel settore dell’esplorazione in acque profonde e nel campo delle risorse non convenzionali, il coinvolgimento di enti privati anche nelle attività della petrolchimica di base, la costruzione di nuove raffinerie, un nuovo regime fiscale di Pemex che potrà essere quotata in borsa e l’istituzione di nuovi enti per gestire l’attività estrattiva.
Oggi il Messico produce 2 milioni e mezzo di barili al giorno, da qui a dieci anni il governo vuole arrivare a 3,5 portando la produzione di gas naturale a 100 miliardi di metri cubi l’anno.
Liberalizzazione del settore sì ma con molti paletti visto che lo Stato manterrà la proprietà esclusiva sulle risorse naturali del sottosuolo, vincolando le aziende straniere a utilizzare il 25% di risorse umane e prodotti locali al fine di contribuire allo sviluppo dell’economia del luogo.
La riforma inoltre sarà applicata in modo graduale, le prime misure che entreranno in vigore saranno quelle inerenti lo sviluppo degli asset già esistenti e delle risorse già scoperte. Questo aspetto però ha scatenato non poche critiche verso il presidente visto che, secondo gli esperti, la produzione non dovrebbe aumentare prima di 3 o 4 anni.
Il Messico intanto la sua sfida per rimanere tra le principali economie mondiali l’ha lanciato.
Fabrizio Di Ernesto. – Agenzia Stampa Italia