(ASI) Tra una chiacchiera ed uno spritz e nella spensieratezza di una giornata di relax, riesce difficile non commentare quanto questi giorni di politica e di giustizia ordinaria ci stanno rappresentando.
Si parla di salario minimo garantito con una legge! Dov'è finito il Garantismo della nostra storia? Dove finiranno i Contratti collettivi e dove finirà la concertazione sociale che da sempre è l'anima del confronto di parti contrapposte chiamate a condividere percorsi imprenditoriali e coerenti regole e sviluppi e crescita di imprese e di lavoratori?
Da profondo lettore, ma anche da profondo rispettoso delle regole del diritto e del garantismo italiano, mi sento spossessato di un ruolo che il nostro Ordinamento ha sempre garantito allo sviluppo ed alla crescita di questa nazione! Pensare ad una legge sul salario minimo garantito sarà forse un modo per fermare l'ormai sempre più diffuso orientamento dei Giudici del Diritto del Lavoro di ritenere il salario un salario basso, anche in antitesi con l'applicazione pedissequa di un CCNL di caratura nazionale sottoscritto dalle Organizzazioni Sindacali e censito al CNEL?
Servirà per mettere una 'toppa' al dilagare di sentenze il cui senso del diritto è stato davvero completamente disatteso?? Non so, amici, non so davvero!!
Pensare ad una norma al di fuori della contrattazione collettiva significherebbe negare il senso del nostro garantismo, il senso del nostro Statuto dei Lavoratori, il senso della concertazione, ma soprattutto il senso di una Nazione che, pur nel dissenso delle Parti Sociali, ha sempre trovato il modo di rialzarsi e di colmare le lacune e le tante sacche di povertà che vanno coerentemente considerate, ma non egualizzate!
La proposta delle Opposizioni parla di salario minimo per la fascia di lavoratori che non è coperta dalla Contrattazione Collettiva. Bene! Ma quali sono?? Personalmente vorrei tanto colmare una mia lacuna, ma non mi sembra di ricordarne a mente!
Sono personalmente convinto della bontà della proposta, ma non nelle modalità. Elevare i salari ai lavoratori, soprattutto in un momento come questo, è una scelta corretta e coerente, ma il sistema Stato non può non intervenire. L'elevazione del salario deve corrispondere ad una riduzione del costo del lavoro e quindi ad un'operazione che non penalizzi le imprese che oggi arrancano sempre di più con un costo del lavoro che non è in linea con i profitti delle imprese stesse.
Pensare che le imprese, solo perché appartengono al mondo di chi 'crea ricchezza', debbano essere considerate soltanto delle “vacche da mungere”…Non credo sia il modo più coerente di rispondere ad una esigenza di natura sociale.
Gli imprenditori non ne hanno più ed allora la risposta di questo Governo, già peraltro concreta e determinata e figlia di un mondo reale che forse i meno attenti non conoscono, È ARRIVATA!
Se vogliamo pensare ad un salario minimo garantito, che io per primo riconosco essere un obiettivo coerente con l'attuale costo della vita e con il benessere dei lavoratori che sono l'anima e talvolta parte del successo delle imprese, pensiamo a considerare che la base minima la possiamo anche stabilire con una legge, ma tutto ciò che possono meritare i lavoratori più attenti, disponibili, competenti e qualificati nel ruolo che ricoprono, sia esente al 50 per cento da imposte e contributi! Soltanto così chi vale potrà avere il giusto tornaconto economico e le imprese potranno sviluppare il loro business in un'ottica di sostenibilità.
Rendere sostenibile un sistema significa conoscere i problemi del mondo reale, significa essere consapevoli che le norme sul welfare sono state un profondo palliativo per i più. Creiamo la cultura del Welfare! Creiamo la cultura, non solo del dio denaro, ma creiamo soprattutto un sistema sostenibile che possa dare lustro e soprattutto un corrispettivo coerente ai lavoratori, ma anche coerenti possibilità di sostenibilità al mondo delle imprese che è davvero oggi tanto penalizzato da un costo del lavoro per nulla in linea con un mondo che non cresce in termini economici, perché non vi è un risultato sostenibile nelle imprese e nel rapporto con i lavoratori.
Non facciamo la fine della Grecia di atroce memoria. Non pensiamo che il varo di una norma nel senso della proposta pervenuta al Governo possa risolvere i problemi dei lavoratori! I problemi dei lavoratori dipendenti sono gli stessi delle imprese dalle quali dipendono.
Gli STESSI!
Non facciamo in modo che una giustizia solo attenta all'occhio dell'opinione pubblica possa vanificare il nostro Codice Civile e la nostra Costituzione, pensando addirittura che un contratto collettivo con salari non elevati e la relativa applicazione a fronte di una sottoscrizione di natura sindacale che da sempre costituisce il profilo di garanzia della correttezza dei segmenti contrattuali e quindi degli obblighi applicativi da parte delle imprese, solo perché prevede salari non certo eccellenti, costituisca addirittura un'ipotesi di reato di caporalato!
Siamo attenti tutti e tutti al fine di evitare che anche le imprese che vivono di contratti e di lavori con la Pubblica Amministrazione, siano in grado di avere il giusto tornaconto dallo Stato laddove una norma di legge le obbligasse al rispetto di un MINIMUM che non avevano preventivato in sede di acquisizione dell'appalto!
Cerchiamo di stare attenti a tante cose, ma cerchiamo di stare attenti affinché il nostro paese non viva solo di mediaticità, ma anche di MONDO REALE! Ritengo che questo momento storico, politico ed economico sia davvero arrivato ad un nodo cruciale; scegliamo nel modo migliore per i nostri lavoratori, ma scegliamo nel rispetto della nostra storia, del nostro Diritto e della nostra Costituzione!
Confido e mi affido a questo Governo che sono certo non potrà non ergersi a baluardo di un bene comune che non possiamo in alcun modo disperdere. Ne andrebbe di mezzo quanto stiamo pensando di costruire per i nostri figli, per i nostri nipoti e per la gente che da sempre rispetta le regole di un mondo che, se cambiasse, ritengo starebbe stretto ai più!
Buon Ferragosto e spero non abbia annoiato il vostro relax. Il dovere di fare, talvolta, mal di concilia con il tempo libero, ma quando si è liberi nella mente, anche un momento di relax diventa un buon momento di riflessione e di considerazione del presente e dei quotidiani accadimenti.
Buone vacanze a tutti.
Nino Carmine Cafasso, Presidente AIS (Associazione Imprese di Servizi), Giuslavorista e Consulente del Lavoro.
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