Forse sì, ci piace pensare che il vecchio soldato nipponico, per trent'anni “ultima raffica” del banzai nippon su un'isola del Mar delle Filippine, abbia ascoltato le note del cantautore romano e magari le abbia anche apprezzate.
A due giorni dalla scomparsa dell'ufficiale, la sua storia è tornata di attualità. I reduci della Seconda Guerra Mondiale stanno man mano scomparendo di fronte all'avanzare dell'età, ma quel conflitto non cessa di far parlare di sé, facendoci comprendere quanto davvero sia stato “mondiale” per il numero di storie individuali e di vite intrecciatesi durante i sei anni di battaglie dalla Polonia al Nord dell'Australia.
Soldati fantasma Hiro Onoda è stato un zan-ryū Nippon hei , letteralmente soldato giapponese lasciato indietro. Così nel Sol Levante chiamano i militari dell'Imperatore rimasti a lungo fuori dal territorio patrio. In occidente usiamo invece il termine “soldati fantasma”. Sì, perché il tenente, non fu l'unico caso di zan-ryu Nippon hei. Dal 1945 al termine degli Anni Novanta i reduci ancora in armi in tutto il Pacifico erano molti, alcuni soli, altri uniti in gruppetti di sopravvissuti, altri ancora passati ad unità di guerriglia come il Viet Minh nell'Indocina dei 50s.
Sulla rete veniamo a conoscenza di diversi casi; vi proponiamo quelli, a nostro avviso, più straordinari.
L'ultimo di Saipan Il primo zan-ryu della storia fu l'ufficiale Sakae Ōba. Primo soldato fantasma e ultimo combattente di Saipan, l'isola conquistata dagli americani nell'estate del 1945. Si arrese col suo reparto di 46 soldati agli statunitensi nel dicembre 1945.
Guadalcanal e Iwo Jima Dalle due isole simbolo della reconquista USA del Pacifico i giapponesi non volevano proprio andarsene. Nel 1947 si arrende l'ultimo “difensore” di Guadalcanal; nel 1949 due militi si arrendono spontaneamente a Okinawa. Sono passati 4 anni dalla fine delle rispettive battaglie.
L'ultimo reparto. Nel Dicembre 1949 un reparto nipponico di 15 mila uomini si arrende in Manciuria.
Contro la Francia nel Viet Minh Nel 1954, dopo la sconfitta francese in Indocina, il tenente Kikuo Tanimoto che aveva servito nel Viet Minh fa ritorno in patria. Un altro suo collega, Sei Igawa, maggiore inquadrato anche lui nel Viet Minh, era stato ucciso dai francesi nel 1946.
Hiro Onoda e Nakamura. Nel 1974, nel mese di Marzo, il tenente Hiro Onoda sull'isola di Lubang accetta la resa solo dopo aver parlato con l'ufficiale superiore giunto appositamente dal Giappone. Nell'inverno seguente a Morotai il sergente Teruo Nakamura viene individuato da un aereo. Il governo nipponico gli riconosce gli arretrati della sua paga ma pare non lo abbia ricevuto con troppi onori: Nakamura era infatti nato a Formosa, vale a dire al di fuori del territorio metropolitano. Insomma, non era considerato giapponese a tutti gli effetti malgrado 29 anni di guerra.
Il sito internet Wanpela.com e il volume di Tim Tzouliadis I dimenticati forniscono ulteriori dettagli sui soldati fantasma: ultimi casi accertati negli Anni 90 in Thailandia e in Siberia. Già, anche la Russia ha le sue storie da raccontare. Quando Tokyo era in ginocchio Stalin dichiarò guerra al Giappone deportando, secondo alcune stime, mezzo milione tra civili e militari in Siberia. Un reduce dei gulag, rimasto nella steppa fino al crollo dell'Urss (1991), all'atto del suo ritrovamento non parlava quasi più la lingua d'origine. Storie straordinarie di patimenti e dolore ma anche di voglia di vivere che non coinvolgono solo i samurai del Sol Levante: tantissimi infatti sono ancora gli americani e i militari dell'Asse prigionieri che, arrestati dalla NKVD sovietica nel 1945, risultano ancora dispersi nella sterminata Russia.
Marco Petrelli - Agenzia Stampa Italia