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Dibattiti. Il prezzo della salute.

(ASI) Lettere in Redazione. In questi giorni ci sono due questioni, apparentemente slegate tra di loro, che agitano le cronache: Il maxi inquinamento ambientale che l’ILVA sta producendo a Taranto e la reazione delle case farmaceutiche alla disposizione governativa che obbliga i medici di base a prescrivere i farmaci indicando non il nome commerciale, ma il principio attivo.

 

Sono oramai decine di anni che l’ILVA produce acciai senza minimamente badare se tale produzione comporti, come in effetto comporta, un massiccio inquinamento ambientale con gravi danni per la salute dei cittadini.

Non è una nostra opinione, ma è la conclusione ufficiale di diversi studi che hanno appurato come, a causa soprattutto del piombo e del cromo, ma anche delle polveri sottili liberati nell’ambiente dalla lavorazioni dell’ILVA, l’incidenza di malattie come tumori, asma ed enfisemi siano diffuse a Taranto in percentuale anomala e molto superiore alla media nazionale!

Di fronte ad una simile situazione la magistratura non aveva altra scelta che quella di fermare gli impianti.

In caso contrario essa stessa sarebbe stata imputabile di omissione di atti dovuti.

Ebbene, l’unica reazione degli operai è stata quella di scioperare e di manifestare contro tale decisione che è vero che bloccava tantissimi posti di lavoro, ma salvava la vita a tanti cittadini!

D’altronde, l’esperienza insegna che i soli ammonimenti, anche quando provengano da una fonte autorevole, sono quasi sempre lettera morta e che, dopo le chiacchiere, nessun provvedimento efficace viene preso in quanto avrebbe dei costi che le industrie non sono disposte a sostenere anche se ciò vuole dire condannare a morte dei cittadini inconsapevoli.

Quello che colpisce è l’insensatezza di una scelta degli operai e dei sindacati che sono disposti a pagare un simile prezzo per non perdere il posto di lavoro, scelta che sconvolge l’importanza delle priorità con una leggerezza di giudizio inaccettabile!

Non si è voluto capire che l’ILVA, di fronte alla prospettiva di chiusura avrebbe dovuto per forza prendere provvedimenti anti inquinamento efficaci sotto il controllo diretto della magistratura…

L’altra questione è ancora più paradossale in quanto la protesta delle case farmaceutiche alla proposta di legge del governo che obbliga i medici di base a prescrivere i medicamenti indicando il principio attivo anziché il nome commerciale non ha alcuna legittima ragione d’essere in quanto è incontrovertibile che quello che cura e che guarisce è la sostanza chimica di cui il medicamento è composto e certamente non il suo nome commerciale.

La verità è che, basandosi sull’equivoco della scarsa informazione, le case farmaceutiche che hanno scoperto il medicinale sul quale hanno goduto di esclusività per brevetto per decine di anni imponendo il prezzo che volevano, ancora oggi, a brevetto scaduto, cercano di mantenere quei prezzi spropositati ad esclusivo fine di lucro e che dà loro fastidio che altri possano vendere in concorrenza riducendo così i loro lauti guadagni!

Tutto ciò è chiaro e lampante, né ci vorrebbe un gran che a chiarire i veri termini della questione, ma nessun giornale e nessuna autorità lo spiega limitandosi a riferire delle protesta..

La cosa si spiega perché purtroppo l’industria farmaceutica è molto ricca e molto potente ed inimicarsela può volere dire, per tanti politici, non ricevere più aiuti, sovvenzioni e bustarelle, ma questo non è naturalmente confessabile ..!!

Anche in questo caso dunque, come in quello dell’ILVA di Taranto, prevale l’interesse del denaro sul diritto dei cittadini alla salute..!!

Alessandro Mezzano

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