(ASI) "C’è una bellezza ed una quiete che è data dalla sua appartenenza all’estremo lembo dei Lepini, ad una altitudine di circa 400 metri e da una comunità abitativa di circa 3mila persone a Maenza in provincia di Latina.
E sono bellezza e quotidianità che Yousef Salman, il rappresentante della comunità palestinese di Roma e Lazio, ha colto e indicato subito intervenendo alla mobilitazione di solidarietà che il PCI ha voluto qui organizzare. “Guardate la piana sotto di noi - ha indicato dalla finestra/arco con la veduta mozzafiato dalla Loggia dei mercanti - sta a significare una attività laboriosa nei campi di persone dedite all’agricoltura. Ebbene questa quotidianità di provvedere col proprio lavoro al sostentamento della propria famiglia a noi Palestinesi è negata da uno Stato Oppressore - Israele - che ci ruba letteralmente le terre quotidianamente (con l’usurpazione armata a prendersi i beni da parte dei “coloni”: che erano 18.000 pochi anni fa e che ora sono 850.000) in Cisgiordania e che uccide, a decine, quotidianamente, la popolazione di Gaza, a cominciare dai bambini e dalle donne.”. Questa evidente discrepanza, questa violenta e assurda differenza, tra la nostra quotidianità, quella italiana e occidentale, e l’orrore del genocidio palestinese ha immediatamente attanagliato il pubblico presente. A loro, con buona partecipazione di giovani, si sono rivolti sia la segretaria della Federazione di Latina, Sonia Pecorilli, che il segretario del PCI Lazio Bruno Barbona, per porre quesiti al medico palestinese (che è anche responsabile della Mezzaluna Rossa) e per confermare la immutata coerenza di sostegno del PCI, oltre che di tanta parte del popolo italiano, verso il diritto alla coesistenza e al riconoscimento di Palestina. Pure gli interventi brevi dal pubblico hanno indicato che pure nella indeterminatezza, non si può non sostenere l’eroica lotta di liberazione e autodeterminazione del popolo palestinese. Due le sottolineature di merito da parte del segretario Barbona e di Yousef Salman. Il primo ha additato “che nessuno può credersi non coinvolto. La responsabilità è dei governi. L’Ignavia è delle istituzioni sovraordinate come la UE. La criminalità della realtà barbara è da addossare al Governo israeliano e ai suoi alleati. Ma, sicuramente - chiosa Barbona - le forze organizzate italiane e la cosiddetta società civile, ogni giorno ha il dovere morale e politico di dire la propria contro l’annientamento di ogni valore umano che viene perpetrato. Basta. Reagiamo ogni giorno, partecipiamo ad ogni appuntamento che tenga vivo il diritto dei Palestinesi ad esistere, a casa loro!”. Dal canto suo Yousef Salman ha voluto evidenziare il passaggio di analisi/denuncia circa certa ricostruzione dei media italiani/occidentali. “Si dice che una bugia ripetuta 40 volte venga creduta realtà. Questa è la comunicazione/racconto che i media occidentale propinano: dicono che tutto ha avuto inizio il 7 ottobre, e dicono che Israele controlla/ricatta gli USA. E’ l’esatto contrario! -Sembra quasi urlare l’esponente palestinese - Il 7 ottobre per quanto inverosimile che l’esercito israeliano sia stato beffato, in realtà somiglia ad uno scenario già noto ed utilizzato in varie realtà del mondo dagli USA: creare l’incidente (più è orribile ed eclatante e meglio è) per giustificare rappresaglie e tutt’altro, fino al genicidio in corso. Così come - calca Yousef - sono gli USA che hanno strategicamente messo e foraggiato (tra i 4 e 5 miliardi di dollari l’anno dal 1948) lo stato israeliano a svolgere il ruolo di cane da guardia dell’espansionismo americano in medio oriente. Si vedano le incursioni di guerra in Libano, in Siria, in Iraq, in Giordania e perfino in Iran. E’ un disegno che risponde, come dicevano nelle loro analisi i grandi della sinistra europea come Pertini e Berlinguer, alle sole esigenze dell’espansionismo imperialista USA. Linea chiara che grazie a grandi intuizioni politiche e volte a trovare cocnrete soluzioni, portarono, con la preparazione di Arafat e Begin, a poter cogliere quanto di costruttivo fu scelto da Andreotti, Craxi e Berlinguer all’appuntamento di Venezia degli anni ottanta. Tutto questo - dice amaramente e con dolore l’esponente palestinese - oggi lo vediamo annullato da questa cavalcata di aggressività mondiale esercitata vieppiù dagli USA. E la risposta resta confidata, oltre che nelle manifestazioni di solidarietà quotidiana, nel momento della iniziativa nuova da parte dei BRICS sulla scena mondiale, e nel convincimento che la nostra giusta causa, come fu quella di altri popoli che ci hanno messo secoli per affermare le proprie ragioni, ci porterà ad avere il riconoscimento di un nostro stato riconosciuto, nella nostra terra, per la nostra popolazione.”. A conclusione, Sonia Pecorilli, a nome del PCI ma anche chiamando a raccolta i cittadini maentini (maenzani in dialetto) ha ribadito che i comunisti, “sia nelle forme della propria attività, sia nelle eventuali modalità plurali ed unitarie continuerà a riproporre la giusta causa palestinese. Anche - ha chiuso - ad esempio concretizzando presso vari comuni, così come ricordato da Bruno Barbona, di adottare delibere di consiglio comunale volte al “riconoscimento” dello stato di Palestina. Certo che è materia del governo nazionale, ma può essere sollecitato, sostenuto, da queste prese di posizione degli enti locali!”. Così in una nota la segretaria della Federazione PCI di Latina.



