(ASI) Roma - “La coniglicoltura italiana di nuovo in allarme: le quotazioni della Borsa merci di Verona - piazza di riferimento per il mercato nazionale - sono scese nuovamente al di sotto dei costi di produzione a causa del persistente meccanismo “di cartello”.
E’ urgente che il Mipaaf superi l’immobilismo dei precedenti governi, acceleri l’ avvio della Commissione Unica Nazionale (Cun) per definire quotazioni trasparenti non solo sulla carne ma anche sulle pelli dei conigli, come già accade in Francia, al fine di riequilibrare il valore aggiunto a favore degli allevatori” Lo dichiara Saverio De Bonis, presidente dell’Anlac, Associazione nazionale liberi allevatori di conigli, aderente ad Agci/Agrital.
Le pelli, infatti, oggi rappresentano una fonte aggiuntiva di reddito appannaggio esclusivo dell’industria di macellazione che, grazie ad esse, ha potuto incamerare ricchi proventi (circa 30 milioni di euro nel 2011!), senza lasciare un centesimo agli allevatori italiani.
Il comportamento da parte dei grossisti-importatori tifosi del made in Italy (ma fatto in realtà nei paesi dell’ Est europeo o in Spagna e Francia) rischia di far morire un settore nazionale leader in Europa. Utilizzare strategicamente la leva import-export per tenere artificialmente bassi i prezzi alla stalla e affamare gli allevatori, costringendoli a chiudere è molto grave. Negli ultimi sei mesi sono anche aumentati i costi dei mangimi del 10% ed altri aumenti sono in arrivo nelle prossime settimane. Sono aumenti di costi che gli allevatori non possono assorbire aumentando il prezzo all’ origine dei loro prodotti, mentre l’industria di macellazione, l’industria mangimistica, i grossisti e la distribuzione continuano a determinare la maggiorparte della struttura del prezzo e ad accumulare profitti in una deriva monopolizzante che sta distruggendo l’economia degli allevamenti italiani.
Tutto ciò accade nonostante vi siano un piano nazionale di rilancio, approvato due anni fa in Conferenza Stato-Regioni, due risoluzioni unitarie alla Camera e al Senato e una mole di atti ispettivi parlamentari, tuttora disattesi, compresa l’ introduzione dell’ obbligo di etichettatura di origine.” Le denunce dell’ Anlac ha portato l’ Autorità Garante della concorrenza ad inviare al Governo una segnalazione che testimonia il cattivo funzionamento degli attuali meccanismi di formazione dei prezzi all’ origine. Tuttavia, a distanza di un anno dalla segnalazione, ancora nessun cambiamento.
“Il ritardo di attuazione del Piano è inaccettabile - aggiunge il presidente dell’ Anlac - e assume aspetti ancor piu’ drammatici ove si consideri la grave crisi economica in atto che vede gli imprenditori agricoli sempre più in difficoltà; l’offerta nazionale di conigli è di fatto sempre piu’ scarsa ed i prezzi alla produzione in discesa, mentre la domanda rimane pressocché costante ed i prezzi al consumo salgono, con buona pace dei consumatori italiani.”