(ASI) Perugia. Se glielo avessero detto qualche settimana fa, non ci avrebbe creduto nemmeno lui della sua elezione a sindaco. Andrea Romizi ha fatto una campagna elettorale estenuante, girando tutte le circoscrizioni in tempi record, ascoltando chiunque, andando di porta in porta. Contava su un gruppo di giovani affiatati, ma anche lui pensava che ciò non bastasse.
Poco prima che scattasse del silenzio elettore gli abbiamo chiesto come si sentiva e lui rispose: “Libero, almeno per la prossima settimana potrò riposarmi un po’” e in secondo luogo qual era stata la cosa più bella del percorso: “Le persone che ho conosciuto”. Contento, stanco, realista che non avrebbe potuto scalfire più di tanto il sistema di Boccali, è stato ampiamente smentito dal 58% della popolazione. Avvocato allo studio Modena, avviato alla politica da Fiammetta, diventa il primo sindaco di centro-destra del dopo Guerra a soli 35 anni, già da subito si è scatenata una folla in delirio che lo ha lanciato in aria, lo ha abbracciato e sballottato. Tutti euforici, tutti increduli che Perugia avesse detto “Basta con il passato”. Neanche il tempo di riprendere le forze e Andrea Romizi, con il suo stile elegante ed educato, ha dovuto affrontare i fan che lo fermavano in continuazione per complimentarsi, tanto da “importunarlo” persino in alcune cene con la fidanzata Angela. Adesso tutti saltano sul carro di Romizi che ha straconvinto, ma la vita politica del neo sindaco non è stata semplice.
Le origini.
Attivo fin dai banchi di scuola, divenendo rappresentante di istituto al liceo classico Mariotti, dieci anni fa fu eletto come consigliere comunale e molti commercianti se lo ricordano quando girava di negozio in negozio per chiedere loro cosa ne pensassero della città. Discreto, umile, attento ascoltare, un politico anomalo e dalla bella presenza dentro e fuori, il giovane Romizi non trova però spazio dentro il suo partito dove alcuni dei leader locali non gli davano fiducia. Viene riletto con più di 1000 voti nel 2009 e diventa vice presidente del Consiglio comunale, ma la maggioranza è forte e l’opposizione molto debole. Romizi soffre un po’ la minoranza, fa pochi interventi in consiglio, ma fa molto all’esterno, ascolta ogni giorno i cittadini si attiva in diverse attività culturali anche collaborando con lo storico rivale ai tempi del liceo Giacomo Leonelli, per valorizzare Perugia e i perugini. Addirittura nel 2013 ridà vita al rione di Porta Sole trasformando il suo giardino in un bellissimo locale che porta tanta gente. Ma c’è una data estremamente significativa il 13 dicembre, quando Romizi raduna a sé giovani e stretti amici all’ex Coin creando una mini assemblea cittadini dal titolo “Damoje un verso”. C’erano molti di quelli che lo hanno aiutato in prima linea tipo Leonardo Varasano ed Emanuele Scarponi, che molti che lo aiutarono dietro le quinte. Romizi, riprendendo la sua tradizione da boy-scout, su un alberello legò una parola “coraggio”, e dopo di lui anche gli altri fecero altrettanto. Nel frattempo Boccali vince le primarie, Leonelli viene eletto consigliere regionale del Pd, mentre il centro destra brancola nel buio.
L’“assist” di Zaganelli.
Romizi fa sapere di volersi candidare, ma la sua candidatura inizialmente non viene presa in considerazione, come se non fosse pronto o, alcuni pensano, per limitarlo nel suo stesso partito. I leader della destra fanno un giro di consultazioni finché non trovano la disponibilità dell’avvocato Corrado Zaganelli. Preparatissimo, con un padre sindaco socialista, Zaganelli sembra rispecchiare le esigenze di molti, sembrerebbe una candidatura alla Sbrenna, cioè di un uomo esperto che si faccia garante delle esigenze del centro destra. Zaganelli però non essendo uomo di partito vede e nota tutti i problemi della sua compagine: troppi interessi in ballo, molte divisioni, clima difficile. Prima accetta l’incarico, poi rinuncia all’improvviso creando il panico nel centro-destra. Sorge un problema grosso: chi candidare? Chi si prende la responsabilità di fare la campagna in meno di due mesi? Chi ha il fegato di buttarsi con il rischio di bruciarsi contro Boccali e compagni? Tutti hanno paura, tranne uno: Andrea Romizi. L’uscita di Zaganelli diventa così il primo passo verso il cambiamento e permette a Romizi di mettersi gioco. Il vecchio avvocato è come se avesse passato le consegne al giovane. Bisogna precisare che il legame tra la famiglia di Corrado Zaganelli e Romizi è forte. Amico strettissimo del figlio Francesco (che ha sostenuto Andrea con grande forza nella campagna) e della nipote Virginia (storica fidanzata dello stesso Romizi), spinto con grande fiducia dalla moglie Teresa Severini in tempi sospetti e addirittura la fidanzata Angela è una storica amica della figlia Gemma. Dopo l’assist di Zaganelli, Romizi, seppur deriso e sbeffeggiato da alcuni dei suoi e da Boccali, inizia a lavorare, dedicandosi solo alla gente.
La campagna elettorale.
Importante è l’apertura della campagna con il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo. La sua conoscenza carica Romizi e non vede così tanto utopico che un giovane possa diventare sindaco. Certo Pavia non ha la storia politica di Perugia, ma Romizi si butta e giorno dopo giorno acquista fiducia. L’obiettivo è impedire che Boccali non sfondi il 50% e che al ballottaggio ci arrivi lui e non il Movimento 5 stelle. E’ una sfida difficile a cui si aggiungono Scelta civica di Adriana Galgano e le liste civiche di Urbano Barelli e Draman Diego Wague. Il risultato delle europee del 25 maggio è un plebiscito per il PD, ma a Perugia qualcosa non va per il partito. Boccali viene inchiodato al 46%, Romizi arriva al 26% e i 5 stelle al 19%. Boccali e Romizi vanno al ballottaggio. Una piccola folla festeggia Romizi che per la prima volta porta la destra al ballottaggio, poche persone, molti amici e con un Romizi emozionato e contento di questo risultato. Arriva la prima chiamata di Silvio Berlusconi, che offre i suoi aiuti e il suo appoggio, ma incredibilmente Romizi rifiuta garbatamente, decidendo di andare avanti da solo come aveva iniziato.
Il ballottaggio e le paure di Leonelli.
Mancano i fondi per la campagna, così tutti gli amici e i sostenitori contribuiscono. Il dato elettorale non premia la destra, i voti sono molti di meno rispetto al 2009, Romizi capisce che non è più una sfida sinistra-destra, ma passato contro cambiamento, per questo non riceve i fondi del partito. Non nega il suo passato, ma capisce che bisogna adoperarsi per tutti i perugini e diventa dunque un capo di colazione aperto a tutti. Barelli e Wague aderiscono e così alcuni dei 5 stelle pur non ufficialmente. Tutti insieme, tutti con Romizi. Inizia dall’altra parte una campagna durissima nei confronti del fatto che provenisse da Berlusconi con post sui social network di tagli antipolitico e con certi consiglieri del Pd che superano decisamente i toni del dibattito politico. Romizi non raccoglie le provocazioni nemmeno di Boccali che lo aveva definito “il candidato dell’ultima ora”, va avanti. Leonelli capisce però che i suoi stanno facendo male, chiama Del Rio e la ministra Boschi, cercando di spostare il focus sulla vicinanza al leader Renzi e cercando di mascherare i tanti punti oscuri dell’amministrazione Boccali, distrutta ancora una volta da LA7 con un terribile servizio. Il sindaco uscente di nuovo nega l’evidenza, rifiuta un dibattito al Pavone, dove si presenta invece Romizi, snobba il centro e chiude la campagna a Ponte San Giovanni e lascia Piazza della Repubblica a Romizi, con grande disappunto di Leonelli. Intanto gli uomini di Boccali stampano i manifesti della vittoria, che vengono ritrovati qualche giorno dopo il risultato elettorale nei bidoni dietro la sede del partito, a una festa durante lo spoglio si ritrovano Romizi e Leonelli e lì il segretario regionale, l’unico che avesse temuto la sconfitta, vedendo la bassa affluenza prende in giro Romizi, ma poche ore dopo cambia tutto. Uno in trionfo e l’altro sulla graticola (forse ingiustamente).
Il sindaco Romizi.
Boccali si nasconde, Romizi super star. Accolto e benvoluto da tutti, Romizi riceve un affetto, forse un po’ troppo stringente, dei suoi sostenitori. Schivo e riservato, si ritrova a dover tenere a bada i suoi elettori entusiasti. L’occasione per i due contendenti di ritrovarsi è al funerale del grande Sergio Piazzoli, amico fraterno di Boccali e dove con molto rispetto arriva Romizi per la prima volta con la fascia da sindaco, riconoscendo l’importanza dello scomparso artista. Le prime mosse politiche di Romizi convincono, ma adesso arriva la prova del fuoco. La composizione della giunta. Squadra politica? Civica? Una via di mezzo? Romizi dovrà tenere conto dell’apporto delle liste, ma anche e soprattutto del fatto che è una vittoria cittadini, perché in sé e per sé il centro-destra ha fallito e i dati del primo turno sono evidenti. La collettività si aspetta giovani preparati come lui, piuttosto che oscuri personaggi riciclati o pseudo tecnici, dato che sono stati i giovanissimi il motore di questa campagna. Boccali non è l’unico sconfitto, ma tutto un sistema, che coinvolge anche i vertici del centro-destra, Romizi ora deve rottamare, abbandonare del tutto quei pochi brandelli di coloritura politica e agire nell’interesse di Perugia. Il neo sindaco Romizi esorta alla speranza e forse la cosa più saggia è proprio sperare, in fondo chi avrebbe puntato sul timido consigliere comunale qualche mese fa? Pochissimi, ma adesso i numeri e i fatti sono dalla sua. Tutti vogliono saltare sul carro del vincente, che era inizialmente snobbato, Romizi è un uomo libero che ha il potere di agire da solo, non ascoltando nessuno.
Angela: il segreto del successo.
Questa è la sua vittoria e non deve dire grazie a nessuno se non ai cittadini di Perugia, che a creduto in lui. Ovviamente c’è un’eccezione. C’è solo una persona che merita una menzione particolare ed è la fidanzata Angela. Giurista sopraffina, allieva del professor Antonio Bartolini, ha seguito passo, passo tutta la campagna, consigliando Andrea nella stesura del programma, replicando sui social agli attacchi sgradevoli degli avversari e persino portando la pappa reale ad Andrea nella campagna. Non a caso le sue amiche la chiamano la “first lady”, alcuni giornali hanno annunciato pure le nozze, ma la notizia non è vera… al momento. Se possiamo sbilanciarci, un nome giustissimo per la giunta sarebbe proprio quello di Angela, per competenze, bella presenza, dialettica e tradizione, ma Romizi, a differenza di altri, è troppo onesto anche se la ragazza meriterebbe un ruolo di leadership. Ciò non toglie che dietro un grande uomo c’è una grande donna ed è forse questo l’unico segreto di Andrea Romizi.
Daniele Corvi - Agenzia Stampa Italia