(ASI) La Svizzera è pronta per un nuovo referendum. Questa volta la posta in gioco è l’introduzione del salario minimo. Iniziativa popolare nata nei sindacati e portata avanti dalla Sinistra svizzera, la cifra si aggira intorno ai quattromila franchi, ovvero 3290 euro.
Uno stipendio enorme se paragonato ai corrispettivi nei vari Stati europei. Ma la Svizzera è la Svizzera. Sono state raccolte più di centomila firme nei 26 cantoni, abbastanza per portare la proposta come referendum all’attenzione del popolo elvetico. Gli obiettivi dichiarati sono: mettere un freno al ribasso dei salari e diminuire la disparità fra uomini e donne. Infatti la situazione attuale penalizza donne e giovani, inoltre aumenta le possibilità del lavoro a nero. Questo discorso si inserisce in quello più ampio della circolazione dei lavoratori europei proveniente dall’area Schengen, ultimamente rimesso in discussione dal risultato del voto popolare del 16 febbraio. L’afflusso di questi nuovi lavoratori sta abbassando la media salariale della Svizzera, facendo crescere di pari passo lo scontento della popolazione. Sul fronte contrario al salario minimo troviamo la destra, i liberali e i verdi, impegnati in una campagna che avversa l’introduzione di queste misure salariali. Anche le imprese e l’alta finanza si sono schierate per il No, mentre la Germania invece ha introdotto un minimo di 8,50 euro l’ora dopo un lungo iter legislativo. Ormai sono 22 gli Stati europei che hanno introdotto il salario minimo. Cosa farà la Svizzera? Il 18 maggio gli svizzeri decideranno quale sarà il destino dei propri lavoratori.
Guglielmo Cassiani Ingoni – Agenzia Stampa Italia