(ASI) Roma - «Gli educatori di asili nido e scuola dell’infanzia, lo scorso 9 maggio, sono stati obbligati dal comune di Roma a seguire il corso “De-Costruire gli stereotipi di genere" tenuto dall’associazione “Scosse”, impegnata da anni in progetti gender.
Un corso che ha invitato gli insegnanti a far entrare pervasivamente l’ideologia gender nelle scuole dei nostri figli, prospettiva per cui non si nasce maschi e femmine, ma il sesso sarebbe “assegnato alla nascita”, annientando così ogni differenza fin dalla prima infanzia. Si vogliono così indottrinare i bambini a superare “le gabbie di genere” in modo che da adulti siano in grado di mettere in discussione “un sistema estremamente binario”, cioè quello che riconosce semplicemente che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine. Come avviene questo indottrinamento? Convincendo le femminucce a giocare come maschietti e viceversa, proponendo in classe libri di favole che sponsorizzano pratiche come l’utero in affitto e la Pma, a non vergognarsi del proprio corpo nudo, a scegliere i genitori che si vorrebbero avere, o ancora mostrando “due papà” che festeggiano il compleanno di un figlio che non è caratterizzato né come maschio né come femmina. L’assessore Claudia Pratelli, intervenuta al corso, ha sostenuto che questi temi hanno meritato “un particolare e sostanzioso investimento”. Di quale investimento si parla? A quanto ammonta? E’ ignobile usare i soldi dei contribuenti per indottrinare i bambini! Ai genitori in aula che hanno mostrato, dati alla mano, i pericoli del gender e gli esempi di Stati un tempo pionieri che ora stanno tornando indietro, l’assessore ha risposto che la scuola ha diritto di educare su questi temi. No! Noi rifiutiamo una visione totalitaria in cui lo Stato, le amministrazioni locali, la politica strappano l’educazione ai genitori, calpestano la loro libertà educativa, e impongono il pensiero unico, ovvero quello della lobby Lgbtqia+. In tal senso è impossibile non vedere dietro questa, e altre iniziative, la mano dell’ufficio dei diritti Lgbt+ guidato da Marilena Grassadonia, già presidente delle Famiglie Arcobaleno e voluta espressamente dal sindaco Roberto Gualtieri. Le battaglie ideologiche e politiche devono rimanere nei luoghi predisposti, non entrare nelle scuole e sulla pelle dei nostri figli. Giù le mani dai nostri figli che hanno il diritto di veder rispettata la loro infanzia e giocare come vogliono senza che nessuno li confonda con il gender». Così in una nota Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus.