(ASI) Cosa rimane della Libia? Cosa si muove in questo paese ormai distrutto dalla guerra interna? Nel 2011 crollava il regime di Gheddafi, lasciando la Libia nell’anarchia totale, con fazioni e tribù rivali pronte a distruggersi a vicenda per la conquista del potere.
Le fratture sono di ogni tipo, fra etnie diverse, fra laici e integralisti islamici, fra moderati e vere e proprie associazione qaediste come ad esempio Ansar al-Sharia. Venerdì 16 maggio, dopo scontri generalizzati da Bengasi fino a Tripoli, il colonnello Mokhtar Fernana ha annunciato la sospensione del Congresso Nazionale Generale, attuando di fatto un colpo di stato militare.
Lo stesso governo ha accettato la cosa, disponendo la sospensione del Parlamento fino a nuove elezioni. Con l’esercito che si dichiara pronto a combattere contro il terrorismo, il conflitto sembra pronto a peggiorare ancora. Mentre il generale Haftar sembra lentamente procedere verso il controllo del paese, forte dell’artiglieria pesante dei militari, la gente rimane rinchiusa nelle case e l’economia libica ormai è a pezzi.
Lo stesso Matteo Renzi ha auspicato un intervento della comunità internazionale per stabilizzare la situazione. Mentre le ambasciate fuggono dalla Libia in rovina, l’Unione Europea rimane per l’ennesima volta silenziosa mentre alle sue porte continua il bagno di sangue.
Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia