Cangianelli (FIPE): per il gambling regolamentato parliamo di digitale, non solo di online

(ASI) Emmanuele Cangianelli, Presidente di EGP, organizzazione di categoria di FIPE Confcommercio degli esercizi pubblici che offrono giochi in concessione (bingo, scommesse, apparecchi da intrattenimento)

Il Governo, su delega parlamentare, ha avviato il riordino del gioco in concessione, partendo da quello online: qual’è la vostra posizione?

La regolamentazione anticipata del gioco online si spiega per l’esplosione delle grandezze di questo canale distributivo e per la presunzione che non fosse correlato ai punti vendita fisici. La realtà ha dimostrato che oltre il 35% delle giocate online è generato da conti attivi presso punti vendita ed ancora più ampia è la dimensione delle ricariche in contanti sui conti gioco online; dati importanti da considerare anche nella prevenzione delle dipendenze patologiche.

Il primo decreto attuativo del Governo dà regole più chiare per gli esercizi che possono offrire questi servizi di pagamento, diversi dalla raccolta di gioco (legandoli alle licenze di polizia) e sulle ricariche in contanti. Queste ultime, così come i valori per accedere alle concessioni per il gioco a distanza, nelle scelte del Governo tendono probabilmente a restringere troppo il mercato; abbiamo suggerito ulteriori aggiustamenti per evitare di regalare nuovi spazi al gioco illegale.

Quanto vale il mercato dei giochi in denaro?

Nel 2023 sono stati spesi in giochi regolamentati (non potendo contabilizzare il gioco illegale) circa 20,9 miliardi di euro: 10,4 in apparecchi da gioco, scommesse, bingo in punti vendita, 6,1 in giochi numerici e lotterie, 4,4 nei giochi online. Questa spesa ha generato circa 10,8 miliardi di gettito erariale (57% apparecchi, scommesse e bingo, 32% giochi numerici e lotterie, 11% giochi online); intorno ad un ulteriore miliardo di euro deriva dalla tassazione delle vincite dei giocatori, anche in questo caso prevalentemente generate nei punti vendita.

Questi valori e considerazioni chiariscono come la regolamentazione delle diverse reti di punti vendita dei giochi in concessione sia il “pezzo forte” del compito, che il Parlamento ha affidato al Governo. Anche perché incide su una filiera di circa 140.000 persone su 150.000 occupati totali nel comparto; lavoratori divisi equamente tra imprenditori e dipendenti e tra pubblici esercizi (come bar e sale da gioco) e ricevitorie - tabaccherie.

Da dieci anni si adottano strumenti per la prevenzione del gioco patologico come i “distanziometri” o riduzioni orarie: sono efficaci?

Non pare proprio. Sono misure applicate praticamente solo agli apparecchi da gioco, i quali hanno anche per questo ridotto i punti vendita operativi di oltre il 35% dal 2017; nello stesso tempo però la stessa spesa si è spostata sulle lotterie e sul gioco online, quest’ultimo anche per le numerose ibridazioni negli stessi punti vendita.

È la dimostrazione quantitativa di quello che sostengono autorevoli società scientifiche, come la SIPS: senza un coinvolgimento diretto degli esercenti, non sono limitazioni di distanze da luoghi sensibili (o riduzioni orarie, sempre su alcuni prodotti) a fermare i giocatori compulsivi. Solo chi non conosce i consumi di gioco può illudersi ancora che siano soluzioni efficaci.

Quali sono i miglioramenti alla legislazione esistente che proponete?

La più marcata distinzione tra regole per gioco in punti vendita e gioco online è certamente la prima, per garantire meglio i consumatori dalla pervasività di offerte irregolari od illegali, che si insinuano principalmente dai canali online fino a generare economia sommersa stimata in misura pari al gioco regolamentato. Per rallentarle aiuteranno forme di contrasto alle transazioni finanziarie internazionali verso operatori che offrono gambling, limitazioni che finalmente il Governo sembra voler attivare.

La grande importanza dell’offerta nei punti vendita richiede invece l’aggiornamento delle politiche di prodotto e fiscali del comparto; le stesse entrate erariali soffrono di sedimentazioni storiche che non rappresentano più le dinamiche di consumo.

Occorre offrire ritorni in vincite capaci di garantire intrattenimento per tutti i giochi pubblici proposti nei bar, nelle tabaccherie e nelle sale specializzate, con le differenze necessarie per le diverse funzioni di questi luoghi e l’attenzione a non favorire ancora indebiti vantaggi competitivi di prodotti o canali distributivi su altri, lasciando le scelte ai consumatori.

Per questo, in linea con gli indirizzi parlamentari degli scorsi mesi, proponiamo ai regolatori l’aggiornamento delle modalità di prelievo su alcuni giochi e la programmazione di nuove modalità organizzative dell’offerta nei punti fisici.

Nell’ottica delle future concessioni, nei punti vendita devono diffondersi le soluzioni digitali, potenziando con esse le responsabilità degli esercenti, la loro abilitazione a filtrare l’accesso ai prodotti di gioco e, nello stesso tempo, la fruizione consapevole e gratificante dal punto di vista dei consumatori che accedono alle reti legali.

Sono linee di innovazione improrogabili per mantenere il perimetro di legalità conquistato, potenziare la tutela delle persone e consolidare l’economia “osservata” dei giochi in denaro, nell’interesse dell’erario e delle imprese che intenderanno continuare ad investire nel sistema concessorio.

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