(ASI) Anche il 2 agosto scorso, 43esimo anniversario della strage alla stazione di Bologna, che ha provocato 85 morti e 200 feriti, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha auspicato “la ricerca della verità completa perché è in gioco la credibilitàdelle istituzioni democratiche”.
Naturalmente ha ragione. Ma troppe volte questa “credibilità” vacilla, è messa in dubbio, scoraggia e demoralizza i cittadini onesti, come è avvenuto per la strage di Bologna. Intanto ci sono da completare le indagini e i processi, e dopo 43 anni appare una cosa inconcepibile per un paese democratico, pur tenendo conto della complessità delle investigazioni e degli “ignobili depistaggi”. Poi c’è che i tre colpevoli, appartenenti ai Nar (Nuclei armati rivoluzionari, organizzazione terroristica neofascista) almeno secondo quanto stabilito dalla verità delle sentenze finora passate in giudicato, condannati due all’ergastolo e uno a 30 anni, sono,già da tempo, in libertà. Ed anche questo è altrettanto inaccettabile. Non solo, uno dei tre, Valerio Fioravanti (l’altra è la moglie, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini) con 8 ergastoli, 134 anni e 8 mesi di reclusione, mai pentito,scrive, e pontifica, sull’Unità, il giornale comunista. È vero che le pene, come dice l’art. 27 della Costituzione “devono tendere alla rieducazione del condannato”, ma mi sembra che in questo caso la presunta rieducazione sia avvenuta in maniera discutibile e troppo veloce. Ma al presidente Mattarella, che è il primo a dover controllare il rispetto della Costituzione, appunto per non far venire meno la credibilità dello Stato, sfuggono molte altre cose. Che credibilità ha lo Stato quando consente quella enorme iniquità fiscale (con scempio dell’art. 3 e 53 della Costituzione) con la flat tax (tassa piatta) del 15%, fino a 85 mila euro, per professionisti e partita Iva, mentre con lo stesso reddito i dipendenti e i pensionati pagano il triplo? Qual è la credibilità dello Stato che impone ad un pensionato, con 700 euro mensili,il pagamento del canone Rai perché è un servizio pubblico e poi quelle somme le distribuisce a 108 editori di giornali che non hanno nulla a che vedere con il servizio pubblico? E mi fermo qui per non rovinarvi il ferragosto, più di quanto non abbiano già fatto i petrolieri con i prezzi alle stelle dei carburanti.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia