(ASI) Lettere in Redazione. Reggio Calabria - GABELLA: nel diritto tributario medievale il termine indicava la tassa sugli scambi e sul consumo, peraltro riscossa da esattori particolarmente invisi alla popolazione: i gabellieri; figure a metà fra l’Ufficiale pubblico e un libero concessionario. Nel Mezzogiorno questa tassa è stata nei secoli scorsi un vero flagello per i contadini e per chi, pur nella situazione di debolezza economica insita nel Sud-Italia, cercava di creare una strada nel mondo economico.
La situazione attuale dell’Italia, purtroppo, non sembra dissimile. Anzi, la strategia dell’attuale Governo – per la verità in gran parte obbligata da un decennio di scellerata gestione dei Governi Berlusconi – sembra davvero un copione di quei Governi che, sempre più affamati di denaro per mantenere e foraggiare le classi più elette, vessavano proprio le classi non agiate.
Ieri “Italia oggi” riportava l’ultimo aggiornamento del Monti – Pensiero: l’Agenzia delle Entrate dovrà aumentare del 25% la pressione fiscale per l’anno 2012. Il tutto dopo che la pressione fiscale nel 2011 ha avuto un aumento medio del 12,50, rispetto all’anno precedente. Il tutto mentre la pressione fiscale sulle attività commerciali e professionali è oggi al 54%! Ed ancora: L’esazione fiscale come è noto è effettuata dallo Stato attraverso “EQUITALIA”; Istituto privato i cui soci sono 2: il Ministero delle Finanze e l’INPS!
Cioè come avveniva nel Medio-Evo lo Stato usa i gabellieri per riscuotere le tasse.
In teoria non vi sarebbe nulla di male; anzi è nella tradizione comunista sollecitare il pagamento delle tasse e la lotta all’evasione non vogliamo assolutamente stimolare l’obiezione fiscale come oggi fa la Lega in maniera demagogica e populista. Soprattutto se ad una maggiore esazione fiscale fosse corrisposto un miglioramento dei servizi e non invece, una continua riduzione dei servizi e dei diritti sociali.
No; non è questo il senso della nostra protesta. Più semplicemente vogliamo accendere i riflettori su questo sistema iniquo in cui Stato nel momento in cui riscuote le tasse impone un aggravio che si chiama aggio di riscossione addirittura pari al 9% ed esteso anche agli interessi che maturano sul debito!
E fin qui ancora sarebbe una cosa normale se non fosse che EQUITALIA calcola gli interessi al giorno e non ad anno come la stessa legge dello Stato ormai impone a tutti.
Nel frattempo, però lo Stato e le sue ramificazioni non pagano in termini ragionevoli i debiti che a loro volta hanno con i cittadini e con le imprese; basti pensare ad esempio al Comune di Reggio Calabria che è moroso da anni; esempio emblematico le cooperative sociali nei confronti delle quali il Comune è moroso da oltre un anno e nel frattempo quando si presentano per riscuotere, la stessa Amministrazione chiede la produzione del D.U.R.C.
Già perché lo stesso Stato impone alle imprese, ai professionisti, ai commercianti di avere in regola il DURC (Documento Unitario Regolarità Contributiva) cioè il documento che comprova la regolarità contributiva delle imprese. Significa però che se un’impresa non riesce a pagare i contributi, ha ritardi nei pagamenti previdenziali, non può avere il DURC; ma se non ha il DURC, non può partecipare a bandi di gara, non può presentare richieste di rimborsi IVA, non può non può riscuotere i crediti che ha con le Pubbliche Amministrazioni.
Orbene non vi è chi non veda che è un sistema schizofrenico, che si può ben descrivere con la metafora del cane che si morde la coda: da un lato un’impresa non può riscuotere i crediti che ha con le Amministrazioni, le quali a loro volta sono perennemente morose nei pagamenti.
Non vogliamo qui comunque fermarci alla lamentela, ma vogliamo fare delle proposte:
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intanto, sarebbe cosa buona e giusta imporre con legge che la Pubblica amministrazione paghi i debiti che ha con i privati in tempi certi (es. 90 giorni);
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inoltre sarebbe auspicabile consentito alle imprese di compensare i debiti che hanno con le pubbliche amministrazioni con i crediti che contemporaneamente hanno a loro volta con la P.A.. ciò consentirebbe di rimettere in regolarità il DURC e consentirebbe di riscuotere i crediti in eccedenza.
Crediamo, infatti, che uno dei maggiori fattori dell’attuale crisi non è la vigenza dell’art. 18 come si vuol far credere strumentalmente ma semmai la pressione fiscale che oggi rappresenta una palude per le imprese e dalla quale occorre uscire e uscire presto: altrimenti vi sarà un tappeto lunghissimo di imprese che chiuderanno i cancelli ed un mare di lavoratori che perderanno il lavoro. Nei prossimi giorni espliciteremo più nel dettaglio la nostra proposta.
PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI
Segreteria Provinciale Reggio Calabria