(ASI)Lettere in Redazione. Il Partito Animalista Europeo, movimento politico indipendente ed autonomo, ispirandosi a valori di legalità, democrazia, uguaglianza e solidarietà, ha lo scopo di promuovere il dibattito e la divulgazione di temi riguardanti il mondo degli animali nel rapporto con le Istituzioni, rappresenta un movimento politico allineato a favore delle iniziative di tutela e di protezione degli animali nonché un partito di lotta contro coloro che pur rivestendo una carica pubblica, non adempiono alle previste disposizioni normative in materia di tutela dei diritti degli animali sancite dalle direttive comunitarie e nazionali.
I fatti quotidiani confermano il crescente numero dei reati contro gli animali: maltrattamenti, sfruttamento, uccisioni senza necessità e nessun colpevole che abbia mai scontato la giusta pena. Molte delle responsabilità sono da attribuirsi, per negligenza o per dolo, agli amministratori degli Enti Locali per mancata applicazione delle disposizioni di legge e per omessa vigilanza sull'osservanza delle norme e dei regolamenti, analogamente sotto accusa il disinteresse della classe politica incapace di colmare il vulnus legislativo motivo della mancata tutela giuridica degli animali; una classe dirigente irragionevolmente distante dalla realtà, abile unicamente a strumentalizzare la questione con sterili ed ignobili rimpalli di responsabilità; le lodevoli istanze dei singoli parlamentari sensibili al tema restano inascoltate dai propri partiti, nei fatti i Governi si sono espressi palesemente contro gli animali: dall'estensione del periodo venatorio all'approvazione della revisione della direttiva europea 86/609/CEE a favore della vivisezione, dagli allevamenti intensivi causa delle allarmanti pandemie alla speculazione dei canili/lager, dai milionari finanziamenti del FUS per l'attività circense al nefasto articolo 3 della legge 189/2004 e quanto altro ancora.
Come se non fosse abbastanza, assistiamo al fallimento delle grandi associazioni animaliste: 1) non essendo in Parlamento, malgrado il loro impegno, sono totalmente impotenti e nulla possono contro lo strapotere di quella classe politica connivente con le lobby farmaceutiche, di produttori di armi e di commercianti di carne; 2) alcune, per profitto, speculano anch'esse sugli animali: è provato che spendono circa il 50% dei milionari introiti, per coprire i "costi amministrativi" di qualche dirigente, approfittando del lavoro gratuito e della buona fede dei volontari ignari di ciò. L’indice più significativo non è in effetti il rapporto tra oneri di struttura/fondi raccolti e/o ricevuti, ma quello SPESE SUPPORTO GENERALE/TOTALE ONERI, rapporto che le best practises internazionali suggeriscono non debba superare il 10%, occorre cioè che gli impieghi a favore dei terzi assistiti non scendano al di sotto del 90% del totale, lasciando solo il minimo indispensabile alle spese di supporto generale dell’ente. ; 3) per negligenza ed incompetenza assistiamo all'ingente sperpero di denaro pubblico; emblematico il caso degli "scavi di Pompei" dove il Ministero dei Beni Culturali ha finanziato con oltre 100.000 euro un progetto di una nota associazione per risolvere il problema del randagismo ma i cani randagi continuano ad esserci, come denunciato dal servizio di "Anno Zero" di Michele Santoro.
Attualmente la politica è l’unico strumento attraverso il quale si possono apportare reali cambiamenti con l'introduzione nell’ordinamento legislativo di un insieme di normative necessarie alla tutela ed alla salvaguardia degli animali. Soltanto un movimento politico animalista rappresentato da veri amanti degli animali, sensibili e vegetariani, potrà prendere parte al processo politico con l'obiettivo di collocare la tutela giuridica degli animali ai primi posti dell'agenda politica e sociale.
Dichiara il presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli.
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