L’eurodeputato: “Mettiamo embargo sull’export, poi ricompriamo il petrolio russo dai nuovi clienti di Putin”
(ASI) “Conti alla mano, come da tempo andiamo denunciando, le tanto sbandierate sanzioni alla Russia, che avrebbero dovuto condurre a un’inevitabile fine del conflitto con l’Ucraina, rischiano ora di colpire tutti tranne la Russia. Che, anzi, con le contromisure messe in campo, ne potrebbe uscire fuori addirittura rafforzata. È quanto emerge da una dettagliata analisi pubblicata oggi sul Fatto Quotidiano”. Così in una nota l’europarlamentare del Gruppo Greens/Efa Piernicola Pedicini. “Si voleva provocare una crisi economica tale da far collassare la Russia, determinandone l’inevitabile cambio politico e lo spodestamento del regime di Putin. E lo si voleva fare minando la fiducia nel rublo, dando il via a un’inarrestabile emorragia di capitali e provocando un’inevitabile iperinflazione. Ma era evidente, come abbiamo sottolineato più volte in questi mesi – sottolinea Pedicini – che l’effetto registrato sarebbe stato tutt’altro che quello della crisi auspicata da Biden e co. Stando a quanto scrive il Fatto, togliendo infatti dal mercato le materie prime esportate dalla Russia, i prezzi sono aumentati, compensando così il calo delle quantità. L’embargo delle esportazioni ha provocato, come effetto, addirittura un aumento del settore: sono state create nuove rotte per servire nuovi clienti, che poi rivendono a noi i prodotti russi. È il caso del petrolio russo, che non solo non è mai venuto a mancare sul mercato quanto, piuttosto, è aumentato il costo di quello che noi oggi acquistiamo. La beffa arriva dal settore energetico, dove l’export nel 2022 farà registrare il 38% in più rispetto al 2021. Il sistema di pagamento del gas in rubli, ha addirittura portato la moneta russa a una stima addirittura superiore a quella che aveva prima del conflitto ucraino”.
“Nel frattempo – rileva l’europarlamentare Greens/Efa - il costo dell’energia, con un riverbero sui prezzi dei beni di prima necessità, ha messo in ginocchio le nostre famiglie e le nostre imprese. E mentre in Russia la disoccupazione resta ai livelli minimi, facendo registrare un ulteriore calo in aprile, il nostro preannunciato autunno caldo farà registrare la decrescita dei principali settori produttivi e decine di migliaia di nuovi inoccupati. Ma per tutto questo c’è tempo. Ora in Italia bisogna dare spazio esclusivo a un dibattito elettorale fermo all'anno zero delle faide perpetue e dei nomi da inanellare. E non si può certo sprecare tempo ed energie sul dramma che, di qui a poco, si abbatterà su milioni di nostri concittadini”.